La rivelazione più sensazionale del film non è il nome del colpevole, ma la sorpresa che nel 2005 si possano realizzare ancora produzioni pessime come questa. Pur non mancando i momenti di tensione, Nascosto nel buio è un film incredibilmente deludente con il peggiore finale possibile a pochi mesi dal decisamente più interessante e ironico Secret Window.

Non solo: l’intera trama è un patchwork di tanti film già visti con situazioni e idee attaccate insieme in maniera posticcia e poco credibile.

Tutto inizia quando incontriamo per la prima volta la famiglia Callaway. La madre mette a letto la piccola Emily che – al suo risveglio – troverà la donna con le vene tagliate in un bagno di sangue. Perché? Lo scopriremo solo alla fine quando avremo visto il Dottor Callaway (Robert De Niro) e sua figlia (Dakota Fanning più insopportabile che mai…) alle prese con una serie di "misteriose" violenze che avvengono nella casa di campagna dove si sono trasferiti dopo l’incidente.

Nascosto nel buio sulla carta non è un pessimo film. Quello che lo rende irritante è il suo continuo giocare con tutti i paraphernalia del genere horror senza tentare di spingersi un po’ più in là dove effettivamente andrà a finire. Non un brutto film in assoluto (ammesso che l’aggettivo brutto possa essere ancora utilizzato…), ma di certo estremamente commerciale e convenzionale nella sua costruzione e realizzazione. Quasi un horror anni Ottanta, incurante del passare del tempo con lo spettatore che circa a metà, inizia insistentemente a domandarsi con raccapriccio se il finale che ha intuito sia – drammaticamente – anche quello immaginato dalla produzione. Al momento della scoperta, l’irritazione prende il sopravvento nonostante qualche salto sulla sedia lo si sia fatto comunque. E’ davvero allucinante che – oggi come oggi – in un momento così abusato del cinema della tensione, qualcuno insista ancora per dare vita a film pessimi non nella loro realizzazione quanto, piuttosto, nella loro ideazione. Artificioso e scontato questo film dovrebbe essere lasciato dove indica il suo titolo italiano.