Avete mai sentito parlare delle presenze extra-terrene, credenze demoniache, leggende metropolitane? Se ne è registrata un’impennata di segnalazioni in prossimità dell’arrivo del nuovo millennio e del Giubileo. É tutto vero? É falso? O verità e immaginazione fluttuano in quel mare magnum che è la fantasia letteraria? Un gruppo di studiosi assetati di parascienze come la demonologia e l’angelologia ha deciso di sondare. Come? Studiando manuali, trattati, testi antichi, ricerche archivistiche. Curata da Mauro Smocovich e Igor de Amicis, Bloody Hell, Storie di demoni e angeli caduti, Demian edizioni è un’antologia composta da tredici storie «sull’oscuro signore e i suoi discepoli. Tredici storie sull'essere dai mille volti. Vi sono temi universali come l'amore, l'odio, la morte, su cui tutti hanno un'opinione, su cui tutti hanno un proprio pensiero, una propria idea… i demoni e gli angeli sono fra questi temi universali. C'è il demone della tradizione medievale, legato ad oscuri rituali e antiche maledizioni, c'è il demone che è presente in ogni uomo sotto le spoglie della brama di vendetta, c'è il demone che nasce da terre lontane (Giappone, Cina, altipiani dell'Africa), c'è il demone che nasce in una notte senza luna, c'è il demone stanco del suo ruolo e desideroso di essere ammesso in paradiso, e ci sono gli anche gli angeli, angeli pasticcioni e angeli furbi…»

A un’introduzione di Chiara Bertazzoni, seguono tredici racconti con registro multiplo, fra l'horror e il noir, fra l'umoristico e il cinico che corrispondono a tredici voci di maestri affermati del calibro di Danilo Arona, Stefano Di Marino, Angelo Marenzana, Carlo Lucarelli, Igor De Amicis, Mauro Smocovich e della loro squadra imbattibile di autori: Ismaele Vicentini, Sacha Rosel, Cristiano Brignola, Andrea Angiolino, Francesca Garello, Arturo Fabra, Alessandro Morbidelli, Gabriele Falcioni.

Risponde uno dei curatori, Igor De Amicis

Come mai la scelta del numero 13?

E’ stata una scelta deliberata e consapevole. Mi avevano consigliato di mettere dodici o quattordici racconti per evitare sorti “infauste” all’intera antologia, ma visto che non sono scaramantico, adoro i gatti neri, passo sotto le scale e odio gli oroscopi si è deciso subito per il numero tredici fortunato o sfortunato che potesse sembrare agli altri. Per la cronaca la cosa sembra non aver avuto nessuna influenza visto che l’antologia sta andando benissimo e le vendite hanno superato le nostre aspettative. 

Qual è lo shining dell’archetipo del demone e dell’angelo?

Angeli e demoni sono figure letterarie e religiose presenti nella mente e nella percezione di ognuno di noi a prescindere dal credere loro o meno. La tradizione letteraria e religiosa ce ne tramandano una figura stereotipata e ben delineata, che si è insediata con forza nel nostro immaginario collettivo, ma non per questo la fantasia e la mente di ognuno non può generare e dar vita e forma a demoni o angeli che scardinano le regole, che si interscambiano fra loro, che mettono in profonda crisi le nostre convinzioni terrene e soprannaturali. Perché forse i confini fra angeli e demoni, fra bene e male, dentro o fuori di noi sono più labili e sfuggenti di quanto possiamo mai immaginare.

Come avete proceduto nella scelta degli autori?

Si tratta di autori di cui sia io che Mauro apprezziamo le non comuni qualità narrative. Alcuni di loro sono autori affermati, veri e propri maestri della letteratura di genere (e non), mi riferisco ad esempio a Carlo Lucarelli, Danilo Arona, Stefano Di Marino e al mitico Angelo Marenzana, che hanno accettato di collaborare a mero titolo di amicizia verso me e Mauro. Altri autori vengono dal gruppo della Carboneria Letteraria (molto attivo in svariati progetti editoriali e culturali) come la nostra preziosa Chiara Bertazzoni, di cui abbiamo già avuto modo di apprezzare le non comuni capacità editoriali, o il vulcanico Andrea Angiolino (gran maestro di giochi e letteratura fantastica). Inoltre non ci siamo voluti far mancare nulla e abbiamo inserito anche un esordiente (che non dovrebbe mai mancare in un’antologia che si rispetti): Ismaele Vicentini, che ha stupito tutti realizzando un racconto stupendo, feroce e cinico. Ci tengo inoltre a ringraziare Ivan D’Antonio che ha realizzato la splendida pittura ad olio che è divenuta la nostra copertina.

