Anche in questo caldo agosto c’è chi lavora per prepararci un inverno pieno di brividi, come per esempio le Edizioni XII, realtà editoriale giovane ma che da subito si è conquistata uno spazio - e una stima - in continuo aumento.

Abbiamo incontrato Daniele Bonfanti, scrittore ed Editor-in-Chief della casa editrice che - possiamo dire senza tema di smentita - vanta le copertine più paurose dell’editoria italiana!

Una domanda per rompere il ghiaccio: come nascono le Edizioni XII e cosa le contraddistingue?

Il progetto nasce quattro anni e mezzo fa dall’incontro in rete tra un gruppo di autori, blogger e giornalisti. Dopo due anni di sostanziale rodaggio e di consolidamento nell’underground, dall’autunno 2009 Edizioni XII – massicciamente rinnovata nella line-up, rivoluzionata nel progetto grafico, e definita in maniera molto più rigorosa la linea editoriale – lavora a pieno regime.

L’idea che ha unito questa gente era quella di fare editoria di genere che mirasse alla massima qualità del libro senza trascurare alcun dettaglio; non interessava seguire le mode letterarie o i trend commerciali (anzi, spesso si è scelto di tenersene dichiaratamente alla larga), il che non significa non interessasse ben posizionarsi nel mercato: non però seguendo l’onda, ma distinguendosi per la differenza. Abbiamo da subito puntato su autori italiani, pur senza “campanilismo” e riservando spazio anche a maestri internazionali, come Brian Keene. Ci interessa cercare cose nuove.

I libri che pubblichiamo debbono distinguersi per una personalità e un carattere molto forti.

In maniera sincronica, anche la linea editoriale delle singole collane e quella generale deve essere solida, riconoscibile – anche se vogliamo che il lettore rimanga, allo stesso tempo, sempre sorpreso.

I temi ricorrenti che si rincorrono da un libro all’altro creando architetture frattali sono diversi, e ne elenco di seguito solo alcuni: il lavoro sul corpo e la sua alterazione, il superamento dei limiti “umani”, gli angoli sconosciuti della mente umana, l’Archetipo, l’Alchimia, la prospettiva discronica, il territorio come protagonista vivente, il confine tra Realtà e Immaginario. Ci interessa presentare opere costruite grazie a un lavoro approfondito dell’autore a livello di documentazione: che si tratti di un’accurata ricostruzione storica, di una rielaborazione folclorica, di una documentazione approfondita, di innesti fanta-scientifici ragionati, originali e plausibili, di ricerca stilistica o strutturale…

Un’altra caratteristica che cerchiamo è la densità: non amiamo brodi allungati e pagine prive di eventi/idee/informazioni, solo accessorie; preferiamo opere a alto peso specifico, ellittiche, in cui il lettore sia chiamato a partecipare interpretativamente.

Tu sei Editor-in-Chief ma anche scrittore: riesci a distribuire equamente il tempo fra queste due attività impegnative o una ne ruba all’altra?

Sono due attività entrambe molto impegnative, è vero, e che richiedono estrema concentrazione. La soluzione, per quanto mi riguarda, è una programmazione dei tempi e delle giornate molto attenta e studiata, applicata grazie a tanta disciplina e metodo. In questo modo riesco a portare avanti entrambe le attività – che mi interessano e mi piacciono in egual misura – nelle dosi che desidero o che sono di volta in volta necessarie in base alle richieste e alle deadline.

Danilo Arona
Danilo Arona
C’è da dire una cosa molto importante: sicuramente sono attività che si compenetrano e l’una mi permette di migliorarmi nell’altra: lavorare all’editing delle opere di Danilo Arona, per esempio (ma ho la grande fortuna di lavorare anche con diversi altri grandi e vari giovani talenti), discuterne con lui e sviscerarne insieme segreti e meccanismi strutturali e stilistici, è un’occasione impareggiabile di crescita come autore. Lo stesso si può dire se devi tradurre o revisionare la traduzione di un Keene o un Ketchum, operazione che ti costringe a ragionare in maniera sistematica sulle motivazioni che hanno portato maestri del genere a scegliere proprio quella parola, e proprio quella struttura sintattica, e così via… E d’altro canto l’esperienza come scrittore mi permette di entrare meglio in sintonia con gli autori con cui lavoro – e questo è fondamentale nel lavoro di editing, sia diretto che di supervisione generale.

