Editrice ZONA ha più di dieci anni di attività. Come è nata, chi sono stati i pionieri, quali intenti li hanno spinti, con quali mezzi è partita?

Editrice ZONA è nata nel 1998 per iniziativa di Piero Cademartori e della sottoscritta, con pochi mezzi e le nostre capacità ed esperienze. Entrambi ci muovevamo da molto tempo nel mondo della cultura, della scrittura e dei libri. Personalmente mi occupavo già da qualche anno di promozione per gli editori-librai napoletani Mario e Geppino Guida, Piero era parte del Collettivo di Pronto Intervento Poetico Altri Luoghi e del Gruppo 93. La nostra casa editrice è sempre stata metà ligure (Piero) e metà campana (io): i primi due anni abbiamo lavorato a distanza, grazie alle nuove tecnologie si poteva già, lui da Lavagna, dove viveva, io da Caserta, la mia città. L'intento che ci spinse era più che altro quello di mettere a frutto le nostre passioni, in primo luogo la letteratura e la musica. Anche con progetti un poco "suicidi" in termini di mercato: abbiamo iniziato pubblicando poesia italiana contemporanea, pescando da quell'ampio serbatoio generazionale degli allora 30/40enni che si misuravano con la ricerca. Cominciammo con ben tre collane di poesia...

Perché la scelta di questo nome?

É una delle domande che ci vengono poste più di frequente. Il nome preesisteva alla nostra impresa comune: nel 1996 Piero aveva dato vita a un mensile a carattere locale - Zona Tigullio - e quando decidemmo di mettere su la casa editrice, che fin dall'inizio ha avuto l'ambizione di proiettarsi in una dimensione nazionale, eliminammo Tigullio e lasciammo Zona. Il nome per noi evoca l'idea di un territorio delimitato e aperto al tempo stesso, quello della letteratura, attorno al quale si collocano tutti quegli altri linguaggi che con la letteratura hanno un rapporto molto stretto - come la canzone, o la scrittura teatrale, per esempio - che sono diventati col tempo dei nostri "cavalli di battaglia". Ci piace muoverci sui confini tra differenti forme espressive, e ormai - credo - siamo conosciuti proprio per questa nostra caratteristica.  

Cosa consiglieresti a chi si accinge a fondare una casa editrice? Quali sono le energie imprescindibili e le abilità necessarie?

Ci capita sovente che ci venga richiesto un parere da persone che avrebbero piacere di avviare o si accingono ad iniziare un'avventura editoriale.

La prima cosa che chiediamo loro è di esporre con precisione il progetto che hanno in mente. Di solito, tra lo scherzoso e "l'avviso" diciamo loro: ma chi ve lo fa fare? Scherzi a parte, mettere in piedi una piccola casa editrice significa lavorare molti anni prima di cominciare a vedere, non dico degli utili, ma almeno dei pareggi e risultati tangibili. Sarebbe bene non improvvisarsi editori, ma prima conoscere, anche a fondo e magari attraverso esperienze "sul campo", i meccanismi che regolano questo mondo complicatissimo. Energia ce ne vuole tantissima, come pure le abilità e le competenze giuste. 

Ci fai un esempio di quanta energia occorre?

Se pensiamo a quanto lungo e complesso è il percorso che porta il manoscritto dalle mani di un autore ai banchi di una libreria, in termini di realizzazione del prodotto-libro ma anche di distribuzione, promozione eccetera, ci rendiamo conto che fare libri è difficile e costoso, sia in termini economici che - appunto - di energie. Se poi ci mettiamo anche la situazione del mercato italiano, con le sue eccedenze, il monopolio dei grandi gruppi, i problemi della rete commerciale e via di seguito, problemi che riguardano tutta la filiera del libro, la domanda di cui sopra torna spontanea. Tanto perché sia chiaro a chi non ne ha cognizione, a noi editori del prezzo di copertina di un libro venduto viene solo il 35 per cento (tutto il resto è assorbito da promozione, distribuzione e commercializzazione), e da quel 35 per cento devi tirar fuori tutto: anticipi e royalty per gli autori, redazione, grafici, carta, stampa e realizzazione tipografica, ufficio stampa e così via.

