Ci risiamo: tempo fa i due soloni della critica cinematografica italiana sono tornati a colpire a proposito di "Nessuna  verità" (uno con un lungo articolo l’altro con poche righe) accanendosi con un film che forse (?) hanno visto e sicuramente non hanno capito. NESSUNA VERITÀ di Ridley Scott è senza dubbio un ottimo film di spionaggio in un panorama letterario e cinematografico non completamente scarno ma che, quando si tratta di affrontare tematiche legate al terrorismo mediorientale, è, al meglio, approssimativo.

Il fulcro del film è la caccia a un super terrorista costruito sul modello di più reali e letali personaggi della cronaca. Un agente sul campo, un mastermaind a Washington più realista del re, alleati giordani pericolosi e anche una figura femminile che (una volta tanto)è quasi spettatrice di un gioco complesso e violentissimo da entrambe le parti. Il film, che così riassunto, sembra semplice mostra tuttavia una serie di intarsi e sottotrame tipiche del genere… tanto odiato dalla critica. Unisce bene azione e indagine. Non c’è da meravigliarsi perché il soggetto di base è un romanzo di David Ignatius che sin dal romanzo di esordio (AGENTE D’INNOCENZA alla fine degli anni 80) ha dimostrato di conoscere la materia e di saperla trattare. Non è un cabarettista, un poeta, un medico che si è messo a scrivere spy-story ma un giornalista del Wshington Post che,evidentemente, ha buone fonti e ha letto e visto parecchio nel filone spy story. Il film ha almeno due punti di forza interessanti. Uno è l’idea che il terrorismo islamista riesce a ingannare la tecnologia dei Servizi occidentali anche troppo tecnologicizzati tornando a sistemi di comunicazione arcaici, semplici. Tanto da passare inosservati.

La seconda intuizione è una citazione nella spy-story. Per far uscire il diavolo allo scoperto se ne crea uno fittizio. Questo, per chi ha un po’ di memoria storica, è uno spunto che viene direttamente da UN NOME SENZA VOLTO di Ludlum (cari miei, il romanzo originale BOURNE IDENTITY che era la lotta con un killer chiamato carlos lo sciacallo echi pensa che Jason Bourne sia nato con i film con Matt Damon non immagina neanche cosa s’è perso). Insomma uno spettacolo di tutto rispetto.

Sicuramente degno di qualche riflessione in più. Invece ce ne veniamo fuori con la solita formuletta che la storia è “farraginosa” (stesso concetto espresso per stroncare QUANTUM OF SOLACE). In realtà, almeno per me ma credo per chiunque segua un po’ la spy-story, la trama è abbastanza lineare. Basta seguirla con attenzione, ricordandosi che in ogni caso il cinema non è un documentario. Liquidare QUANTUM OF SOLACE come film scervellato(sic) è un’idiozia, quanto dire che in Nessuna verità non c’è emozione. Rivela una profonda avversione per il… genere…in qualunque modo sia sviluppato.

Invece cari i miei tromboni(che esaltate SIRIANA dove non si capiva una mazza ma probabilmente vi sembrava più impegnato…)il “genere” spy-story richiede un minimo di approfondimento, di attenzione e di conoscenza. Soprattutto adesso che di spionaggio cominciamo a scriverne con un minimo di riscontro anche noi italiani. Per mia soddisfazione questo film mi ha ricordato una vecchia sceneggiatura che all’inizio degli anni 90 dovevamo realizzare in fumetto con Granata Press di Bernardi. AGENTE DI NESSUNO…era una prova giovanile che aveva sicuramente tra gli ispiratori Ludlum e Ignatius. Non trovammo un disegnatore ma la storia non era affatto male. Forse un po’ in anticipo sui tempi per il fumetto italiano. Ha trovato poi modo di essere cannibalizzata in diversi episodi del PROFESSIONISTA. Altro medium, altri eroi,altri tempi. Ma le regole del gioco dello spionaggio che, come diceva Von Clausewitz “è mestiere per gentiluomini” restano.