a cura di Gabriele Basilica

Come nasce il libro “Zeman, l’ultimo ribelle” (Malatempora)?

Il libro è della primavera del 2005, l'idea mi venne pochi mesi prima, tant'è che si può quasi parlare di instant-book. Zeman era da poco tornato ad allenare in serie A sulla panchina del Lecce ottenendo ottimi risultati e di lì a poco sarebbe giunto a conclusione il processo a Giraudo e Agricola innestato proprio dalle dichiarazioni del tecnico boemo nell'estate '98. quindi ho pensato che un libro su di lui potesse avere senso, da un punto di vista editoriale. Il motivo vero però, è che io sono un fan del boemo da sempre. Ti dico solo che, da romanista sfegatato, guardavo ammirato le partite della Lazio di Zeman. Poi venne da noi, e furono due anni fantastici.

Perché la definizione di “ultimo ribelle”, pensi che nel mondo del calcio odierno non esistano più personaggi come Zeman?

No. Non esistevano allora - nel 2005 - e non esistono adesso. Ogni tanto viene fuori qualche voce isolata, ma si tratta per lo più di interventi sporadici, il più delle volte da parte di persone che sono uscite dal giro che conta. Zeman quando parlò, dando inizio a una serie di indagini e giocandosi la carriera, era l'allenatore di una delle squadre più importanti della serie A, era dentro certi meccanismi e la sua era una voce che non si poteva fingere di non ascoltare. Altri, che potrebbero parlare, non lo fanno per salvare la pagnotta. Guarda i silenzi di Ancellotti e Mancini durante le udienze del processo Calciopoli. Vuoi che non sapessero nulla? Impossibile. Eppure hanno taciuto. 

Ci racconti qualcosa sugli esordi di Zeman allenatore?

È stato un esordio di quelli che non usano quasi più, ovvero fatto di tanta gavetta. Zeman arrivò in Italia nel 1968, poco prima dell'occupazione di Praga da parte dei sovietici, e rimase a vivere con lo zio Cestmir Vycpalek - ex allenatore della Juventus - in Sicilia. Qui cominciò ad allenare alcune formazioni dilettantistiche, per poi passare alle giovanili del Palermo. La prima panchina importante fu quella del Licata, in C2, con cui vinse il campionato. Di lì arrivò la prima chiamata del Foggia, poi ci fu il Parma, poi di nuovo il Foggia. E lì nacque Zemanlandia. 

Perché questo personaggio è tanto amato?

Perché in un mondo come quello del calcio, che vive di ipocrisie e convenzioni, lui è uno dei pochi personaggi autentici e coraggiosi. In campo, con le sue idee innovative e rivoluzionarie, e fuori, con le sue dichiarazioni al vetriolo.

Quali sono le frasi o le idee che più ti hanno colpito di lui?

Più che una frase in particolare mi ha sempre colpito la sua filosofia di gioco: tutti all'attacco perché si vince segnando un gol in più dell'avversario e non - come si è sempre fatto in Italia - pensando a non prenderle.  

Zeman uomo: curiosità e manie

Se ne sa poco, visto che è sempre stato una persona molto riservata. A parte il vizio del fumo, si dice che prediliga i vini rossi piemontesi. Ha sempre, o quasi, vissuto e allenato al sud, e pare che adori il mare. Infine, contrariamente alle apparenze, ha fama di essere molto ironico e pronto allo scherzo.

Pensi che la battaglia di Zeman contro il doping abbia sortito effetti positivi nel mondo pallonaro?

Non credo più di tanto. Forse il risultato più importante è stato aumentare nei calciatori la consapevolezza dei rischi che corrono esagerando con i farmaci. Più di uno, l'ultimo De Sanctis un paio di anni fa, lo ha fatto notare. 

Cosa pensa Zeman del tuo libro?

Non ne ho la più pallida idea. Lo contattai mentre stavo scrivendo per ottenere un'intervista, ma lui aveva deciso di non parlare con i media in quel periodo (poco prima della fine del processo doping). In seguito gli ho inviato delle copie ma non ho ma ricevuto risposta.

