Ispirato ad un fatto di cronaca realmente accaduto, questo film è davvero una rivelazione nel suo genere. L’inizio da film di serie Z infatti mette subito lo spettatore in guardia: il mondo dell’home video degli ultimi anni ci ha troppo spesso abituato a prodotti osceni che fanno vergognare di essere umani, ma per che riguarda Stuck non è questo il caso.

Facciamo subito la conoscenza di due personaggi fin troppo reali, in questo periodo di crisi (“periodo” che in realtà può far riferimento ad un anno qualsiasi dall’inizio del Novecento ad oggi!): un’infermiera vessata, sfruttata e frustrata e un disoccupato che riceve lo sfratto, trasformandosi a tutti gli effetti in un barbone.

Come può una situazione del genere andare peggio? Semplice: una notte in cui l’infermiera si dimostra davvero poco coscienziosa e butta giù una pasticca presa in discoteca, e in cui il “barbone” piegato dal peso della vita non guarda bene la strada prima di attraversare, Brandi e Thomas si incontrano e... si scontrano!

Presa dal panico, la ragazza non si ferma una volta che l’uomo le è entrato per metà nel parabrezza, ma anzi accelera fino a casa sua, parcheggiando normalmente l’auto in garage. È convinta che l’uomo investito sia morto, così chiama il fidanzato per aiutarla a liberarsene. Ma Thomas è di fibra buona ed è ancora vivo.

Inizia così una commedia macabra e nerissima, sorprendente e inaspettata.

Stuck è un piccolo film girato palesemente in ristrettezze finanziarie, ma non c’è bisogno di chissà quali effetti speciali o sprechi vari di denaro per dar vita ad una buona storia, che sappia sorprendere lo spettatore. Il film ci riesce, e piano piano riesce a creare una storia dagli aspetti kinghiani - con le dovute proporzioni, ovviamente - totalmente assenti nei thriller blasonati che invece sì spendono fior di soldoni, inutilmente.

Una visione ghiotta per gli appassionati di storie forti o comunque di buoni piccoli film in generale.