Torna in edicola, per il numero 1336 de I Classici del Giallo Mondadori, la prima grande avventura di un personaggio destinato ad un futuro luminoso: il criminologo e lessicografo Gideon Fell.

Il romanzo in questione è Il cantuccio della strega (Hag’s Nook, 1932) di John Dickson Carr.

      

Dalla quarta di copertina:

Non si muore per una leggenda. Eppure a Chatterham, tranquillo villaggio della provincia inglese, sembra che l’eccezione confermi la regola. Sulla famiglia Starberth grava una maledizione: al compimento del venticinquesimo anno di età, i figli primogeniti devono per tradizione trascorrere un’ora, di notte, in una sala dell’antica prigione di cui sono governatori da generazioni. E puntualmente vengono ritrovati cadaveri, con il collo spezzato. È forse il contrappasso per tutti i condannati che hanno fatto impiccare nel Cantuccio della Strega, dove sorgevano le forche. Ora il giovane Martin Starberth sta per celebrare il fatidico compleanno ed entrare in possesso dell’eredità. Anche per lui una mano soprannaturale ha già scritto un destino di morte. Toccherà al dottor Gideon Fell, nella sinistra atmosfera che avvolge il villaggio, scacciare i fantasmi e dimostrare che le leggende non uccidono. Gli uomini sì.

      

Ecco un estratto:

Tad Rampole fissò il padrone di casa. Il dottor Gideon Fell, tanto gigantesco da colmare della sua mole l’enorme poltrona di pelle, stava riempiendo di tabacco la pipa e sembrava riflettere bonariamente su qualcosa che la pipa gli aveva confidato. Non era molto vecchio, ma appariva perfettamente intonato all’ambiente: un ambiente, pensò il giovane Tad, simile a un’illustrazione da un romanzo di Dickens. Lo studio era ampio e fresco, sotto le travi di quercia del soffitto separate da quadrati di stucco annerito dal fumo. Finestre dai pannelli a losanga occhieggiavano sopra a monumentali scaffali pure di quercia, carichi di libri. In quella stanza, lo si sentiva, anche i vecchi volumi erano animati da sentimenti amichevoli. Emanavano un piacevole odore di pelle polverosa e carta ingiallita, come se avessero messo da parte la loro severa dignità.

Il dottor Fell ansimava un poco, perfino nel lievissimo sforzo di riempire la pipa. Era molto corpulento, e di solito camminava appoggiandosi a due bastoni. Contro la luce delle finestre, il gran ciuffo di capelli neri striati di bianco ondeggiava, foltissimo e aggressivo, sulla sua fronte come un vessillo di guerra. Sotto, c’era un faccione rosso e rotondo, sempre illuminato da un sorriso e fornito di un cospicuo numero di menti. Però, la prima cosa che si notava di Fell era lo scintillare degli occhi. Portava occhiali con un largo nastro nero, e quando chinava la testa in avanti, gli occhietti arguti brillavano al di sopra delle lenti. Fell poteva essere ferocemente combattivo o ammantarsi di risolini furbeschi; a volte, riusciva a fare entrambe le cose insieme.

      

John Dickson Carr (1906-1977), statunitense, noto anche con lo pseudonimo di Carter Dickson, è uno dei grandi nell’Olimpo della narrativa poliziesca. I suoi romanzi sono caratterizzati da intrecci ingegnosi, atmosfere fantastiche e una buona dose di humour. Ha vinto l’Edgar nel 1949 e nel 1969 e il Grand Master nel 1962. Creatore del dottor Gideon Fell, è considerato il maestro degli “enigmi della camera chiusa”.

      

Il cantuccio della strega di John Dickson Carr (I Classici del Giallo Mondadori n. 1336), 196 pagine, euro 4,90 - Traduzione di A.M. Francavilla