Ci racconti qualche aneddoto su Zeman?

Ti mando un contributo al libro del mio amico Sandro Simone, foggiano, su un suo incontro con il mister: Foggia, una fredda sera d'inverno dei primi anni '90.

“Siamo in piena Zemanlandia, il Foggia è in serie A, in città non si parla d'altro.

Avevo 17/18 anni, una sera il parroco ci disse che il giorno dopo avremmo ospitato Zeman per l'inaugurazione del nuovo campo di calctto. Mi venne in mente che poteva essere un'occasione per conoscere il mister, ma sicuramente domani qui ci sarà mezza città, tutti vorranno parlargli, stringergli la mano, chiedergli un autografo, farsi una foto, penso che se non mi invento qualcosa non riuscirò nemmeno a vederlo da vicino...

Chiamo l'amico con la faccia più tosta che più tosta non si può, ci facciamo prestare una telecamera professionale, stampiamo al computer un paio di cartoncini con la scritta STAMPA e decidiamo di fingerci giornalisti.

Arriva il grande momento, è come prevedevo, ci sono centinaia di persone, tutti spingono, tutti cercano di avvicinarsi.

- Fateci passare, siamo giornalisti.

- Hai sentito, fateli passare, sono giornalisti.

- Papà, ma quello è Sandro, l'amico di Gigi, mica è giornalista...

- Vabbè ormai è passato...

Incredibile, sono riuscito a entrare nel campetto, Zeman è qui di fronte a me, non ho assolutamente idea di cosa chiedergli, provo con la prima cosa che mi viene in mente:

- Mister, possiamo farle qualche domanda?

- Certo.

- Innanzitutto, lei si chiama Zèman o Zemànn (con tipico accento foggiano) come la chiamano tutti (so che non ci crederete mai ma il mister accenna un sorriso)?

- Va bene in entrambi i modi.

- Mister, è vero come dice Frengo e Stop (personaggio interpretato da Antonio Albanese nella trasmissione Mai Dire Gol) negli spogliatoi durante l'intervallo tra il primo e il secondo tempo fate il karaoke (sorride anche stavolta)?

- Sì ma solo qualche volta, e poi i miei calciatori sono stonatissimi...

Arriva un giornalista de La Gazzetta dello Sport e ce lo porta via...

È andata bene, non solo sono riuscito a parlare con Zeman e a farmi una foto con lui, ma l'ho anche fatto sorridere...”

Penso che probabilmente non ho un futuro come giornalista sportivo, però posso sempre mettermi a scrivere libri umoristici sul calcio... ma questa è tutta un'altra storia.

Ci puoi raccontare qualcosa del ritorno di Zeman a Foggia e di come è stato accolto il libro nelle librerie foggiane?

A detta dei miei amici foggiani, il ritorno di Zeman è stato accolto con grande entusiasmo, come era prevedibile. Tre anni fa andai a Foggia per una fiera dell'editoria e ne approfittai per presentare il libro e fu un grandissimo successo, segno che Zeman per i foggiani vuol dire tantissimo. 

Ci saluti con una citazione dal suo libro?

Ecco l'incipit:

Era il 1968.

L'Occidente intero stava per essere squassato dall'impeto di una generazione irripetibile, mentre a Praga i cingoli dei carri armati sovietici schiacciavano i fiori di una primavera che sarebbe ritornata solo dopo molti anni.

Proprio in quei giorni, e proprio dall'antica città boema, sbarcava in Italia un giovanotto biondo con la testa piena di sogni e di belle speranze.

Ad accoglierlo lo zio materno Cestmir Vycpalek, allenatore della Juventus, e le spiagge della Sicilia, terra adottiva dell'ex campione ceco.

Non ci è dato sapere se fu colpo di fulmine, o se invece la dura terra scaldata dal sole e bagnata dal mare sedusse lentamente il glaciale boemo. Fatto sta che Zeman si innamorò della Sicilia, e lì decise di rimanere per godere di quella libertà di cui la sua terra era ormai orfana.