Da pochi giorni in libreria finalmente un thriller di ambientazione storica che non ha paura di parlare di libri, visto che nel Medioevo erano un bene preziosissimo. Il mercante di libri maledetti - stupefacente opera prima di Marcello Simoni - non rinuncia agli elementi thriller ma ha il coraggio di fonderli con aspetti librari.

Protagonista della storia è Ignazio da Toledo, un avventuriero della reliquia - disincantato, però, visto che giudica questi resti sacri «oggetti comuni, privi di qualità miracolose. Ossa, denti, brandelli d’abito… Se ne trovano di eguali in qualsiasi cimitero» - con un passato da traduttore di libri orientale ed ora specializzato in... libri maledetti.

In borsa si porta qualche libretto niente male: «il De scientia astrorum, di Alfrango, il De quindecim stellis di Messahalla, il Liber de spatula di Ermete e il Centiloquium di Abu Masar. Vi erano molti altri testi compilati in arabo».

Ignazio è un “cacciatore di libri” ante litteram, e gli è quindi impossibile rifiutare la missione offertagli dal conte Enrico Scalò, il quale ha avuo notizia di «un libro copiato da certi manoscritti persiani che conterrebbe il metodo per evocare gli angeli. Le creature soprannaturali, una volta invocate, saranno disposte a rivelare i segreti dei poteri celesti». Il titolo di questo testo prodigioso è Uter Ventorum, “Otre dei Venti”, ma ancora più incredibile è l’uomo che dice di volerlo vendere: Vivïen de Narbonne. Questi è stato amico e collega di Ignazio, finché non si separarono anni prima per sfuggire ad una temibile società segreta, la Saint-Vehme, il cui capo - Dominus o Maschera Rossa - aveva ordinato la loro esecuzione. Dopo la separazione, però, i due hanno perso ogni contatto: sarà veramente Vivïen l’uomo che vuole vendere l’Uter Ventorum?

Oltre allo stuzzicantissimo Uter Ventorum, l’autore non resiste ad inserire una citazione ghiotta: il più celebre degli pseudobiblia. «Notò persino il famigerato Necronomicon, il libro delle leggi che governano i morti. Il suo titolo originale, Al Azif, si riferiva agli ululati dei demoni notturni. Una copia di quel libro aveva raggiunto Costantinopoli ed era stata tradotta in greco, suscitando l’interesse e lo sdegno di molti dotti. Ma intorno all’anno Mille il Necronomicon era stato messo all’indice e solo pochi esemplari erano scampati alle fiamme».

Marcello Simoni
Marcello Simoni
Abbiamo incontrato l’autore emergente per parlare di questo suo esordio.

Domanda obbligatoria: come nasce il tuo romanzo? Ed è vero che è stato un successo in Spagna prima di arrivare in Italia?

Volevo scrivere una storia dalle tante sfaccettature ma che avesse allo stesso tempo una trama compatta e “veloce”. L’ambientazione medievale e le caratteristiche del protagonista sono le basi di una narrazione che mette in scena il conflitto tra curiositas e tradizionalismo, ma il problema di fondo è stato adattare l’intreccio a un “genere”. Il ritmo del thriller mi è parso il più idoneo, tuttavia non era sufficiente ad accogliere i diversi aspetti della trama, perciò ho elaborato un “ibrido” con componenti del romanzo gotico e avventuroso.

Sì, il romanzo è stato pubblicato prima in Spagna, dove con mia grande sorpresa ho venduto migliaia di copie fin dai primi mesi. Il fatto è che nasco come saggista storico e non avevo idea di come rapportarmi all’editoria italiana, perciò all’inizio mi sono trovato talmente spaesato da proporre il lavoro in Spagna (dove ora attendono un mio secondo libro).

Thriller di ambientazione storica ce n'è a bizzeffe, ma l'aspetto librario è rarissimo: come ti è venuto il coraggio di parlare di libri?

Dici bene, la parola “coraggio” è azzeccatissima. Io amo i libri, sia per quello che sono sia per ciò che simboleggiano. E tuttavia parlare di libri significava misurarsi con modelli narrativi “alti” (penso a Arturo Pérez-Reverte o a Umberto Eco), cioè con un filone “intellettuale” da cui - almeno in parte - volevo distanziarmi. La passione però ha prevalso, e facendo leva sulla mia formazione di storico-archeologo ho approfondito le ricerche sui manoscritti esoterici e sui testi ermetici in voga nel Medioevo, senza tralasciarne gli aspetti più curiosi. Poi ho adattato questo mare magnum di informazioni alla trama (e non viceversa), in modo da stimolare l’interesse del lettore tramite un susseguirsi di avvenimenti. Per enfatizzare questo effetto ho alternato i momenti dedicati agli enigmi a un mix di azione, combattimenti e inseguimenti a cavallo.

