Il cuore nero di Paris Trout di Stephen Gyllenhaal (dal romanzo omonimo di Peter Dexter) batte sangue misto a paranoia nel petto del villain Dennis Hopper, che a distanza di cinque anni da quel capolavoro che risponde al nome di Velluto Blu torna a dar vita ad uno di quei villain, appunto, bigger than life più che capace, se non lo si sorveglia da presso, di mangiarsi da solo tutto il film.

1949, profondo Sud degli iùesei (Georgia). Il cuore nero del titolo è Paris Trout, un cittadino più che rispettato dalla comunità di cui fa parte e che all’occorrenza non disdegna prestiti ad interessi da usuraio.

Il casus belli che darà origine alla tragedia è l’acquisto da parte di un giovane di colore di un’auto che pare nuova ma che nuova non è. Accortosi dell’inganno il giovane smette di rimborsare Paris Trout che in cambio gli offrirà una sua visita armato di pistola e che culminerà con l’assassinio della sorellina e il ferimento della madre. Il processo (e la condanna) innescheranno in Paris Trout un crescendo di paranoia (il pavimento della camera da letto ricoperto di vetro e tirato a lucido per vedere se qualcuno in sua assenza vi è entrato…) che lo faranno uscire di scena nell’unico modo possibile, spargendo ancora una volta tutt’attorno e su se stesso violenza e ferocia.

Eccelsa fotografia di Roger Deakins (il magnifico B/N di L’uomo che non c’era, era suo…), molto spesso basata sul controluce, Il cuore nero di Paris Trout riesce raggiungere, seppure solo a tratti, la forza di un apologo morale su come il male (il razzismo, ma non solo…) nel suo farsi largo nel mondo non provoca soltanto sofferenza e distruzione ma anche vere e proprie metanoie morali. Il fulcro morale del film è difatti la metamorfosi di Harry Seagraves (Ed Harris) avvocato di Paris Trout che nel corso del processo prenderà coscienza del male che si annida nell’animo del suo cliente.

Il copione affida alla non dimenticata Maddalena di Scorsese, Barbara Hershey, sposa di Trout prima e amante di Seagraves poi, la parte più difficile, quella che conosce il male da presso perché col male ci è andata a vivere insieme e ne sopporta le conseguenze (Trout la stuprerà con una bottiglia…). A differenza di Seagraves lei non ha bisogno di redimersi perché è già redenta.