Abissi d’acciaio è un giallo fantascientifico scritto da Isaac Asimov nei primi anni ‘50 del novecento.

In America, la sua pubblicazione avviene per la prima volta, a partire dall’ottobre 1953, in tre puntate sulla rivista Galaxy e nel 1954 ne viene stampata un’edizione in volume dalla casa editrice newyorkese Doubleday.In Italia appare, per la prima volta, tradotto come appendice ai Romanzi di Urania nei numeri dal 55 al 63.

Solo nel 1963 ne viene fatta un’edizione in volume sui Romanzi del Cosmo n. 116 con il titolo La metropoli sotterranea.

Nel numero 578 di Urania, uscito il 31 ottobre 1971, infine il romanzo viene pubblicato con il titolo con cui oggi è conosciuto dai lettori di fantascienza di tutta Italia, Abissi d’acciaio.

Questo romanzo è molto importante nella produzione di Asimov per varie ragioni.

È il primo libro del ciclo dei Robot, introduce alcune figure fondamentali per la saga della Fondazione e vede enunciate le ormai celeberrime tre leggi della robotica, riprese in seguito in tutte le salse da molti scienziati e autori di fantascienza.

Il protagonista di questo romanzo è Eliah Bailey un detective della polizia di una New York del futuro che, come tutte le città della terra, è coperta da un’immensa cupola che simula in maniera del tutto artificiale l’alternarsi del giorno e della notte.

La razza umana infatti ha perso l’abitudine a vivere all’aria aperta, che reputa un modo di vivere da selvaggi, da Medio Evo, come è chiamato nel romanzo il nostro 21° secolo.

Bailey viene incaricato di scoprire l’assassino di un abitante di Aurora, il più importante dei cinquanta mondi esterni.

Il romanzo infatti è ambientato in un periodo in cui i terrestri hanno iniziato a colonizzare lo spazio.

Esistono ben cinquanta pianeti conquistati da esseri umani che si sono dichiarati indipendenti dalla madre Terra e la guardano con odio e disprezzo.

In questi pianeti inoltre non esistono malattie per cui gli abitanti evitano il contatto con i terrestri, considerati infetti, vivendo in un ambiente sterile.

Un altro personaggio fondamentale del romanzo è R. Daneel Olivaw, un robot dalle sembianze umane, un androide molto evoluto che viene affiancato a Baley e che aiuterà il nostro eroe nella ricerca dell’assassino.

Grazie a R. Daneel Olivaw, Asimov analizza i comportamenti, le sensazioni e i sentimenti dell’uomo cui viene assegnato una macchina come collaboratore, tema che sarà una costante di tutti i romanzi del Ciclo dei Robot.

Un’altra cosa che si nota nel romanzo è il paragone tra Eliah Bailey e lo Sherlock Holmes di Arthur Conan Doyle.

Il paragone, oltre ad essere già molto evidente di per se, è inevitabile se si pensa che Isaac Asimov ha citato anche una delle frasi più celebri che Doyle mette in bocca al detective di Baker Street: "…escluso l'impossibile, quel che rimane, per quanto improbabile, deve essere la verità".

Inoltre come Sherlock Holmes è accompagnato dal dottor Watson, anche Bailey è accompagnato da R. Daneel Olivaw.

Questo paragone, che sembra molto azzardato, non lo è se pensiamo che Asimov oltre a essere considerato uno dei padri della fantascienza è stato anche un ottimo scrittore di gialli oltre che membro degli Irregolari di Baker Street, associazione americana di appassionati del famoso detective Doyliano