Cosa avete chiesto, nello specifico, agli autori?

Abbiamo solo dato qualche indicazione sulla lunghezza massima e sulla tematica in generale, dopodiché massima libertà espressiva. Sono infatti convinto che su tematiche come l’amore, la morte, la vita, l’odio, gli angeli, i demoni, ognuno di noi abbia una propria personale e definita concezione e proprio questo ci interessava… confrontare idee, punti di vista, timori, credenze e così abbiamo racconti che spaziano dall’umoristico, al fantastico, al thriller, all’horror più classico, tutti legati dai medesimi evanescenti personaggi che abbiano candide ali o lingue biforcute. 

Igor De Amicis, avvocato, scrive di diritto per le riviste giuridiche de Il Sole 24 Ore, ha curato diverse raccolte di saggi giuridici (dirige la collana Quaderni di ricerca europei), fra poco abbandonerà definitivamente la toga per entrare nel ruolo dei Vice-Commissari delle Polizia Penitenziaria. Per la narrativa ha pubblicato diversi racconti in antologie: Quattordici giorni a domani (Demian, 2007), Colpi di testa (Noubs, 2007), Tutto il nero d’Italia (Noubs, 2007), Borsalino – Un diavolo per cappello (Robin, 2007), La Tierra de los Caidos (Robin, 2008), Crimini di piombo (Laurum, 2009), Bersagli innocenti (Flaccovio, 2009). Ha partecipato alla realizzazione del Dizionoir (Delos, 2006) e del Dizionoir del fumetto (Delos, 2008). Collabora con il portale Thrillermagazine e con la rivista Sherlock Magazine.

Risponde Chiara Bertazzoni, curatrice della collana:

Ci spieghi la storia e le impostazioni della collana da te curata?

Devo dire la verità, mi sono trovata coinvolta nel progetto quasi per caso. Igor De Amicis e Mauro Smocovich stavano lavorando a Bloody Hell e mi hanno chiesto collaborazione nel reclutare alcuni autori. Come sempre mi faccio prendere dalle cose e così ho cominciato a lanciare qualche idea e qualche suggerimento. Idee e suggerimenti che sono arrivati all'orecchio dell'editore e che mi ha proposto di curare una collana nuova, che avrei potuto inventare. Così nasce Diapason. Come spiego nella breve nota che si trova sulla quarta di Bloody Hell, I Diapason vuole essere una collana che si distingue dalla massa. Se da una parte, infatti, farà risuonare voci di nuovi autori, con opere valide e originali, dall'altra accorderà queste voci a quelle di autori di rilievo, creando duetti inediti e interessanti. Inoltre chiunque stia pensando che si tratterà di una collana strettamente di genere, ancora una volta si sbaglia. Ogni volume avrà una sua nota, un suo colore, una sua personalità, perchè è limitativo fermarsi a un'unica tonalità, quando si può spaziare trascinati dalle idee.

Come si inserisce l’antologia Bloody Hell, Storie di demoni e angeli caduti, all’interno di questa collana?

Direi che Bloody Hell è un po' una "anteprima" della  collana o uno spin off, se così vogliamo dire. Il progetto per questo primo volume, infatti, era già partito quando poi è stata creata Diapason. E a pensarci Bloody Hell rispecchia le caratteristiche dei lavori che voglio per questa collana: è un libro originale e d'impatto, diciamo di genere e affianca voci di autori esordienti o poco noti a voci di autori noti e affermati quali Carlo Lucarelli. In realtà mi viene da dire che i due progetti si sono in parte influenzati a vicenda: forse Diapason non sarebbe nata, se non ci fosse stato Bloody Hell a fare da traino.

Rispondono alcuni demoni-scrittori:

Risponde Danilo Arona

Qual è il tuo rapporto con la demonologia e con queste parascienze?