Il punto è che i libri si fanno solo per passione, a meno di non trasformarsi in un librificio a pagamento, e allora il discorso cambia.  

 

I titoli in catalogo spaziano dalla narrativa ad altri generi. Gli autori sono molti, ti chiediamo ugualmente di darci qualche ragguaglio sulle ultime uscite di narrativa.

Se permetti, mi tengo vicina ai generi che vi stanno più a cuore, altrimenti la lista sarebbe troppo lunga. Cominciamo dal secondo romanzo dell'ispettore di polizia Carmelo Pecora, "Polvere negli occhi", sulla strage alla stazione di Bologna del 2 agosto 1980, un libro vivo e commovente come già fu il primo ("9 maggio '78. Il giorno che assassinarono Aldo Moro e Peppino Impastato", del 2007). Poi c'è "Savana Padana" di Matteo Righetto, scrittore padovano che fin qui s'era cimentato con la scrittura per ragazzi e che con questo romanzo tiene a battesimo addirittura un nuovo genere letterario, lo Sugarpulp, una sorta di epica graffiante del nord-est italiano che ha colpito nel segno sia la critica che i lettori. Poi c'è il libro più recente in ordine di tempo, ed è "Carenze di futuro" di Roberto Saporito che - come i primi due - sta dando a noi e all'autore delle belle soddisfazioni.

Hai dichiarato che per la narrativa privilegiate opere che sappiano raccontare il presente e la storia più recente. É una scelta dettata dal gusto o un tentativo di impegno verso l’attualità e la memoria?

É un tentativo d'impegno a tutti gli effetti: storia e memoria del Novecento sono sempre stati un preciso filo conduttore del nostro lavoro. Non casualmente le nostre collane di narrativa - per così dire - istituzionali sono collane di nonfiction in cui s'intrecciano narrazione e reportage, storia e biografia. Mi riferisco a "900 storie" e a "L'Italia criminale".

Ora è nato un nuovo progetto - "Storie vere" - in cui il reportage e l'inchiesta guardano al nostro presente, alle contraddizioni e ai problemi che ci più ci appassionano e ci dividono. É già in libreria "Antenna proibita. La storia di Europa7 e altre ferite alla libera informazione" di Pierluigi Vito, giornalista di Tv2000, libro di cui parleremo a Roma in occasione di Più Libri Più Liberi in una tavola rotonda che si terrà l'8 dicembre alle 17 (Palazzo dei Congressi - Sala Smeraldo) con Roberto Natale, presidente della Federazione Nazionale della Stampa Italiana, Carlo Ciavoni di Repubblica, Marco Lillo del Fatto Quotidiano, Fausto Pellegrini di Rainews24, Liisa Limatainen di RTV Finlandia e lo scrittore Flavio Soriga. Ecco, adesso avete in anteprima il programma di uno dei due nostri eventi a Roma.

 

Un vostro libro che è un grande omaggio alla memoria di un evento

Be', senza nulla togliere ad altri titoli che sono e sono stati per noi molto importanti, mi permetto di segnalare "L'allenatore errante. Storia dell'uomo che fece vincere cinque scudetti al Grande Torino" di Leoncarlo Settimelli, vincitore nel 2007 del Premio Selezione Bancarella Sport, un grande omaggio alla memoria di un grande protagonista del calcio italiano, Ernest Egri Erbstein, l'allenatore ungherese che morì a Superga con la sua squadra, e il cui ricordo è stato cancellato per anni, probabilmente solo perché si trattava di un ebreo.

Un uomo la cui storia, se non fosse vera, sarebbe davvero un romanzo.

 

Il libro più spiritoso

Be', libri divertenti in catalogo ne abbiamo parecchi, per fortuna. Te ne segnalo uno che è un libro particolare, di poesie, illustrato dal grande Max Cavezzali. S'intitola "Il paese inCantato", l'ha scritto Marco Brogi, un simpaticissimo senese che scrive anche canzoni. Si tratta di ritratti in versi - attraversati da una vena ironica e umoristica molto delicata - dei maggiori artisti della canzone italiana.

