Come fu che Magneto divenne Magneto e il Professor Xavier il Professor Xavier ma soprattutto come che fu che il secondo rimase nella luce mentre il primo scelse l’ombra.

Vabbè, l’abbiamo messa giù un po’ pesante, ma le cose in questo X-Men - L'inizio di Matthew Vaughn, prequel di una saga, quella degli X-Men appunto, sono né più né meno queste, una genesi laica e godibile, non fosse altro che per la rilettura della vicenda dei missili del '62 a Cuba.

Inizio basico rispetto al quale non è possibile (né consentito…) rimanere indifferenti vista l’ambientazione e i valori in gioco (campo di concentramento nazista, Auschwitz si presume) con al centro colui che diverrà Magneto (Michael Fassbender ) che animato da uno spirito di vendetta implacabile dapprima condurrà una sua personale battaglia contro il villain di turno (Sebastian Shaw/Kevin Bacon, scienziato nazista) per poi stipulare una provvisoria alleanza con il Professor Xavier (James McAvoy) pur di portare a termine la sua vendetta (occhio alla moneta…) fino alla divaricazione finale che vedrà schierati su fronti opposti anche gli altri mutanti.

Quasi nulla da eccepire se non una generale mancanza di carisma del cast che nelle figure topiche ha subito, per ovvi motivi, un notevole ringiovanimento rispetto ai tre episodi precedenti (lo spin-off di Wolverine non lo contiamo…) e, a voler andare più in profondità, anche la mancanza dello spleen che abitava gli altri episodi, dove la condizione di “diverso” con la relativa sofferenza era, a ricordare, pane quotidiano.