Sin dalla più tenera età la passione per la letteratura gotica si è qualche modo integrata con la frequentazione di quelle che tu chiami “parascienze” e che sono in realtà, spessissimo, oggetti tematici di libri e film. Demonologia, spiritismo, parapsicologia, stregoneria, antropologia, folclore, criminologia esoterica, magia, occultismo... Alla luce di queste discipline – sulle quali ho costruito negli anni una biblioteca invidiabile con pezzi unici e rari -, credo sia visibile quanti i generi, spesso chiamati “popolari” per distinguerli chissà perché dalla presunta letteratura “alta”, siano in verità coltissimi e  abbordabili solo mediante certi strumenti di conoscenza che qualcuno potrà anche definire “iniziatica”. Personalmente non arriverei a tanto, ma c'è del vero. Molti lavori di ieri (Stoker, Lovecraft...) o di oggi (Blatty, Dan Simmons, Ramsey Campbell...) necessitano anche di un approccio colto, ovvero di preventiva conoscenza della materia trattata. Per carità, li puoi leggere anche senza secondi intenti, solo per divertirti, ma nel caso de L'esorcista di Blatty, recentemente ristampato, se sai qualcosa di demonologia sumerica, forse la lettura se ne giova. Nel mio caso specifico, ho fatto per anni – tra gli anni Settanta e gli Ottanta – il ricercatore sul campo, frequentando cioè le “parascienze” anche sul piano pratico. Alcune di queste mie esperienze “ai confini della realtà” sono finite nelle “Cronache di Bassavilla”. Ma solo una certa parte. Per alcune non posso parlare, per altre attendo la buona occasione per portarle alla luce. In ogni caso, per dare ulteriore chiarezza al mio rapporto con la demonologia, ricordo – come faccio sempre – che io sono e mi ritengo un ricercatore agnostico e laico. Con la segreta mission di dimostrare scientificamente l'esistenza dei demoni... Non male, vero, come contraddizione?

Come hai collegato l’elemento soprannaturale al tuo racconto?

Il racconto presente in Bloody Hell proviene dai miei lavori sul Palo Mayombe (sul quale ho pubblicato due romanzi). Nel mondo del Palo Mayombe non esiste linea di demarcazione tra il quotidiano mondo del reale e quello arcano del soprannaturale. Le dimensioni convivono, alla luce del sole, in un sincretismo tematico che sembra ricordare l'oscuro mondo haitiano del voodoo. Così ho scelto uno scenario particolare, Ibiza, all'apparenza materico e illusorio, per infilarci l'anomalia più classica dei culti sincretici di provenienza africana, quello del morto che ritorna per effetto di un rituale specifico. Non un fantasma, non uno zombi, ma un'altra cosa che si chiama Egun... Però non vorrei guastare quel minimo di sorpresa a cui il lettore, ancora digiuno, ha diritto. Posso solo aggiungere che, tempi e lavoro permettendo, il Palo Mayombe sta per tornare nel novero delle mie proposte letterarie. E' un effetto indotto e inevitabile della società multietnica. Spesso, soprattutto nelle grandi città – Genova, per dirne una -, si scopre che nell'appartamento accanto magari vivono dei mayomberos. Trovi in giro dei recipienti con cose strane, galline morte sotto casa, di notte senti lugubri canti... E hai paura. E poi c'è il razzismo, e tutto il resto. Hai la sensazione di vivere con i demoni dall'altra parte della parete. Succede. E con le viscere, mentre la mente razionale lo esclude,  non hai dubbi che esista un mondo soprannaturale. Questo è purissimo Palo Mayombe.

Risponde Stefano Di Marino

Qual è il tuo rapporto con la demonologia e con queste parascienze?

Il mio interesse per gli argomenti trattati nell'antologia è derivato fondamentalmente dalla mia passione per l'horror nelle sue diverse declinazioni cinematografiche e letterarie. Ho cominciato a interessarmi all'argomento... be'... molti anni fa, durante la revisione editoriale di un volume che mi fu  affidato da Corbaccio. Satana ti vuole... Guarda caso l'autore era quel 'diavolaccio' di Danilo Arona.

Come hai collegato l’elemento soprannaturale al tuo racconto?

Da parecchio tempo sto elaborando un mio percorso narrativo dedicato all'oriente che ha una ricchissima tradizione fantastica legata a demoni, spiriti e mondi immanenti. Il Tengu fa parte di una serie di storie ispirate a miti orientali sul mondo degli spiriti e reinterpretati. Può essere letto come 'Kitsune la donna volpe' apparso in Bad Prisma come un passo successivo in questa direzione.

Risponde Angelo Marenzana

Qual è il tuo rapporto con la demonologia e con queste parascienze?