 

Quello che fa più riflettere

Anche qui, la scelta non è facile, e poi sai, noi editori ci troviamo sempre in difficoltà a stilare graduatorie dei nostri libri, per noi i libri so' piezz' 'e còre, come i figli... Ma te ne cito due. "Extra Omnes. L'infinita scomparsa di Emanuela Orlandi" di Gaja Cenciarelli, di cui De Cataldo e Genna hanno parlato in termini molto lusinghieri come il miglior libro mai scritto sul caso Orlandi, che come avrete saputo si riapre in questi giorni sulle tracce del misterioso telefonista che si mise in contatto con la famiglia di Emanuela nei giorni successivi alla scomparsa, ventisei anni fa. L'altro è "9 maggio '78. Il giorno che assassinarono Aldo Moro e Peppino Impastato" del già citato Carmelo Pecora, che è diventato un reading teatrale che ha girato, grazie all'autore, su e giù per l'Italia, in molte scuole, e che ha avvicinato moltissimi ragazzi a una vicenda di cui sapevano poco o niente. Due libri molto commoventi, e molto coinvolgenti per il lettore, ne abbiamo avuto molte conferme.

Il libro formalmente più musicale

Eh be', qua la cosa si fa ancora più difficile, avendo ZONA una spiccata vocazione alla musica e alla canzone. Pubblichiamo i libri del Club Tenco e quelli del Meeting delle Etichette Indipendenti di Faenza, molta saggistica musicale, o anche libri+Cd a cavallo tra musica e scrittura, quindi di libri 'squisitamente' musicali ce n'è molti in catalogo. Permettimi però di rendere omaggio a un personaggio che è stato ed è per noi molto importante, e parlo di Enrico de Angelis, tra i decani della critica musicale italiana e responsabile artistico del Premio Tenco. Sarà in libreria a fine novembre 2009 "Musica sulla carta. Quarant'anni di giornalismo intorno alla canzone", che contiene un vasto repertorio scelto di tutti gli articoli scritti da Enrico su oltre centottanta artisti diversi. É il libro più voluminoso che abbiamo mai pubblicato, un fuori formato 17x23 di 560 pagine, con dentro quarant'anni di storia della musica italiana, 'letta' nel momento in cui gli eventi accadevano, gli artisti si affacciavano sulla scena, o vivevano i loro momenti migliori o peggiori. É sorprendente scoprire come de Angelis abbia visto spesso con grande anticipo rispetto ai tempi le qualità e le sorti di un artista. É stato lui stesso a coniare nel 1969 l'espressione 'canzone d'autore', poi entrata nell'uso corrente, insomma ci troviamo di fronte al massimo esperto del settore.

Quello che ha venduto di più

"Fabrizio De André. In direzione ostinata e contraria" di Andrea Podestà, uscito nel 2002. Continua a vendere, così come tutti gli altri titoli dedicati al grande Faber.

Quello che avreste voluto pubblicare

Be', se proprio dobbiamo scomodare i classici ti dico "Moby Dick" di Herman Melville!

Riservate anche particolare attenzione ai progetti corali. A tal proposito, è appena uscito Auroralia, curato da Gaja Cenciarelli. Ce ne parli?

"Auroralia" è uno di quei progetti per i quali proviamo un'attrazione istintiva, direi. Gaja Cenciarelli ha chiamato a raccolta attraverso il web varie decine di scrittori d'ogni genere attorno a una bellissima fotografia del grande Jerry Uelsmann, ribattezzata "La donna volante", un'immagine veramente molto suggestiva.

Ne è nato una sorta di laboratorio dal quale sono venuti fuori testi sorprendenti, per noi ancor più affascinanti perché collocati su quella linea di confine tra linguaggi diversi di cui parlavamo all'inizio, laddove ci sono due forme artistiche in dialogo tra loro noi quasi non riusciamo a resistere...

