Cosa c’entrano i vampiri con le nostre chiacchierate sul noir? Be’ prima di tutto... l’estate si avvicina e mi sembra giusto attenuare un po’ l’atmosfera parlando anche di tematiche correlate e non strettamente legate ai canoni del genere. E poi lo sapete. Le etichette sono per le pietre tombali e, parlando delle medesime qualche puntata sui vampiri acquista una sua coerenza. Di fatto recentemente con Twilight et similia si è assistito a un ritorno in massa tra cinema e librerie di prodotti sull’argomento. Detto questo non è che la proposta del Vampiro-Moccia mi attiri molto. Mi sembra una minestra prefatta che gioca sull’indubbio sottotesto sessuale del vampirismo per rivitalizzare un genere adolescenziale che ormai ha già dato tutto. Il vampiro più oscuro invece mi piace di più. È un solitario. Una preda o un cacciatore. Ricordate Vampires di John Steakley che Carpenter ha adattato per il cinema? Una commistione tra western-horror e noir davvero originale. Oppure il fumetto Il principe della notte di SWOLFS che, guarda caso è anche uno degli autori di fumetti che meglio hanno interpretato il west negli ultimi anni. E allora perché non guardare alla mitologia vampirica come a una lettura in chiave fantastica del noir e di altri generiche,ancora una volta, non si rivelano compartimenti stagni ma vasi comunicanti di un’identica cultura dell’immaginario. In questa e nelle prossime puntate di Colpo in canna lascio la parola a ospiti d’eccezione che ci diranno la loro sui vampiri. Per prima Barbara Baraldi decisamente una delle autrici più originali e meno preoccupate di inquadrarsi in generi predefiniti ci dice la sua sui vampiri, sui film e sui libri che alimentano le sue fantasie.

È successo di nuovo. Ancora una volta il mito del vampiro è entrato prepotentemente nell’immaginario comune, suscitando reazioni contrastanti. Da parte mia mi sono approcciata a questa new-wave dei succhiasangue con curiosità e ci ho pure trovato qualcosa di interessante. Molto interessante. Lasciami entrare è sicuramente un esempio di straordinaria capacità espressiva e innovazione in un genere ritenuto asfittico. E poi True Blood, serie televisiva ispirata ai romanzi di Charlaine Harris recentemente ristampati da Fazi, appassionante storia d’amore impossibile tra umana e vampiro, com’è nella migliore tradizione, tra omicidi seriali e torbidi intrighi. Per me che ero rimasta all’abbigliamento sofisticato del Bram Stoker’s Dracula di Coppola è stato divertente immaginare una Mina postmoderna in canottiera e shorts che serve ai tavoli in un pub di periferia. Rimanendo in tema di “parole di cellulosa” non posso non pensare a quello straordinario incrocio tra Blade runner e Carmilla, Miriam si sveglia a mezzanotte. Sofisticato, forse, ma talmente intrigante che anche un decrepito David Bowie riesce a risultare affascinante. E se oggi si guarda alla teen-romance piuttosto che all’horror, che dire di quando il cinema dei vampiri si fondeva con il western? Vampires, Il buio si avvicina. Forse azzardata, ma di certo molto romantica, l’idea di guarire il vampirismo con una trasfusione. Dal cinema al fumetto i canini appuntiti continuano a suggerire innovazioni: Bite club propone una famiglia di vampiri più spietata dei Corleone. La forza metaforica dell’essere-vampiro continua a suggerire nuove declinazioni. Conviene tenerli d’occhio: hanno ancora parecchie cose da raccontare, anche su noi stessi.