Il 31 dicembre 1999 non verrà certo ricordato con piacere dagli abitanti della città americana senza nome protagonista del film. Due ragazzi uccisi per mano di poliziotti sono la scintilla per far esplodere una rivolta cittadina e far cadere interi quartieri nella più totale anarchia. Ne approfitta il gruppo di criminali irlandesi capeggiati da Bryan O’Flaherty, per cui rapire la figlia del console britannico è solo l’inizio di una serie di attentati firmati IRA. Non hanno fatto però i conti con Shane Alcott, soldato britannico che dovrà da solo sventare i piani della banda e salvare la bambina.

Questa in sintesi la trama di “Riot” (“rivolta”, appunto), film diretto da Joseph Merhi nel 1997 e che viene trasmesso nel nostro paese dalla rete Italia1 con il titolo “Natale di fuoco”: è l’unica apparizione in lingua italiana del film di cui si abbia notizia! Non c’è però da stupirsi, visto che è il destino dei film interpretati da Gary Daniels: qualcuno viene distribuito in Italia, ma sottovoce e se ne perdono subito le tracce!

 

Daniels è un talentuoso atleta britannico la cui biografia non si discosta da quella di artisti marziali molto più famosi.

Nasce il 9 maggio 1963 a Londra e all’età di 8 anni inizia a studiare arti marziali perché favorevolmente colpito dal film “I 3 dell’Operazione Drago” con Bruce Lee (che però è del 1973 quindi Gary aveva già 10 anni!) A 16 anni è già cintura nera secondo dan di tae kwon do ed inizia a frequentare i tornei britannici, allenato da Mickey Byrne, campione di boxe dell’esercito britannico. Lo stile di Gary è però troppo duro per il livello degli incontri: viene squalificato due volte per eccessiva violenza!

Gary Daniels
Gary Daniels
Nel 1980 sbarca così in Florida, e continua negli States la sua carriera agonistica, soprattutto nel full contact. Si iscrive prima alla PKA (Professional Karate Association) e poi alla WKBA (World Kickboxing Association): è sotto questa sigla che conquista il titolo di campione dei pesi medio-massimi della California nel 1990.

Viene chiamato a ricoprire piccoli ruoli da cattivo in film marziali come “Quadrato di sangue” (Ring of Fire, 1991), al fianco di Don “The Dragon” Wilson, e “Impatto finale” (Final Impact, 1992), al fianco di Lorenzo Lamas e Michael Worth. Nel 1992 si allena per quattro mesi ad Hong Kong per partecipare come “cattivo” ad un film di Jackie Chan (“City Hunter”): l’esperienza gli piace a tal punto che al suo ritiro dall’agonismo nel 1993 decide di dedicarsi al cinema marziale.

Accanto a piccole parti lavora anche come coreografo dei combattimenti (“American Streetfighter” 1 e 2), produttore e saltuariamente anche protagonista. Fra i suoi film arrivati in Italia, “White Tiger - Operazione Tigre”, “Spy Killer” e il citato “Natale di fuoco”. Nel 1995 viene chiamato a dare il volto a Ken Shiro nel film “Fist of the North Star”, malgrado una scarsa attinenza fisica con il famoso personaggio giapponese.

Fa da spalla al marziale Daniels il quarantenne Sugar Ray Leonard, considerato fra i migliori pugili di ogni epoca. Vera e propria leggenda vivente della boxe, Leonard proprio nell’anno d’uscita del film stava tentando il suo ennesimo ritorno sul ring dopo continui abbandoni “ufficiali” (e relativi rientri) nel corso dei precedenti quindici anni: l’umiliante sconfitta contro il portoricano Hector “Macho” Camacho farà sì che il pugile si convinca a non indossare più i guantoni. Nel film è perfetta controparte di Daniels, in quanto entrambi veri atleti da ring ma con anche un’ottima presenza scenica (connubio che si verifica raramente!), e la diversità di stili rende ricco il piatto per gli spettatori.

Patrick Kilpatrick
Patrick Kilpatrick
Cattivo d’eccezione è un sempre ottimo Patrick Kilpatrick, caratterista di un’infinità di film d’azione con varie puntate nel cinema marziale (“Colpi proibiti”, “Kickboxing mortale”). Il suo personaggio è esagerato e fuori le righe com’è d’obbligo in questi casi, ma l’attore riesce sempre a far sembrare credibile anche il più assurdo dei cattivi.

Nel complesso il film non si discosta molto da un prodotto di genere, sia per sceneggiatura che per costruzione, ma la sua forza risiede nelle ottime coreografie marziali eseguite da un Gary Daniels in stato di grazia. Il tutto arricchito da alcune sequenze d’azione spettacolari (come l’attacco della banda di motociclisti) con un ingente numero di stuntman coinvolti: tutto questo fa chiudere un occhio sulle innegabili carenze di quello che (va ripetuto) rimane un film di genere.