«Ci sono tante donne malvagie quanti uomini buoni. Pochissime.» A dispetto dell’aforisma di Beno Fignon, questo genere di donne si può quantificare in almeno 101 esemplari! Stefania Bonura - già autrice del saggio “101 misteri dell’antico Egitto che non puoi non conoscere” - ci guida in un viaggio affascinante alla scoperta (o in alcuni casi alla “ri”scoperta) del mondo criminale al femminile, di quel mondo di cui fino ad un passato recentissimo si negava l’importanza se non addirittura l’esistenza.

Impreziosito dalle algide illustrazioni di Giovanna Niro, “Le 101 donne più malvagie della storia” (disponibile anche nel formato eBook) non è un mero elenco di nefandezze: è un’enciclopedia ragionata del crimine al femminile e dei mondi che spesso questi crimini fanno nascere e sviluppare.

Le «eroine nere» (così le chiama l’autrice, «sciagurate, perdute, diaboliche. Spaventose più dei loro crimini, perché la malvagità ha un suo genere») sono divise in grandi categorie: le “malvagie” per brama di potere e quelle invece dedite semplicemente alla criminalità, ma anche quelle che con la loro “finzione” incarnano modelli ben reali. Troveremo così grandi nomi storici come la regina meretrix Cleopatra (le cui doti principali secondo Plutarco furono la conversazione, l’arguzia e l’eleganza), la biblica Salomè (la cui danza dei sette veli fu un espediente squisitamente politico), la terribile Lucrezia Borgia (demonizzata da storia e letteratura molto più di quanto meritasse), ma anche nomi meno noti senza per questo essere meno importanti, da Hürrem (con la sua romanzesca vita nell’harem di Solimano) a Jeanne des Anges (e la sua demoniaca possessione), da Giulia Tofana (con la sua terribile storia nella Palermo del Seicento) a Irene di Bisanzio (imperatrice romana d’Oriente).

Non mancano deliziose schede riservate a personaggi tra mito e realtà, come Fata Morgana (nata direttamente da antiche divinità celtiche), alla celebre e spietata Lady Macbeth (vera protagonista del dramma shakespeariano), da Grimilde (strega cattiva dei fratelli Grimm) a Crudelia de Mon (perfida impellicciata di un celebre lungometraggio animato di Walt Disney, che merita honoris causa il numero 101 della classifica!).

Non condivisibile è la scelta di inserire Annamaria Franzoni, che - al di là del caso mediatico e del coinvolgimento umano - forse non merita di finire in un elenco di donne malvagie, che hanno crimini ben peggiori (e più accertati) sulla coscienza. Ma si crede di scorgere nelle intenzioni dell’autrice il desiderio di trattare più la gogna mediatica della Franzoni che la donna in sé: «il delitto diventa mercato» è la citazione di Michele Serra che apre la voce, e forse ad essere malvagia non è tanto la donna quanto l’insana mania voyeuristica che il pubblico italiano ha dimostrato per anni riguardo questo caso di cronaca nera, non certo più efferato di molti altri che invece vengono velocemente dimenticati.

Si prepari dunque il lettore ad ammirare i colori sgargianti dell’altra metà del cielo, a leggere le storie di quel “sesso debole” che ha sempre dimostrato la totale erroneità di questa etichetta.