Da sempre, da quando ho ricordo, guardo tanta televisione e, fin da bambina, prediligo il telefilm (non so perché) a qualsiasi altra forma di intrattenimento televisivo, se si escludono le sigle di Raffaella Carrà.

Negli ultimi anni ho seguito, per passione ma anche per professione, le serie poliziesche, in tutte le sue diversificazioni e, nonostante la grande quantità di produzioni americane, quelle che più mi sono più piaciute provenivano dal Regno Unito – forse perché cresciuta a pane e Attenti a quei due. Numeri alla mano, dal 2000 a oggi sono arrivate sul piccolo schermo italiano (considerando sia le reti terrestri che quelle satellitari), 174 nuove serie di cui 97 statunitensi e 35 britanniche.

 

Allora, perché preferisco le serie inglesi? Ho cercato di darmi una riposta.

Quello che mi colpisce subito delle serie poliziesche inglesi o, come le chiamano loro crime/detective drama, è il grigiore che pervade ogni cosa: la fotografia, gli animi, le storie e, soprattutto, i finali. A differenza dei telefilm americani dove alla fine c’è sempre una pacificazione generale con tanto di occasionale lacrimuccia o di quelli tedeschi un po’ ingessati o di quelli francesi o troppo violenti o, invece, incolori, dalla Gran Bretagna sono giunti a noi dei prodotti praticamente perfetti. Ma ecco le ragioni dell’alto gradimento.

Punto primo, non sono mai serie troppo lunghe: diciamocela pure tutta, abbiamo amato alla follia La Signora in Giallo ma 12 stagioni per 264 episodi (più 4 film tv) sono stati un po’ estenuanti.

Punto secondo, i personaggi hanno più sfumature: sempre in crisi, irrisolti, vulnerabili, prede delle loro debolezze, irrimediabilmente soli in mezzo alla jungla della vita.

Punto terzo, le storie appaiono fin dall’inizio incorniciati in un contesto confuso e disperato.

Quarto e ultimo punto, anche se i colpevoli vengono stanati, catturati, accusati, processati, non si ha mai l’impressione che ci sia il lieto fine perché anche se giustizia è fatta (e non sempre accade) resta la consapevolezza che là fuori c’è una prossima vittima pronta al sacrificio che darà inizio ad un nuovo snervante caso da risolvere: tutto ricomincerà da capo e quella vittima non sarà mai totalmente risarcita.

 

Ma facciamo pure i nomi.

Tra le serie da non perdere ci sono l’immancabile Ispettore Barnaby in onda su La7, RaiSat Premium e FoxCrime ma anche Waking the Dead, L’ispettore Morse con il suo spin-off LewisDalziel & Pascoe tutti trasmessi su Hallmark Channel.

Ricordiamo gli immancabili sempreverdi: Poirot contemporaneamente su Rete 4, FoxCrime e Hallmark che, prodotto dal 1989, ha raggiunto i  62 episodi; tutte le Miss Marple, da Joan Hickson nella produzione BBC, a Geraldine McEwan a l’ultima Julia McKenzie prodottte dalla ITV, la prima disponibile in dvd (in edicola), la seconda trasmessa (poco e male ) su Rai Uno e la terza ancora da vedere; Le avventure di Sherlock Holmes in cui il detective di Baker Street ha avuto per 7 anni il volto di Jeremy Brett, finalmente in onda su FoxCrime (finora disponibile solo in vhs/dvd).

Non sono mancate le serie al femminile come Kate & Emma – Indagini per due (Rai Tre) e Prime Suspect (Hallmark e Rai Tre) interpretata dalla “regina” Helen Mirren pluripremiata nel ruolo dell’ispettore Jane Tennison, donna dai mille contorti problemi che si muove in un mondo maschile ostile e refrattario alle “donne capo”.

Infine ci sono i  telefilm meno conosciuti: Keen Eddie (La7 e Fox) in cui fa capolino una già  splendida Sienna Miller, Giardini e misteri (Rai Uno) con due attempate signore che, a metà tra Jessica Fletcher e Miss Marple, indagano tra serre, fertilizzanti e roseti e Vincent brevissima serie (Hallmark) in cui il detective Vincent Gallagher (interpretato dall’idolo in patria Ray Winstone) è un ex poliziotto corpulento e senza tanti scrupoli se c’è da incastrare un colpevole. Incallito bevitore, con le donne è un po’ confuso ma (nonostante l’età non più giovanissima) gran “piacione”.

Tra i miei preferiti c’è Hustle – I signori della truffa, le avventure di una banda di cinque divertenti e divertiti protagonisti che infliggono alle loro vittime truffe di ogni genere: miniere nel cuore di Londra, falsi d’autore, inestimabili diamanti, gangster in uno scenario elegante e lussuoso tra alberghi, party, ville, uffici e gallerie d’arte. Capeggiati da Robert Vaughn, i cinque (quattro uomini e una donna) non scadono mai nel banale e la serie non offre né violenza né volgarità per intrattenere i telespettatori ormai abituati a sparatorie, inseguimenti e fiumi di parolacce.

Concludo con quelli trasmessi in lingua originale (e solo talvolta provvisti di sottotitoli italiani) da  BBC Prime: Hetty Wainthropp Investigates (un’altra attempata detective per caso), Death in Holy Orders/Murder Room, due film tratti dai romanzi di P.D.James con l’ispettore Dalgliesh interpretato da Martin Shaw (celebre attore inglese già protagonista della serie anni ‘70 The Professionals) e Ispector Lynley Mysteries spettacolare veri e propri film tratti dai romanzi di Elizabeth George.

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