Curiosità. Una forte curiosità ma solo di superficie, visto che non ho mai scelto di studiare o approfondire in modo particolare l'argomento. Sono affascinato dalla forza del mistero di cui sono intrise le scienze occulte, sia espresse attraverso antiche tradiozioni, leggende, o più attuali trasposizioni letterarie e cinematografiche. E' un mistero che non si dipana mai fino in fondo, che lascia uno spiraglio aperto, la verità è sempre qualcosa che sfugge quando si pensa di averla agguantata. Mettendomi nei panni dello scrittore, tutto ciò mi permette anche di muovermi su confini molto labili e scivolosi. Ma al tempo stesso anche molto elastici. E il gioco della contaminazione permette di raccontare una verità utilizzando diversi piani narrativi.

Come hai collegato l’elemento soprannaturale al tuo racconto?

Con “Il Viaggio di Mary” racconto la storia di una giovane nigeriana alla ricerca di una speranza in terra italiana. Racconto anche di una maschera di piccole dimensioni, in filigrana, che rappresenta un viso di donna dai lineamenti leggeri e incarna lo spirito del coraggio e della giustizia nella tradizione dell'etnia DAM. Questa maschera era considerata una difesa per le donne che la indossavano come ciondolo, una difesa dalla violenza dei razziatori di schiavi che rapivano le ragazze dai loro villaggi per venderle sui mercati africani. Un'occasione per collegare un pezzo di mondo soprannaturale di cultura africana, con la violenza dei nuovi razziatori di schiave.

Risponde Sacha Rosel

Qual è il tuo rapporto con la demonologia e con queste parascienze? Come hai collegato l’elemento soprannaturale al tuo racconto?

"Occhio Rosso" nasce innanzitutto dalla mia fascinazione per tutto quello che concerne la cultura cinese, comprese le numerose leggende che hanno a che vedere con i demoni. A differenza che in Occidente, la condizione di demone nella filosofia cinese, soprattutto quella taoista, non è irreversibile, e spesso la differenza tra demoni e dèi è unicamente dettata dalla maggiore o minore potenza dell'energia che possiedono, per cui gli officianti di un funerale o gli esorcisti ad esempio possono fare in modo di portare i demoni dalla loro parte o di placare l'ira di un dio non proprio clemente che rischia continuamente di tramutarsi in demone. Quello che mi affascina di più nella cultura cinese è proprio il continuo passaggio da uno stato all'altro delle creature e delle anime, visto che tutto si basa sulla continua trasformazione e sul migrare dell'energia da un corpo all'altro. Non sono viceversa molto interessata alla concezione che si ha in Occidente dei demoni o degli angeli, molto legata alla religione cristiana di cui non condivido le basi filosofiche, come ad esempio la dicotomia tra corpo e spirito, che invece in Cina sono due facce dello stesso nucleo a cui si aggiunge la mente e che prende il nome complessivo di energia, per cui affinare la propria energia interna e nutrire la vita costituiscono per tutte le creature viventi la missione fondamentale. Per il boia del racconto, probabilmente uccidere costituisce un perdonale modo di affinare l'energia.

Entrando più nello specifico, l'idea del racconto mi è venuta mentre cominciavo a delineare le basi di un romanzo incentrato su alcuni violenti e deliranti assassini. Ho cominciato quasi inconsapevolmente a flirtare con l'idea di narrare la storia di un boia, però sentivo che quest'idea necessitasse di un respiro più raccolto, un lampo o un' istantanea, come se il personaggio mi chiedesse di fotografare i suoi pensieri e la sua condizione in quel preciso istante e solo in quello, non nei successivi o nell'altrove ignoto, per cui ho capito di rendere quest'idea il punto di partenza per una storia breve. Un racconto di Lu Xun, chiamato "Medicina", mi ha dato il la per procedere nella caratterizzazione dell'atmosfera, poi casualmente come spesso accade senza che gli autori riescano a spiegarsi il perché, ho comprato un romanzo di Mo Yan, Il Supplizio del legno di sandalo, senza sapere che avesse fra i personaggi principali un boia, e poi leggendolo citarne una frase nell'epigrafe del mio racconto mi è venuto naturale, anche come sorta di omaggio alla prosa superba di questo autore. Più di ogni altra cosa mi intrigava l'idea di scrivere una storia dove non ci fossero personaggi femminili, visto che in quanto donna particolarmente interessata alle istanze femministe e alla liberazione della lingua inconscia delle donne, sepolta dal linguaggio dominante inevitabilmente maschile, tendo sempre a privilegiare i personaggi femminili accantonando quelli maschili, e questa volta volevo invece affrontare una nuova sfida, complice l'atmosfera tendenzialmente violenta che parte del romanzo che sto scrivendo adesso presenta e da cui mi sento completamente assorbita. Si è trattato di una scelta istintiva, anche se poi il mio stile è tutt'altro che istintivo, anzi, cerco sempre di controllare ogni minimo dettaglio e dietro ogni frase si nascondono spesso elaborate ricerche dettate un po' dal perfezionismo e un po' dalla voglia costante di sapere e di documentarmi, sulla Cina e non solo. Da anni amo soprattutto leggere la saggistica, nella maggior parte dei casi legata al mondo cinese, e a volte la alterno alla narrativa, soprattutto quella breve. Quando leggo normalmente procedo in maniera molto libera, "migrando" da un libro all'altro alla ricerca di suggestioni che risuonino a lungo nello spazio interiore, mentre poi quando procedo nella scrittura tendo a scavare cunicoli concentrandomi di volta in volta su un'idea e portandola avanti fino a esaurirla del tutto, per poi far nascere qualcosa di nuovo dal suo morire, in un'alternanza di pieno e vuoto che si susseguono e s'inseguono senza sosta.

