Film epitaffio, sepolcrale, questo L’amore nascosto di Claudio Capone, sull’amore materno che non è mai stato così messo a dura prova dalla sua stessa assenza, dalla sua lontananza.

Le cose tra Danielle (Isabelle Huppert) e sua figlia Sophie (Mélanie Laurent), non vanno, non sono mai andate, non andranno mai con la prima che accusa la figlia di averle semplicemente rovinato la vita e l’altra di rimando che le rimprovera il suo egoismo smisurato.

Tre suicidi tentati la madre, una psicoterapeuta che cerca di rimettere insieme i di lei cocci, mentre la figlia fa quello che può. Mediazioni zero, picche e ripicche. La frase tombale del film è questa: “Una madre cattiva e un mucchietto di ossa, ecco cosa rimarrà di questa storia”. Isabelle Huppert, ogni film affrontato sempre con la stessa intensità, cavalca i suoi cavalli da battaglia. Primo cavallo: personaggio estremo, fatto di solitudine e nervi scoperti. Secondo cavallo di battaglia (ma sarebbe il primo…): il pianto sommesso ad occhi spalancati, la più celebre firma delle sue celebri interpretazioni.

Finale consolatorio (chissà perché…), però che durezza prima di arrivare fin lì.

Ha faticato per vedere la luce (due anni prima di essere distribuito), quindi chi può, e non teme l’argomento, si accomodi.