Il 1895 è una data importante per gli pseudobiblia: da “artifizio” letterario per pochi intenditori dal palato fine, destinato però a fare da sfondo alle vicende del romanzo, il tema del libro inventato entra prepotentemente nella letteratura fantastica grazie a Robert William Chambers (1865-1933) che, nel fatidico anno 1895, crea il primo pseudobiblion maligno: “Il Re in Giallo”.

Più della qualità letteraria dei racconti che ospitano questo pseudobiblion, ad essere d’ispirazione per i posteri è il fascino evocativo della sua intuizione: un libro che fa accedere ad altre dimensioni, e che fa impazzire chi si avventuri a leggerlo.

Gli effetti di questo libro sono «strane diramazioni nel tempo che si aprono improvvise e favoriscono incontri imprevisti; misteriose apparizioni, apportatrici di messaggi di morte; un singolare “mondo futuro”, quale avrebbe potuto essere, ma non è stato», nelle parole di Gianfranco de Turris e Sebastiano Fusco (celebri curatori di antologie del fantastico). Il “mondo futuro” si riferisce al fatto che il primo racconto è ambientato nella New York del 1920, e quindi 25 anni nel futuro rispetto a quando Chambers lo scrisse!

Lo pseudobiblon appare per caso. Il protagonista del primo racconto, “Il riparatore di reputazioni”, afferma: «durante la convalescenza avevo acquistato e letto per la prima volta “Il Re in Giallo”». Semplicemente appare, senza spiegazioni né altro. Dopo poche pagine, però, il protagonista getta il libro nel camino, per poi sottostare ad un irrefrenabile desiderio di recuperarlo, a costo di bruciarsi le mani. «Lo lessi e lo rilessi, e piansi e risi e tremai in preda ad un orrore che talvolta mi assale ancora oggi. Ed è questo che mi turba, perché non posso dimenticare Carcosa, dove stelle nere si librano nei cieli; dove le ombre dei pensieri degli uomini si allungano nel pomeriggio, quando i soli gemelli scendono nel Lago di Hali; [...] Prego Iddio perché maledica l’autore, così come l’autore ha maledetto il mondo con la sua creazione bellissima e tremenda, terribile nella sua semplicità, irresistibile nella sua verità... un mondo che ora tremava al cospetto del Re in Giallo». Chambers così, tramite l’escamotage dello pseudobiblion, introduce l’argomento che più gli preme: la creazione di mondi fantastici (Carcosa), pieni di magie (spesso infernali), di paesaggi alieni e di misteri vari. Tutte atmosfere che influenzeranno pesantemente autori successivi come H.P. Lovecraft, il quale in seguito scriverà «Genuino è il flusso di orrore che scorre attraverso l’opera di Chambers [...] Il Re in Giallo

Robert W. Chambers
Robert W. Chambers
raggiunge vertici eccezionali di paura cosmica». Un altro celebre scrittore, August Derleth, ebbe a dire: «Il Re in Giallo resta oggi come un capolavoro del suo genere, ed insieme con le opere di Poe e Bierce ha il merito di aver ispirato direttamente i “Miti di Cthulhu” di H.P. Lovecraft».

La scelta di Carcosa come nome della città fantastica non è casuale. Si rifà a “Un cittadino di Carcosa” (An Inhabitant of Carcosa), racconto breve di un maestro del genere: Ambrose Bierce. «Mi trovavo chiaramente ad una considerevole distanza dalla città dove abitavo, l’antica e famosa città di Carcosa» afferma il protagonista del racconto di Bierce, prima che un’esperienza trascendentale per niente invidiabile lo porti ad ammirare le rovine della sua città. Il racconto appare il 25 dicembre 1886 sul San Francisco Newsletter.

Nel racconto “Il Segno Giallo”, Chambers inserisce un estratto dal primo atto (scena seconda) de Il Re in Giallo: il testo si intitola Canzone di Cassilda, ed eccone un estratto: «Sulla spiaggia s’infrange l’onda nebulosa, / ed i Soli gemelli tramontano nel lago; le ombre s’allungano / a Carcosa. [...] Canto dell’anima mia, la mia voce è spenta. / Anche tu muori, mai nato, come una lacrima mai pianta / s’asciuga e muore, nella persa / Carcosa».

 

Ma torniamo allo pseudobiblion e cerchiamo di sapere qualcosa di più sulla sua storia. «Quando il governo francese sequestrò le copie tradotte appena arrivate a Parigi, Londra ovviamente fu presa dalla smania di leggere quell’opera». Il libro si diffuse a macchia d’olio (anzi, «come una malattia infettiva»), sfidando denunce e censure varie, provocando attacchi e apologie, ma su una cosa tutti erano concordi: «che la natura umana non era in grado di reggere quella tensione, di vivere di parole nelle quali stava in agguato l’essenza del veleno più puro».

Il libro è quindi una sorta di “soglia” oltre la quale il lettore può conoscere un’altra realtà, una dimensione talmente diversa dalla nostra che quindi induce alla pazzia. Stranamente, però, solamente il protagonista impazzisce dopo la lettura del libro, mentre del destino di tutti gli altri lettori europei dell’opera non ci è dato sapere...

Altri dati tecnici sull’opera sono scarsi. Forse l’autore è morto suicida, o forse no. Si sa che il libro è strutturato come una pièce teatrale e Chambers ne riporta un brano, tratto dall’atto primo, scena seconda:

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Camilla: Signore, devi toglierti la maschera

Sconosciuto: Davvero?

Cassilda: Davvero; è l’ora. Noi tutti abbiamo deposto i travestimenti, tranne te.

Sconosciuto: Io non ho maschera.

Camilla: (Atterrita, a parte a Cassilda): Non ha maschera? Non ha maschera!

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Sicuramente non era questo uno dei brani che fanno impazzire il lettore!

 

In Italia l’opera di Chambers è rimasta del tutto inedita (e sconosciuta) fino al 1975, quando i citati de Turris e Fusco ne curano l’edizione per la collana “Futuro” (n. 17) della Fanucci. Nel 1989 la Fanucci ripropone l’opera nella collana “I Maestri del Fantastico” (n. 3): queste sono le uniche due edizioni complete italiane. Alcuni dei racconti, invece, sono stati più volte pubblicati in varie antologie dedicate all’horror o al fantastico.

 

Una piccola parentesi merita il rapporto tra Chambers e il cinema: malgrado il grande successo nel campo della letteratura fantastica, i più venti film diretti tra il 1908 e il 1934 tratti da suoi romanzi sono relativi ad altri generi (dal poliziesco al romantico); nel 2001 si ha l’unico film tratto da uno dei suoi racconti fantastici: si intitola “The Yellow Sign” (da “Il Segno Giallo”) ed è un cortometraggio statunitense di 47 minuti diretto da Aaron Vanek.