Ho definito il tuo Ignazio un “cacciatore di libri” (le reliquie sono collaterali!): ti sembra riduttivo o calzante? Tu come lo senti, il personaggio?

Attore che impersona Ignazio da Toledo
Attore che impersona Ignazio da Toledo
Ignazio da Toledo è in realtà un mercante di reliquie che da molto tempo ha perso la fede nel concetto del sacro per riporla nella curiositas, perciò è esatto definirlo in primis un cacciatore di libri. In un’epoca in cui i testi scritti circolavano in cerchie ristrette e venivano guardati con sospetto se provenienti dal mondo arabo-pagano, i libri garantivano l’unico accesso alla libertà intellettuale. Ignazio perciò, con la scusa di vendere reliquie o oggetti legati al culto, si mette alla ricerca di manoscritti rari e proibiti. Manoscritti come l’Uter Ventorum. Egli ne è talmente attratto da mettere da parte gli affetti e il senso del pericolo pur di conquistare la Verità. Ma poiché chi brucia libri prima o poi brucerà uomini, i liberi pensatori come Ignazio non erano ben visti in una società dominata dal tradizionalismo ed erano spesso tacciati di eresia o di negromanzia. D’altronde i sistemi impositivi non appartengono solo al Medioevo ma vigono tutt’ora, anche se all’apparenza in forme più blande.

Il romanzo è denso di particolari e la ricostruzione storica è minuziosa: in quante oscure e polverose biblioteche monastiche sei dovuto andare a scartabellare?

Decisamente in tante. E a volte, mentre mi soffermavo a scartabellare al lume di candela, temevo che un monaco incappucciato potesse spuntare all’improvviso dalla penombra per pugnalarmi alla schiena...

L’Uter Ventorum entra di prepotenza fra i più appassionanti pseudobiblia della letteratura, per di più nato in una letteratura (quella italiana) un po' avara di questo tipo di giochi letterari: come ti è venuta l'idea di questo “libro falso”?

Commento al "Somnius Scipionis" di Macrobio
Commento al "Somnius Scipionis" di Macrobio
Pensando al verosimile. L’Uter Ventorum in realtà potrebbe essere esistito, magari con un titolo differente e con contenuti leggermente diversi da come li ho descritti io, ma con un’impostazione molto simile. Posso ammetterlo con tranquillità perché, seppure inventato, questo pseudo-libro si fonda su elementi appartenenti alla “filosofia occulta” (ma anche alla presudo-scienza) fiorita per davvero nel Medioevo. L’Uter Ventorum potrebbe essere uno dei numerosi testi senza nome in grado di evocare i demoni (goezia) e gli angeli (teurgia) di cui parlano le fonti del periodo, in relazione a una tradizione sorta dall’intreccio tra la cultura occidentale e quella orientale.

Non hai resistito ad inserire fra i molti libri citati nel romanzo anche il celebre Necronomicon: qual è il tuo rapporto con gli pseudobiblia?

Il Necronomicon è un omaggio a Lovecraft, uno dei miei amori letterari di sempre. E tuttavia nel mio romanzo sono menzionati molti altri libri realmente esistiti: il commento di Macrobio al Somnium Scipionis, gli Oracoli caldaici di Giamblico di Calcide, il Clavicula Salominis, le opere di Abu Masar e il trattato di magia medica detto Cyranidi. Al di là di queste suggestioni bibliografiche, il concetto di pseudobiblia mi affascina poiché si pone all’esatto confine tra il probabile e l’improbabile. Quando un libro di dubbia esistenza viene citato e descritto in altri libri, come si può essere certi che non sia esistito per davvero?

Vorrei chiederti dei tuoi progetti futuri, ma in realtà la domanda vera è questa: leggeremo altre avventure di Ignazio da Toledo, mercante di libri maledetti?

Copertina spagnola per "Il mercante di libri maledetti"
Copertina spagnola per "Il mercante di libri maledetti"
La risposta è sì. Il mercante di libri maledetti rappresenta il primo capitolo di una trilogia, un progetto che ho concepito subito dopo la stesura del primo romanzo. Ignazio da Toledo è un personaggio ombroso che si lascia conoscere un po’ per volta, così ho pensato di approfondire il suo profilo psicologico mettendolo alla prova in altre due agghiaccianti avventure dove avrà a che fare con misteri esoterici e con due libri rarissimi, questa volta entrambi realmente esistiti. Oltre alla trilogia (che ormai ho già ultimato) mi frullano in testa molti altri progetti, ma per ora dirò soltanto che probabilmente, anche per i miei prossimi lavori, gli ingredienti principali resteranno il thriller e la storia.