Esordio col botto, questo Invece Linda di Laura Campiglio, giovane scrittrice insonne lumbard. Sorprende per la scrittura vivace e ironica e lo stile da grafomane mattoide. E non solo.

Invece Linda è, in definitiva, una storia d'amore da sorseggiare assieme a un aperitivo corretto allo psicofarmaco, rigorosamente in giacca e camicia di forza.

Spesso e volentieri è sopra le righe, non tanto nello stile quanto piuttosto nelle scelte narrative, ma non è mai fuori misura: è esagerato come lo sono certe storie "esemplari", non morali, ma più universali, quasi etiche.

Più semplicemente: ci tocca un po' tutti. Meglio: ci sfiora, urta, mena e accarezza.

E lo si capisce quado Linda/Laura scrive: "Nessuno può sentirsi veramente al sicuro da se stesso, in nessun momento della vita".

Ricordiamo in coda che la prefazione è a cura di Andrea G. Pinketts, che tesse lodi "bollenti" (bollenti perché tiepide, cita il nostro, sarebbero un'offesa) all'autrice e al romanzo, definendolo "una storia d'amore e rigurgito, una mela avvelenata, un flipper in tilt per i troppi scossoni. L'autopsia praticata sul corpo vivo delle emozioni."