Continuare a scavare nei meccanismi espressivi, al fine di maneggiare l’espressione e prevedere e muoversi d’anticipo, giocando con i processi interpretativi del lettore, è poi ciò che più mi interessa in ambito letterario; e si tratta di un percorso proprio tanto dell’editing tanto del mio personale modo di approcciare la scrittura.

Quanto spazio date ai nuovi scrittori rispetto agli autori già noti?

Brian Keene rielaborato in salsa XII
Brian Keene rielaborato in salsa XII
Una delle cose che più ci interessano è proprio dare spazio ai nuovi nomi, e siamo più che ben disposti a pubblicarli – pur senza “sconti” sulla qualità, che resta condizione necessaria e prioritaria. Il che naturalmente riduce la presenza di esordienti rispetto a autori noti o molto noti nel nostro catalogo, ma penso che questo sia indice di un catalogo “sano”: qualche esordiente, diverse promesse, autori navigati, e maestri del proprio genere. (Se in un catalogo di un editore vedi solo nomi nuovi, be’, probabilmente c’è qualcosa che non va).

Come in ogni squadra occorre la freschezza dei giovani, la professionalità degli affermati e l’esperienza dei veterani.

Questo è bene sia a livello di vendite (perché è chiaro che gli esordienti vendono poco – e non riesco sinceramente a capire come tanti aspiranti trovino questo semplice concetto tanto “ingiusto”; mi sembra invece naturale che un autore debba a poco a poco costruirsi la sua base di lettori guadagnandosi la loro fiducia), sia a livello di prestigio e di qualità. Infatti esordienti bravissimi ce ne sono, ma naturalmente è più difficile trovare un’opera della qualità che cerchiamo da parte di un esordiente piuttosto che da parte di un grande.

Insomma, si tratta di trovare i giusti equilibri.

Una nota: di solito quando si dice – come facevo sopra – che è importante tener conto delle vendite alcuni inorridiscono. Ecco, ragazzi: se non vendiamo chiudiamo, e allora niente più possibilità per esordienti o nessun altro. I libri un editore li stampa per venderli, non per costruirci castelli in soggiorno.

Libri pubblicati a parte, però, in XII facciamo molto altro per aspiranti e esordienti: organizziamo diversi concorsi e laboratori web, molto vivaci e frequentati. Servono anche a noi – in maniera dichiarata e trasparente – per adocchiare autori e collaboratori interessanti. Ma servono anche a chi vuole semplicemente migliorarsi, trovare pareri, condividere e soprattutto divertirsi con chi ha la sua stessa passione.

Per chi invece ha obiettivi professionali, ci sono opportunità: diverse persone che si sono distinte nelle nostre varie iniziative hanno poi pubblicato o adesso lavorano con noi. Tanto per fare qualche esempio: Alfredo Mogavero si è distinto in USAM, e ha pubblicato con noi da esordiente Six Shots; Luigi Musolino ha vinto il Circo Massimo e gli abbiamo poi proposto di entrare in redazione come editor e traduttore, si è occupato della traduzione de I vermi conquistatori e oggi è nel Consiglio di XII; David Riva l’abbiamo conosciuto nell’ambito del concorso Archetipi – le radici dell’immaginario, che vinse: gli chiedemmo un romanzo in valutazione, ci mandò Opera sei che uscì nella collana Mezzanotte, e poi David entrò in redazione e oggi è diventato il nostro direttore editoriale; il nostro Karma Tournament, un circuito a punti che collega i vari concorsi che organizziamo e anche concorsi organizzati da altre realtà, dà la possibilità al vincitore di sottoporre un’opera in valutazione: quest’anno è toccato a Andrea Viscusi.

È vero che non si giudica un libro dalla copertina, ma devi assolutamente dirci qualcosa degli autori delle vostre bellissime cover...

Lo faccio davvero volentieri perché è uno dei nostri massimi punti d’orgoglio. Premesso però che secondo me un libro invece è giusto giudicarlo anche dalla copertina. Ovvero: una cosa è il testo, una cosa è il libro.

Se il testo, l’opera, è il frutto del lavoro dell’autore, e va giudicato naturalmente a prescindere dalla dimensione editoriale, è vero però che io lettore acquisto un libro, non solo un testo, frutto anche del lavoro dell’editore. Che vorrei fosse un bel lavoro, un oggetto estetico curato e appassionato. E quindi perché non dovrei giudicare anche il lavoro svolto dall’editore nel valorizzare, confezionare, presentare e ottimizzare la resa del testo? È un po’ come vedere un film: giudichi tutto l’insieme, non soltanto il talento del regista o dello sceneggiatore.