Risponde Alessandro Morbidelli

Qual è il tuo rapporto con la demonologia e con queste parascienze?

I demoni, così come gli angeli, che hanno culturalmente una gerarchia del tutto simile, sono soldatini. I bambini con i soldatini giocano e si divertono: li spostano, danno loro nomi altisonanti, li fanno morire. Lo stesso fanno gli scrittori, i registi e chiunque attinga dal "calderone infernale" per la propria arte, con i personaggi della mitologia angelica e demonica. Materia da plasmare, spunti per storie da raccontare, ecco cosa sono angeli e demoni per me. Gli studiosi che si sono soffermati e si soffermano sulle tradizioni religiose, sui misticismi antropologici, sulle leggende popolari, estraendone notizie, nomi e sfumature, io li vedo come i miei giocattolai di fiducia.

Come hai collegato l’elemento soprannaturale al tuo racconto?

La passione per la pittura olandese tardo quattrocentesca e per le rappresentazioni oniriche del pittore Hieronymus Bosch ha fatto da sfondo al nucleo centrale del racconto che è la "punizione" ultraterrena per le colpe commesse in vita. Definire un tormento, un contrappasso post mortem collegato all'imprevedibilità dell'arte e alla ferrea legge del lavoro: ecco da dove nascono i miei personaggi. Oltre la normale natura delle cose è l'ambientazione nebulosa della realtà in cui i nostri si spostano e compiono il proprio dovere, ma lo è anche l'adattabilità dell'uomo che anche nell'evento più incomprensibile si aggrappa all'inevitabile e cerca di rimanere in piedi. E questo è, purtroppo, il destino di chi entra nel mondo del lavoro per la prima volta: adattamento e sottomissione alle più fantasiose richieste dei superiori, per mimetizzarsi nella società, per tirare avanti. 

Risponde Andrea Angiolino

Qual è il tuo rapporto con la demonologia e con queste parascienze?

Di totale inceredulità. Mi diverte leggerne, in opere di finzione, ma

le prendo appunto come residui di antiche credenze e curiose

componenti dell'immaginario collettivo.

Come hai collegato l’elemento soprannaturale al tuo racconto?

Leggendo la figura del demone in termini schiettamente religiosi. La

visione dell'angelo caduto e dell'inferno appartiene davvero a tutti

noi, in questo paese.

Risponde Antonio Fabra

Qual è il tuo rapporto con la demonologia e con queste parascienze?

Ho sempre avuto un grande interesse per i miti e le religioni di cui

la demonologia è parte integrante poi ho iniziato a documentarmi per

poter appassionare i giocatori di ruolo ai quali proponevo avventure

scritte da me. Così ho avuto modo di conoscere i demoni delle

tradizioni dell'est europeo, dell'ebraismo oltre a quelli del

cristianesimo ma soprattutto quelli della tradizione indocinese,

secondo me i più affascinanti. Il mio è un punto di vista

esclusivamente antropologico e non ho interesse in parascienze di tipo

esoterico.

Come hai collegato l’elemento soprannaturale al tuo racconto?

