Molteplici, e generalmente associati alla tipologia di vittima prescelta, sono i motivi che spingono una persona a uccidere. A volte però, l’omicidio è un atto fine a se stesso che ha, quindi, semplicemente lo scopo di soddisfare il “bisogno” di uccidere. Tipico è il caso di James Edward Wood, che in vent’anni di carriera omicida, uccise, molestò, stuprò e mutilò donne di ogni età solo per il gusto di uccidere, molestare, stuprare e mutilare.

Quando sono degli uomini di sesso maschile le vittime degli omicidi spesso, questi, come il loro assassino, si rivelano essere degli omosessuali infrangendo la legge del “cane non mangia cane”.

- Chi uccide lo fa perché non accetta la sua natura di omosessuale e quindi tenta di sopprimere questa parte di se “sbagliata” assolvendo alla sua missione di “pulitura” del mondo dagli omosessuali.

- Il confronto con una parte di se che non si accetta ma che talvolta le situazioni quotidiane obbligano ad avere, fa scattare nel soggetto una sorta di meccanismo di difesa che lo porta ad eliminare il responsabile di tale confronto o disagio. I Serial Killer sono persone insicure e dotate di bassa autostima, per questo tra le loro vittime abitudinarie ci sono le donne, perché più deboli, e facilmente assoggettabili; i killer vogliono essere i padroni, quelli fisicamente più forti, intrappolando giovani ragazze e donne mature con le armi della seduzione e delle lusinghe.

- L’assassino si sente sessualmente inadeguato e di conseguenza frustrato; uccidendo delle donne recupera fiducia, stima in se stesso e afferma la propria virilità.

- Al contrario, invece, la prepotente sessualità del soggetto diventa difficile da controllare e appagare se non attraverso molestie e stupri che si concludono con la morte della vittima.

Non sempre però la scelta dell’assassino cade su una categoria di donna in particolare ma piuttosto è rivolta a tutte le donne.

Il killer russo Serghi Kashinzev ne è un esempio.

Rimasto storpio a causa di una poliomelite contratta da bambino, Serghi non riuscì mai ad avere normali rapporti con le donne uccidendone un numero imprecisato.

La vittima più comune negli omicidi seriali è la prostituta, perchè più facile da avvicinare, è più semplice sviare i sospetti, è disponibile e servile nei confronti del cliente di turno e rappresenta il simbolo del peccato.

Uccidendo prostitute l’omicida acquisisce autostima e sicurezza sia nelle relazioni sociali che nella sfera sessuale.

Un’altra ideale vittima per un serial killer sono i bambini.

Influenzabili, poco impegnativi e con scarsa autodifesa vengono scelti all’interno di ospedali e orfanotrofi così da evitare legami di sangue diretti.

Nell’infanticidio motivato da pedofilia, invece, l’assassinio ha solo la funzione di togliere di mezzo un testimone scomodo.

Meno frequenti sono, infine, l’omicidio seriale di massa e l’omicidio seriale di coppie.

Nell’omicidio seriale di massa è l’omicida ad avere il totale controllo della scena. Lui è il regista e le vittime sono i suoi attori. Lui decide per più persone contemporaneamente senza mai instaurare contatti fisici con le vittime e pianificando sin nei minimi dettagli l’intera azione omicidiaria e le vie di fuga.

L’omicidio seriale di coppia riguarda, in linea di massima, le coppiette appartate in auto in luoghi isolati.

Le modalità di uccisione sono sistematiche e seguono uno schema ben preciso.

Prima uccide l’elemento più forte, l’uomo, con un’arma da fuoco, poi l’assassino si accanisce sulla donna utilizzando un’arma bianca.

Il killer che si accanisce sulle coppie ha gravi problemi relazionali e spesso vive isolato in un mondo fantastico precluso al piacere sessuale ed affettivo.

Famoso è il caso del “Mostro di Firenze”, catturato e condannato dopo vent’anni di uccisioni e mutilazioni.