Abbandonata dal marito con due figli e senza soldi per saldare l’acquisto della nuova casa, Ray Eddy nel tentare di recuperare l’auto del marito incontra casualmente Lila, una donna di origine Mohawk che vive trasportando clandestinamente gli immigrati dal Canada agli Stati Uniti. Le due donne iniziano a collaborare ma durante l'ultimo viaggio le cose vanno storte e Ray e Lila sono costrette a trovare rifugio presso la riserva dei Mohawk…

 

Frozen River dell’esordiente Courtney Hunt, è un thriller non poco anomalo il che lo rende automaticamente candidato ad un’occhiata prima che sparisca (pure in fretta visto il ridotto numero di sale dove è proiettato…).

A renderlo così è il suo smarcarsi da qualsivoglia schema precostituito per dirigersi verso territori poco esplorati. L’inizio è classico e sembra deporre a favore di uno scivolamento delle due protagoniste, Eddy (Melissa Leo) e Lila (Misty Upham), sempre più basso, come spesso accade quando i personaggi versano in cattive condizioni economiche (sarà per il paesaggio innevato ma il pensiero va subito a Fargo…). Invece il film mantiene i suoi personaggi al di qua del confine senza però perdere in tensione o vagolare verso inutili derive.

Sono piccoli tocchi quelli che lo script usa per abbellire due personaggi femminili vicini di grande spessore, fornendo loro un mix di umanità, determinazione e tenerezza per niente comuni (esempio: le difficoltà di vista che affliggono Lila  e che le impediscono di avere un lavoro vero…).

Frozen River è un film rigorosamente al presente e teso verso un futuro che è legittimo attendersi migliore dove alla fine quello che conta è che ognuno sappia come utilizzare il coraggio di cui dispone, ma è soprattutto un film abitato da un profondo senso di maternità pure questo per niente comune in un thriller.

Gran Premio della Giuria al Sundance Film Festival e Leone Nero al Courmayeur Noir in Festival oltre a due candidature all’Oscar (migliore attrice protagonista, Melissa Leo, e migliore sceneggiatura originale).