Il racconto presenta un personaggio che si occupa di occultismo. Per

scrivere le sue storie di solito parto da un idea (in questo caso la

canzone che fornisce anche il titolo) e poi inizio a vagare in rete

alla ricerca di qualche argomento che comprenda l'occulto /

soprannaturale da poter utilizzare. Ricordo che mi colpì la

descrizione della figura del demone che ho poi utilizzato specialmente

in relazione ai suoi antagonisti di carattere angelico. Un

collegamento "via web" quindi, derivato direttamente dalle ricerche in

biblioteca che svolgevo anni fa sempre per scrivere avventura per

giochi di ruolo.

Risponde Gabriele Falcioni

Qual è il tuo rapporto con la demonologia e con queste parascienze?

La demonologia è una cosa seria! Così seria che il sottoscritto 

preferisce lasciarla da una parte. Le cose serie, infatti, mi tocca 

sopportarle sul lavoro; così, nel tempo libero, mi dedico ad attività 

ben più amene, che so, la fotografia (di Kirlian), la collezione di 

francobolli (la serie speciale di R'lyeh è coloratissima, peccato che 

il nostro occhio non colga tutte le sfumature), e le passeggiate 

immerso nella natura (verso Leng ci sono panorami incredibili, nel 

vero senso della parola, dovreste provare...)

Come hai collegato l’elemento soprannaturale al tuo racconto?

Il racconto è nato nel 2005 come esercizio di stile, durante una fase 

di creatività vulcanica. L'ho editato a più riprese negli anni, fino 

alla forma attuale. L'elemento soprannaturale non era previsto. ha 

fatto di testa sua e si è infilato a forza nella storia, in maniera 

del tutto inaspettata. In realtà credo si tratti di una rielaborazione 

inconscia di alcune cose che mi erano piaciute del film Constantine 

(la versione per il cinema di Hellblazer).

Risponde Ismaele Vicentini

Qual è il tuo rapporto con la demonologia e con queste parascienze?

Il mio rapporto con la demonologia è del tutto marginale e si traduce

in un interesse per tutto ciò che c'è di misterioso e soprannaturale

nello studio di demoni, angeli e creature dell'occulto. Questo interesse

sfocia solitamente nella lettura di un libro o nella visione di un film

che hanno alla base ritrovamenti di testi antichi, vecchie formule mai

pronunciate, rievocazione di personaggi mitologici e così via.

Come hai collegato l’elemento soprannaturale al tuo racconto?

Il protagonista del mio racconto, un antieroe, inizia a poco a poco a

perdere l'anima e ad essere dominato solo dall'istinto e dal bisogno di

vendetta. Ho ipotizzato come la perdita dell'anima e della ragione,

possa rendere una persona simile a un demone, un po' nell'aspetto, ma

soprattutto nelle azioni. Il demone che ne scaturisce è al tempo stesso

soprannaturale, ma terreno.

Risponde Cristiano Brignola

Qual è il tuo rapporto con la demonologia e con queste parascienze?

E' una domanda molto, molto complicata. Mettiamola così: sono abbastanza convinto che l'immaginazione umana abbia un potere reale sul mondo, e che questo potere non lo abbiamo ancora esplorato. In questo senso, sono più disposto a credere  ai demoni e agli angeli come ad archetipi che millenni di fede collettiva hanno reso via via sempre più reali e concreti, e alla magia di qualunque tipo come a un modo di "disciplinare" l'immaginazione e riprendere il controllo di quelle che, in fondo, sono entità create da noi. Ehi, l'avevo detto che era complicato da spiegare!

Come hai collegato l’elemento soprannaturale al tuo racconto?

Mah, non credo di averlo collegato a posteriori. "Mia amata Strix" è nato per essere un racconto ambientato all'Inferno. Perché proprio lì? perché mi piaceva vederlo in apparenza cambiatissimo, con problemi nettamente diversi e più moderni, con diavoli e dannati che credono molto più alle proprie risposte personali che non a un concetto di "eterna dannazione"... e nonostante questo, però, sempre uguale a se stesso, con meccanismi nebulosi che schiacciano chi è condannato a essere l'ultimo anello della catena alimentare. Warren Ellis, nel suo "Hellstorm", dice che l'essenza dell'Inferno sta nell'ingiustizia. E' la direzione in cui mi sono mosso anche io:  malgrado ogni progresso sociale e politico, l'Inferno resta un luogo che, nel suo mangiare i più deboli, non cambierà mai.