L’ingresso di Jessica Angiulli e Lucio Mondini (Diramazioni; il loro sito è www.diramazioni.it) prima nel team di XII, poi nella nostra redazione e oggi il loro ruolo di nostri direttori artistici, ha dato una svolta assolutamente determinante al nostro percorso. E siamo infinitamente orgogliosi di avere il privilegio di lavorare con loro.

La sintonia che si è creata da subito tra noi è impressionante. Loro ti guardano dentro e vedono le immagini che hai in testa, persino meglio di quanto le veda tu stesso.

L’incontro avvenne quando XII stava tirando le somme del periodo di test iniziale “amatoriale”, il biennio di cui parlavo sopra 2007-2009; una svolta in cui si stava decidendo “cosa volevamo XII facesse da grande”, e coincise con una serie di altri incontri sincronici con una serie di persone eccezionali, che ci convinsero riguardo alla direzione da prendere, cosa e dove tagliare, dove concentrare tutte le nostre energie. E, in definitiva, a fare “il grande salto” dell’autunno 2009, segnato dalla pubblicazione di Ritorno a Bassavilla di Arona e subito dopo della raccolta Archetipi, de La corsa selvatica di Riccardo Coltri e Diario Pulp di Strumm. Un autunno editoriale che costituì il nuovo manifesto di XII, anche – come già dicevo – a livello di progetto grafico e estetico.

Per noi la copertina non è semplicemente confezione, né ornamento o “un bel vestito”, ma è parte dell’espressione e del contenuto del libro. Dell’esperienza che ne fa il lettore. Se avesse un’altra cover sarebbe un altro libro perché darebbe al lettore sensazioni e messaggi diversi.

Jessica e Lucio leggono con estrema attenzione ogni libro a cui si dedicano, lo esplorano, lo digeriscono, dopodiché interpretano, e non rappresentano semplicemente, filtrando attraverso la loro sensibilità non le immagini o gli eventi descritti, ma l’essenza stessa del libro.

Loro una volta ci dissero una cosa bellissima: che secondo loro una copertina non deve coprire un libro, ma scoprirlo.

Le iniziative delle Edizioni XII si espandono in ogni luogo digitale (website, forum, blog, social network, ecc.): si può dire che è questo il “trucco” per attirare l’attenzione dei lettori di oggi? Molti credono ancora che web e lettura siano due mondi antitetici...

Per una casa editrice delle nostre modeste dimensioni, il web è sicuramente il terreno di gioco. Non possiamo in alcun modo pensare di ritagliarci spazio laddove sono i colossi a comprarlo e presidiarlo con mezzi, leve, agganci e soldi che non ci sogniamo nemmeno.

Quelli come noi debbono giocare d’astuzia, di creatività e soprattutto di vicinanza e dialogo diretto – di condivisione di una passione – con i propri lettori, che dovrebbero diventare propri amici – proprio come dicevi tu, Lucius, durante la nostra chiacchierata – a cui consigli libri; al contrario del rapporto quasi conflittuale, grottescamente distorto, che esiste con l’editoria dei moloch.

Occorrono iniziative originali, “giochi” che coinvolgono personalmente i lettori, fidelizzandoli e stimolandoli e facendo in modo che diventino in pratica nostri promoter a loro volta, semplicemente perché riusciamo a trasmettere loro il nostro entusiasmo e la nostra passione.

E il nostro campo è il web – forum, siti, blogosfera e i social network – dove abbiamo poco da invidiare ai colossi che non possiamo “affrontare” in libreria, se sappiamo come muoverci. (Virgolette su “affrontare” d’obbligo perché, checché possa sembrare o se ne dica, non c’è alcuna ostilità tra editori: grande e piccola editoria sono due mondi diversi e non si tangono, mentre i colleghi editori “di nicchia” sono in genere amici sulla stessa barca).

Non ci sono dubbi nell’affermare che senza gli strumenti del web, Edizioni XII non ci sarebbe; e se non avesse da subito capito che occorreva fantasia e impegno nello sfruttarli, sarebbe una delle miriadi di case editrici boccheggianti che ci sono in Italia.

