Terminator Salvation di McG (Joseph McGinty Mitchell), cioè a dire quarto episodio della celebre saga iniziata nel lontano 1984 dal grande James Cameron. A voler essere cattivi ci si potrebbe anche cominciare a chiedere chi ci salverà dal quinto e poi dal sesto e poi dal settimo episodio che sicuramente faranno seguito a questo. Senza però volerlo essere, cattivi cioè, va detto che finché le cose rimangono nell’ambito action pura ci si diverte non poco, e mentre lo si fa si riflette pure sull’efficacia di alcuni movimenti di macchina capaci scaraventare chi guarda ben dentro il cuore dell’azione, come ad esempio nella sequenza dell’elicottero che precipita con a bordo John Connor/Christian Bale (la cinepresa rimane nella carlinga, cosa vista solo in un altro film, Kippur di Amos Gitai, mentre di solito si preferisce stare fuori a vedere il mezzo esplodere…).

Quando però si tratta di dare spessore alla vicenda sciogliendo magari qualche paradosso temporale (perché John Connor è più grande, dal punto di vista anagrafico, di colui che di fatto è suo padre? Chi dei due ha “occupato” il segmento temporale dell’altro?), o si tratta di rendere conto di qualcosa che ha a che fare con significati più profondi, il film perde i suoi bei colpi.

"Bella presenza" di Sam Worthington (lo si rivedrà nel prossimo film di James Cameron Avatar) nei panni del condannato a morte Marcus Wright destinato a risvegliarsi metà uomo, metà cyborg, ma anche qua vale il discorso fatto prima per il film in generale.