Beata la notte che non aspetta. Noi invece, fessi ma pure con un senso del dovere grosso così, fermi e immobili, solo un po’ smaniosi, aspettiamo impassibili che La notte non aspetta, di David Ayer, finisca una buona volta (e sì che lo script porta la firma, udite udite, di James Ellroy).

Keanu Reeves è il detective Tom Ludlow, più cattivo di Callaghan/Eastwood, più giustizialista di Cobra/Stallone. Accusato della morte di un collega, si mette di buzzo buono a scoprire la verità che gira che ti rigira è sempre quella: tutti corrotti (tranne lui…), ma proprio tutti, anche quelli che paiono buoni come padri sempre pronti a salvare il pargolo dal grilletto facile. Epilogo crepuscolare con Ludlow che si accorgerà, troppo tardi, di essere stato sempre è soltanto il servo sciocco del potere, quello che toglie le castagne dal fuoco (la feccia dalle strade…) senza essere un fuochista.

Regia ultrapiatta, e dosi abbondanti di situazioni che sfiorano il ridicolo, tipo un poliziotto che prima ammanetta Ludlow e poi lo disarma (ho sempre solo e soltanto visto fare il contrario…), oppure lo stesso Ludlow che per frequentare la squinzia infermiera aspetta di essere sforacchiato per bene dalle pallottole dei colleghi cattivi, altrimenti nisba). Da segnalare Hugh Laurie in trasferta dal Dr. House, e il sempre bravo Forest Whitaker, anche se stavolta è ad un passo dalla sovraesposizione.

Non rimane altro da fare che rimpiangere quel gran film che è stato I padroni della notte, uscito pochi mesi fa e già scomparso dalle sale. Chi lo ha perso se lo procuri.