Da qualche mese abbiamo la fortuna di poter contare su un responsabile marketing, Alessandro Manzetti, che è un vero maestro nell’arte del web marketing. E il suo contributo sulle vendite ti assicuro che lo si vede bene. Non solo, e ho usato “arte” non a caso e non a sproposito: ho avuto modo di ripetere più volte, e non mi stancherò di farlo, che il potenziale del web è enorme nel momento in cui lo usi per costruire non tanto la “pubblicità” del libro, ma un vero e proprio lavoro peritestuale che aumenta il libro, andando a esserne parte integrante e espansione così da non fermare l’esperienza del lettore alle pagine dell’opera.

Ti rendi conto di quanto è potente e eccitante e nuova questa opportunità, ancora largamente inesplorata?

Si parla sempre più spesso di editoria digitale e di eBook: come si pone la casa editrice in merito?

Con molto entusiasmo. Pensiamo siano un’ottima opportunità tanto per i lettori, quanto per le case editrici e per gli autori. L’eBook diffonde più facilmente cultura e rende più facile, economico e immediato reperire titoli. Dà la possibilità di leggere di più e con più scelta riguardo al cosa/come. Se la gente legge di più, questa è una grande vittoria per il libro, per gli editori appassionati, per i lettori, per il livello culturale del nostro Paese… Anche a livello di mercato, una diffusione dell’eBook non può che far bene: ci sono più lettori, significa che ci sono più clienti. L’eBook non va poi visto, come spesso si legge, quale anti-libro cartaceo: è uno strumento che lo affianca.

Recentemente ho pubblicato un articolo sull’argomento, eccolo qui: http://dodici.splinder.com/post/23776479/i-vantaggi-degli-ebook.

Domanda obbligatoria: progetti per il futuro? Anche un futuro molto prossimo...

Per quanto riguarda me, siamo a pieno regime – insieme a Luigi Acerbi e Sandro Battisti – per la creazione di Discronia, la prossima raccolta della collana Camera Oscura che vedrà la luce quest’inverno, e ha l’ambizione addirittura di presentare un nuovo sottogenere fantascientifico. Spero saremo all’altezza di cotanta sfida! Sto lavorando anche, insieme a Alessandro Manzetti e a un team di traduttori d’eccezione, a una raccolta horror dal titolo Arkana che raccoglie sette autori statunitensi che sommati hanno vinto 10 Stoker Award. Io mi sto occupando dell’editing, del coordinamento dei traduttori e della traduzione del racconto del sommo Jack Ketchum – e anticipo che sarà un racconto che stupirà i suoi lettori. Arkana arriva a Hallowe’en e, udite udite, sarà in eBook gratuito (per confermarti quanto dicevo sopra sugli eBook!). Poi ci sono tantissime altre cose… per non dilungarmi, la più rilevante è l’uscita del mio nuovo romanzo, scritto con David Riva, che s’intitola Quintessenza e arriva la prossima primavera per Gargoyle. Ma non dico nient’altro per ora o mi strozzano. 

Per quanto riguarda XII, avremo una nuova raccolta di Samuel Marolla in uscita a settembre, un evento molto atteso dai fan dell’horror puro dopo il successo di Malarazza (uscita per Mondadori due anni fa). Avranno pane per i loro denti. A mio avviso qui dentro ci sono i migliori racconti di un Samuel in stato di grazia, tutti uniti dall’ambientazione di una Milano corrotta e marcescente, eppure stranamente romantica, e dove il pericolo affiora da appena dietro il velo del quotidiano, per deflagrare devastante come non mai; con una copertina davvero angosciante e cupamente poetica di Diramazioni.

E poi un altro ritorno molto atteso dai fan delle atmosfere dark: Ian Delacroix, con il suo primo romanzo, dal titolo Il Grande Notturno. Ian dà la sua interpretazione dell’archetipo del morto vivente, tra maledizioni eterne che hanno origine in terre buie e fredde per giungere nelle nostre case e sotto il suolo che calpestiamo; tra antiche forze arcane e personaggi che potrebbero sedere accanto al lettore sulla metro. Prima però ci sono i topi. Migliaia, milioni di topi.

Aspettatevi anche, presto, una sorpresa verminosa. Mentre all’inizio dell’anno prossimo saremo ancora a Bassavilla, o meglio nei dintorni di Bassavilla, ma stavolta Arona non sarà solo.

E poi. E poi mi fermo qui, sento già dei cani neri che mi stanno venendo a prendere...