La No Shame film in collaborazione con l’etichetta di produzione Dania rispolvera un poliziesco intelligente e fuori dagli schemi con il DVD La polizia accusa: il servizio segreto uccide. Il film di Sergio Martino datato 1975, con nel cast attori del calibro di Luc Merenda, Tomas Milian e Mel Ferrer, è un altro degli esempi di film di Genere che cerca di scrollarsi, si passi il bisticcio, gli stilemi tipici del genere di dosso. E ci riesce bene… non c’è che dire!

Una catena di presunti suicidi miete vittime tra i vertici attuali e passati delle Forze Armate italiane in una stagione particolarmente difficile per la Democrazia italiana. Un commissario integerrimo si trova ad indagare sull’omicidio di un perito elettrotecnico con l’hobby dell’investigazione privata e del ricatto. Man mano che la sua indagine si snoda, trame golpiste e intrecci oscuri tra eversione nera, servizi di informazione e potere borghese vengono alla luce… fino alla amarissima resa dei conti finale.

Il film fu snobbato in maniera violenta dalla critica cinematografica. Molta della stampa del tempo lo bollò come opera di fantapolitica o peggio come prodotto sovversivo e complottista. La stampa di sinistra, non cogliendo l’onestà intellettuale del prodotto e la sua fortissima capacità di analisi politica, giudicò il film come la solita produzione nazional popolare condita di qualche spunto (proprio qualcuno) che cercasse di sdoganare la pellicola dal sottobosco del poliziottesco. Adesso, a trent’anni di distanza dall’uscita nelle sale del film, dopo indagini importantissime, queste purtroppo reali, sulle trame eversive che hanno attraversato i corridoi dei poteri grigi italiani… dopo le ricostruzioni storiche e giudiziarie sulla stagione della strategia della tensione, è indubbio che a Sergio Martino ed al suo bel film va finalmente tributata la dignità e l’importanza storica che il suo tempo non volle (più che non potè) dare.

La polizia accusa: il servizio segreto uccide, come nella migliore tradizione, narra di una indagine, ponendo al centro il solito rapporto difficile, scomodo, tra un testardo e onesto commissario di polizia e un giudice istruttore (all’epoca i Pubblici Ministeri si chiamavano così) metodico, riflessivo, votato alla piena e incondizionata fiducia negli apparati dello stato. Seguendo l’opera meticolosa, sempre piuttosto verosimile e mai eccessiva, del Commissario Solmi, lo spettatore si addentra nel sottobosco che l’indagine porta alla luce… entra in punta di piedi in un mondo difficile, impenetrabile, come quello degli uffici di informazione riservati, all’epoca, per il pubblico italiano, ancora luoghi bui, oscuri, affascinanti e terribili. Tra morti inevitabili, depistagli, fughe e inseguimenti, proprio come i giudici istruttori che in quegli anni si occupavano di veri scandali ed inchieste su trame golpiste (Rosa dei venti e Golpe Borghese in testa), Martino è abilissimo nel comunicare e trasmettere a pelle il senso di impotenza che veri servitori dello Stato provavano di fronte a situazioni di questo tipo. Il dialogo finale, che sembra suggellare l’avvenuta resa dei conti, tra uno degli organizzatori del golpe ed il Commissario, contiene tutta quanta l’irruenza e l’urgenza politica (mai di partito, mai partigiana) di un regista come Martino, che per bocca del Commissario parla. Merenda – Solmi, non è in questo film un semplice tutore della legge, né un violento sbirraccio frustrato convinto che “il Codice cerca di legarci le mani… ma con la feccia l’unico linguaggio possibile è la violenza” (per dirla alla Maurizio Merli). Merenda è il cittadino che serve con il suo lavoro il cittadino… non si interessa di politica, non combatte da partigiano… semplicemente adempie a un giuramento che intende rispettare: la tutela della democrazia, della libertà. Al totalitarismo nero dei golpisti non oppone un sistema sinistrorso… ma un rispetto di quella democrazia vera e propria che forse (e Martino denuncia anche questo, tra le righe) in Italia non c’è mai stata… una democrazia da costruire seguendo l’esempio del Commissario, non da preservare, vista la sua inesistenza al momento in cui Martino gira il film.

Il film si mantiene lineare, con tanti richiami alla cronaca degli anni e qualche spettacolarizzazione tutta POP che comprendiamo e che, tutto sommato, più che deluderci, ci fa sorridere. L’assalto al campo paramilitare (un chiaro richiamo all’operazione condotta dai Carabinieri nel 1974 presso Pian del Rascino in provincia di Rieti) pur se trasformata in una vera e propria operazione di guerra con tanto di “bombardamento” è il chiaro tentativo di incastrare avvenimenti spesso taciuti o minimizzati, per fornire un quadro generale e dare chiavi di lettura altre rispetto alla pappa pronta che i media del tempo confezionavano. Che questo avvenga con qualche concessione al POPular del momento… beh, più che uno stare al gioco, è un utilizzarne le regole per trarne il massimo del profitto; una via di comunicazione intelligente, senza dubbio.

Un film bello, davvero bello, insomma. Un’opera interessante da recuperare e gradevole da guardare, con un ritmo incalzante e una storia robusta.

Valutazione tecnica

Il DVD si presenta con il formato video classico 2.35:1 ottimizzato per 16:9. A livello audio è presente il formato mono e quello 5.1, sebbene il film effettivamente, tranne che nella parte finale, non richieda un enorme potenza di suono. I sottotitoli sono previsti solo in chiave Non Udenti.

Extra

Documentari Luc Accusa: Merenda Uccide e The Milian Connection + pressbook originale