Cuore di mamma grosso così…

Ecco, in cinque parole, un po’ il succo di questo Awake – Anestesia cosciente di Joby Harold, interessante, per certi versi, ma non appassionante, riflessione sulla madre di tutti gli incubi da sala operatoria, di quelli che stanno lì in agguato pronti a risvegliarsi ogni qualvolta a qualcuno tocca di trovarsi disteso su un lettino operatorio in attesa che l’anestesia faccia effetto. L’azione, viste le condizioni in cui si svolge, è poca, l’incubo che tocca a Clayton Beresford (Hayden Christensen), rampollo di agiata famiglia con un futuro radioso davanti, una fidanzata come Jessica Alba e una cardiopatia di quelle gravi, incubo che consiste nel continuare a sentire tutto nonostante l’anestesia, francamente poco probabile (ma che importa di fronte ai destini del film?), i personaggi così pochi che per scoprire colpevoli non è che ci vuole molto (anche perché si smascherano da soli…).

D’altronde non si tratta nemmeno di un film per stomaci forti, visto che alla terza incisione della gabbia toracica si inizia a sbadigliare e al terzo cuore che vediamo viaggiare dalla borsa termica al petto di Clayton, ci si chiede se la plastica con la quale è fatto sarà, finito il film, riciclata nel modo giusto…

Tra i semi-incubi di cui si è detto, e vissuti esistenziali alla Ghost dove ci si rifugia in attesa che qualcuno si decida a fare le cose per bene, il film finisce mentre si è impegnati a pensare a tutt’altro.

Alcuni (Alò su Il Messaggero), hanno richiamato l’attenzione su un possibile collegamento, a livello di trama, con La corta notte delle bambole di vetro di Aldo Lado.

Doverosa un’occhiata anche a quest’ultimo, così, tanto per fare paralleli…