In un mondo che macina senza posa regimi e dittatori, la sicurezza cittadina rimane sempre uno spunto sul quale imbastire storie magari simili. Inevitabile allora che questo Super di James Gunn richiami alla mente il recente Kick-Ass, anche se con esiti differenti assai.

Entrambi condividono una schiatta di super-eroi che armati semplicemente di buona volontà decidono di combattere il crimine che monta, ritrovandosi più avanti affiancati da aiutanti altrettanto volenterosi.

Diversi i budget tra i due film, diverse le armi con le quali tentare di ripristinare un minimo di sicurezza nella solita cittadina covo di malfattori. Stavolta l’arnese “fine di mondo” non è come si legge in giro tanto una chiave inglese quanto una “chiave serratubi” (wikipedia docet…). Ma a fare ancora più la differenza è tono scelto nel dipanare la vicenda. Stavolta l’abbrivio è da melodramma (e già questa è una bella differenza rispetto a Kick-Ass insieme all’età adulta del protagonista…). Già, perché il futuro Saetta Purpurea vede nella carriera di supereroe l’unica strada per tentare un recupero in extremis dell’amata moglie Sarah (Liv Tyler) che lo abbandona per Jacques (Kevin Bacon), sciupa femmine nonché spacciatore.

Il bello è che nel procedere la storia mostra l’attrazione più assoluta per i registri più disparati senza paura di cadere nel ridicolo. Ecco allora il melodramma lasciar posto ad una dimensione misticheggiante capace di sconfinare a sua volta in quella splatter cui Gunn attingerà ogni qualvolta se ne presenterà l’occasione e che trova la sua apoteosi proprio nell’investitura ufficiale di Saetta Purpurea, ribattezzato dal dito di Dio in persona proprio lì dove il sole non batte (e che per una volta non sono le terga ma la materiale cerebrale pura e semplice…), circostanza, lo splatter cioè, che stupisce fino ad un certo punto visto che appena a cercare in giro si scopre che James Gunn è nato e cresciuto nella celebre factory Troma (sua lo script di Tromeo and Juliet…).

Insomma, una pellicola paradossale che a tratti sembra prendersi molto sul serio, quasi una sorta di manifesto religioso pericolosamente radicale, salvo poi rivelare la sua vera natura che sembra proprio la capacità di non prendersi troppo sul serio coinvolgendo nel gioco di alti e bassi il monolitico Rainn Wilson nei panni di Saetta Purpurea e la scatenata Ellen Page in quelli di Saettina, commessa in un negozio di fumetti ma pronta, appena si presenta l’occasione, a diventare il braccio destro dell’artigianale super-eroe.

I due si incontrano abbastanza tardi e restano insieme, tra alti e bassi, tra fasi sessuofobiche ed esecuzioni “quasi” sommarie, fino a poco prima della fine, tempo sufficiente per capire due cose: che la chimica tra i due funziona e che Ellen Page ha talento in misura sproporzionata.

Un occhiata? Sì, dai!!