– Tōkyō in Giappone?

– Naturale, di quale altra Tōkyō vuoi che si tratti?

– E tu vorresti spedirmi in Giappone a parlamentare con un piccolo, stramaledetto, muso giallo?

– Non da solo Sauro Badalamenti. Non da solo. Altrimenti con la tua ben nota xenofobia saresti capace di scatenare un’altra guerra del Vietnam. Porterai con te Miranda, so che è entusiasta alla sola idea di visitare il paese del Sol Levante. Ho già organizzato tutto, troverete un interprete all’aeroporto e qui ci sono i biglietti.

* * *

E così ancora una volta mi sono fatto incastrare. Il volo per Tōkyō dura qualcosa come quattordici ore e quando arriviamo mi sento distrutto, con le capacità cerebrali di un’ameba e il livello di socializzazione di uno struzzo. Miranda invece appare fresca come un fiore appena sbocciato in un campo di rugiada e di una vivacità assolutamente insopportabile. Il suo entusiasmo alla fine mi strappa una sorta di ruggito bestiale.

– Senti, va bene che non ti capita spesso di lasciare il tuo obitorio e tutti quei cadaveri sparpagliati, ma potresti smettere per un istante di sfarfallare in giro come una girandola impazzita? Mi stai facendo venire il mal di testa.

Lei però non fa una piega, mantiene il suo aspetto serafico e mi afferra per un braccio trascinandomi verso due geishe in miniatura agghindate come bamboline che sventolano un cartello col mio nome sopra. Le due matrioske giapponesi si inchinano in un profluvio di vocali gorgoglianti come un ruscello di montagna, Miranda si inchina, io mi inchino e loro due si inchinano di nuovo. La sequenza minaccia di ripetersi all’infinito mentre mi domando ancora una volta cosa diamine siamo venuti a fare fin quaggiù. Poi vengo rapito, e il taxi che fagocita i nostri bagagli si lancia a capofitto su autostrade a settantadue corsie e ventiquattromila svincoli dall’aspetto futuristico e stellare, tanto che mi sembra di viaggiare su un ottovolante. Il quartiere di Shinjuku, m’informa l’interprete, è praticamente una foresta di grattacieli che ogni mattina ingoia oltre trecentomila salarymen e office ladies, la grande categoria che anima e popola questa onorevole nazione. Dal finestrino vedo solo un guazzabuglio di insegne lampeggianti dall’aspetto caotico e vagamente allarmante: locali a luci rosse, sale da gioco, cinema, bar, jazz club, bordelli e ipermercati aperti giorno e notte. La guida cinguettante ci tiene a spiegarmi che questo è noto come il quartiere che non dorme mai, e intanto il mio mal di testa aumenta.

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Siamo nel salotto di una casa media giapponese dell’alta borghesia. Il nostro hacker buontempone si chiama Fumiaki Satō, ha diciassette anni ed è un hikikomori. Una delle due geishe parlanti del nostro comitato di accoglienza ha provveduto a informarci su ogni dettaglio in proposito nella sua veste inusitata di Sorella Maggiore. Pare che questa sia una vera piaga sociale in Giappone.

– Voi in Occidente avete il fenomeno dell’anoressia che da noi è sconosciuto, noi abbiamo gli hikikomori, adolescenti inquieti e insoddisfatti che si ritirano da ogni forma di vita sociale. Si dedicano esclusivamente ad attività telematiche e cibernetiche. Televisione, chat, videogiochi: queste sono le uniche forme di socializzazione che si sentono in grado di affrontare, rifiutando tutto il resto. Si tratta di ragazzi disadatti ma spesso molto intelligenti, sensibili, appassionati. Che però non reggono la pressione generata dalle aspettative degli adulti, non sono in grado di sopportare il confronto con gli altri. Non sono pronti a entrare in un mondo troppo competitivo dove l’unica unità di misura è quella del successo e dell’affermazione personale.

Il concetto francamente mi resta oscuro, ma la nostra Rental Onesan, nella sua veste di Sorella Maggiore in Affitto, pare sia una sorta di assistente sociale stipendiata dal Governo per tentare di avvicinarsi al mondo chiuso e silenzioso di questi adolescenti inquieti e turbolenti che vivono segregati nelle loro stanzette ipertecnologiche.

– Ma non potrebbero mandarli a lavorare e basta, dico io? Perché mai le famiglie si rassegnano a mantenerli e assecondano queste sciocche manie autistiche?