L’uscita del suo nuovo romanzo L’ordine del Sole Nero (libri/4214) ha portato James Rollins in Italia, oltre che in vetta alle classifiche di vendita in USA.

E’ proprio con l’occasione di questo tour nel nostro paese che la casa editrice Nord ci ha permesso di leggere il romanzo in anteprima e ci fornisce la possibilità di intervistarlo, per conoscerlo meglio e per toglierci qualche curiosità su di lui e sui suoi romanzi.

Per prima cosa un grazie davvero speciale per la possibilità di questa intervista. Se è pronto a partire per questa avventura, cominciamo…

Sì, sono pronto!

Il suo esordio come scrittore è avvenuto nel 2004 con Amazzonia, seguito l’anno successivo da Artico, La mappa di pietra (2006) e ora L’Ordine del Sole Nero. Quale tra i suoi romanzi ha amato di più e perché?

Mi piacciono tutti. Ma, dovendo scegliere, direi La mappa di pietra, forse perché è il primo romanzo in cui compare la Sigma Force e allora è un po' come un primo figlio. Però, da veterinario, amo moltissimo anche Amazzonia, per i suoi animali pazzeschi.

Tutti i suoi romanzi, seppur ciascuno con le proprie diversità, possono essere definiti action thriller. Quali sono le loro caratteristiche principali? C’è un fil rouge che in qualche modo li lega?

Sì, credo che si tratti dei tre elementi che compaiono sempre nei miei libri: un'ambientazione esotica, un mistero storico e un intrigo scientifico.

In quest’ultimo romanzo tornano il personaggio di Grayson Pierce e la SIGMA. I suoi romanzi nascono già con un’idea di serialità o diventano seriali in un secondo momento? Nella seconda di queste ipotesi, perché?

I primi cinque romanzi che ho scritto (non ancora tutti pubblicati in Italia), sono nati come libri singoli. Poi ho scritto Sandstorm (anche questo non ancora tradotto in italiano) e è allora che è nata l'idea della serialità. Compariva infatti Painter Crowe, che però non era uno dei personaggi principali, e c'era anche la Sigma, pur senza avere nella storia un ruolo predominante. Il libro è stato quindi una sorta di preparazione a La mappa di pietra. Inoltre, non volevo che ad essere seriale fosse un solo personaggio, perché non è realistico che tocchi a lui vivere sempre tante avventure; a diventarlo, quindi, è stato un gruppo, la Sigma, così posso anche fare fuori uno dei suoi componenti.

Un elemento importante che si trova spesso alla base dei suoi romanzi è l’incontro tra il nuovo, lo scientifico, il tecnologico, con l’antico, il mitologico, il religioso. Come riesce a creare un equilibrio tra questi elementi all’apparenza così contrastanti?

Con un sacco di sudore della fronte, centinaia di tentativi, molti errori e esercizio continuo.

Vista la base teorico-scientifica dei suoi romanzi, perché non tenta con la fantascienza? E' un genere attualmente poco gradito dal pubblico oppure non la interessa?

Secondo me è maggiore l'impatto sul lettore se la trama è ambientata nel presente, che è il nostro tempo, invece che nel futuro, che non conosciamo. E forse con la fantascienza toccherei un pubblico meno vasto.

Una curiosità: prima di essere uno scrittore a tempo pieno, lei era un veterinario. E’ stato difficile lasciare quel lavoro e in qualche modo questa esperienza l’ha influenzata o le è stata utile nella nuova attività?

È stato uno svezzamento graduale. Prima ho venduto il mio ambulatorio, ma ho continuato a lavorarci da dipendente; dopo sono passato al part time e poi a due volte alla settimana e adesso continuo a fare il veterinario, ma come volontario. Ciò che, di questa professione, probabilmente mi è stato utile come scrittore è forse la competenza scientifica.

Come sappiamo i suoi romanzi sono senza dubbio best seller. Di questi tempi è frequente la trasposizione cinematografica di opere letterarie di successo. Cosa pensa del rapporto tra cinema e letteratura? Le piacerebbe l’idea che un suo romanzo diventasse una sceneggiatura? E i diritti di qualche romanzo sono stati opzionati?

Credo che i racconti si prestino meglio dei romanzi alla riduzione cinematografica, perché il romanzo contiene una mole di dettagli che non è possibile rappresentare sullo schermo. A meno che non si tratti di un film che, come Il signore degli anelli, duri diverse ore… Comunque non avrei nulla in contrario se i miei libri diventassero dei film. E, in effetti, ne sono stati opzionati tre: Subterranean dalla NBC, forse per una serie televisiva; mentre Amazzonia e La mappa di pietra per il cinema.

A questo punto le vorrei chiedere un parere personale da professionista del settore. Secondo lei in che percentuale i romanzi a grande tiratura entrano a far parte e restano nella storia della letteratura?

Uno studio americano ha rivelato che il 3% di tutti i libri pubblicati va nella classifica dei best seller del New York Times. Non saprei rispondere con precisione alla sua domanda, ma forse resta nella storia della letteratura un libro su cento di questi best seller da classifica.

Lei saprà sicuramente di essere stato definito dalla critica l'erede di Clive Cussler. Cosa pensa di questa definizione?

Adoro Clive Cussler, quindi ne sono felice! Ma non vorrei rimanere etichettato da una definizione, perché sono comunque uno scrittore con caratteristiche proprie. E le cose stanno cambiando: infatti qualcuno, parlando di un certo scrittore, ha detto che è "nella tradizione di James Rollins".

Quindi anch'io sto iniziando ad avere degli eredi…

Ci sono autori a cui si ispira nella stesura delle sue opere? E quali sono i suoi autori preferiti?

Clive Cussler per le grandi avventure, Michael Chricton per gli elementi scientifici, Stephen King per l'aspetto horror. Ma anche Douglas Preston e Lincoln Child, e moltissimi altri.

Vorrei chiederle notizie anche sulla sua produzione di fantasy, che firma con lo pseudonimo di James Clemens. I suoi fans qui in Italia vogliono sapere se ci sono contatti per la traduzione nel nostro paese anche di queste saghe fantastiche.

Non ne so ancora nulla, ma naturalmente ne sarei felice.

Infine, per chiudere questa intervista le proporrei una specie di gioco. Le sottoporrò una serie di aut/aut tra cui dovrà scegliere, volendo giustificando le risposte.

Quantità o qualità?

Come scrittore, la qualità. Perché mi propongo ogni volta di scrivere un romanzo migliore del precedente.

Come lettore, la quantità, perché sono avido di letture.

Semplicità o complessità?

Sia come scrittore che come lettore, la semplicità. Non credo che la complessità si presti ai miei romanzi: pur essendo articolati, la loro trama è semplice.

Hemingway o Tolkien?

Tolkien. Lo leggevo da ragazzino e conservo ancora ricordi bellissimi, perché ti trasporta in un mondo completamente nuovo e diverso.

Ellroy o Jim Thompson?

Ellroy. Perché non ho mai letto Jim Thompson.

Traduzione o lingua originale?

Lingua originale. Purché sia nell'unica lingua che, oltre alla mia, sarei in grado di leggere un po': il tedesco.

Nel ringraziarla per la simpatia con cui si è sottoposto al mio interrogatorio, la invito a qualche click sulla nostra rivista, anche se al momento è rigorosamente in italiano.