L’interesse per le nuove forme di poesia è una costante della casa editrice. Non è anche rischioso investire su questo genere?

Rischiosissimo! Ma noi non ci tiriamo indietro, visto che è dalla poesia che siamo nati. La nostra più grande soddisfazione - visto che il mercato italiano soddisfazione alla poesia non ne dà mai - è l'aver pubblicato, in questi quasi tredici anni di lavoro, tantissimi autori che oggi sono antologizzati, tradotti all'estero, addirittura studiati nelle università straniere, insomma - possiamo dire con orgoglio - quasi tutto il meglio della poesia italiana contemporanea. Non è poco, e noi nella poesia continuiamo a credere.

Nella vostra casa editrice sono circolano opere firmate da nomi significativi: Luigi Bernardi (già direttore di collana), Lucarelli, Carlotto, Macchiavelli, Vallorani, Garlaschelli, Grimaldi, Simi e altri, per la collezione delle antologie di racconti "Lama e trama". Accanto a queste personalità, puntate a volte su esordienti che lasciano il segno nel panorama letterario attuale. Mi riferisco, ad esempio, al grande esordio di Matteo Righetto che, col suo “Savana Padana” ha inaugurato il polenta-western padano. Cosa ti ha colpita, in particolare, di quest’opera quando hai deciso di pubblicarla?

Ne parlavo già prima, e mi compiaccio che tu lo consideri 'un grande esordio', proprio come ha scritto in proposito Giovanni Pacchiano sulle colonne del Domenicale del Sole24Ore a metà ottobre. 

La qualità della scrittura innanzitutto, la ricchezza della trama, la leggerezza graffiante di questo testo, che esprime un punto di vista davvero insolito sul nostro presente, su quella realtà strana e controversa che è il nord-est italiano. Ci ha conquistati subito, e devo dire che anche i lettori e la critica ne sono rimasti conquistati. Matteo è un ottimo scrittore, e il suo è un successo strameritato.

I titoli dedicati alla musica, alla canzone d'autore e allo spettacolo: ci parli delle ultimissime uscite?

Proprio in questo mese di novembre 2009 usciamo con ben otto novità. Della prima, "Musica sulla carta" di Enrico de Angelis, abbiamo già parlato. Un altro titolo attesissimo è "In viaggio con i Litfiba" di Bruno Casini, ch'è stato il primo manager della band fiorentina che ha esordito nel 1980 e ne racconta le gesta in presa diretta. Poi c'è "Il suono intorno alle parole. Volume II", un libro + Cd a cura di Annino La Posta che raccoglie il meglio dei cantautori italiani indipendenti di oggi, e che ci auguriamo possa bissare il successo del Volume I, uscito tre anni fa. Restando ai libri + Cd, ce n'è ben tre freschi freschi: "Carillon" di Donato Cutolo, con una prefazione di Fausto Mesolella, "Ticket" di Andrea Mazzacavallo, con interventi di Giuseppe Arras, Stefano Bonaga e Tiziano Scarpa, e "Sto cercando di smettere", opera prima del rocker pugliese Toni Noar Augello. E inoltre i volumi "Inferni e anime salve" di Giuseppe Travaglini, su Fabrizio De André, e "Spaghetti Swing. Prontuario biografico della canzone jazzata" di Freddy Colt, con tutti gli artisti e i gruppi italiani che si sono ispirati al jazz per le loro canzoni.  

Quanti manoscritti ricevete all’anno?

Be', diciamo che sono almeno tre-quattro al giorno...

Quanti di questi vengono pubblicati?

Solo quelli che riteniamo meritevoli, o che possono inserirsi nei nostri progetti di collana.

 

Date risposta comunque, anche se negativa?

No, francamente rispondiamo solo in caso d'interesse da parte nostra.

 

Ci saluti raccontandoci le recenti uscite di cui non abbiamo ancora parlato?

Preferisco rinviarvi a www.editricezona.it: lì trovate tutto quel che non sono riuscita a dirvi in questa chiacchierata!