Bologna, anni Settanta. Al Pilastro, quartiere a rischio, due esclusi si incontrano e diventano compagni di strada. Mentre il doppio crimine che fa da sfondo alle indagini di Sarti Antonio, sergente, rivela il volto di una comunità che preferiva ignorare i propri lati piú bui. Questa la trama dietro a Passato, presente e chissà, romanzo da poco uscito presso Einaudi Stile Libero Noir che vede ancora protagonista il celebre sergente bolognese.

Sarti Antonio viene incaricato di sorvegliare Palazzo Re Enzo, dove si svolge una mostra numismatica con preziosi reperti provenienti da tutto il mondo. Un brutto mattino scopre che le tre piú rare e preziose monete hanno misteriosamente preso il volo, e il sergente viene sbattuto per punizione a pattugliare il Pilastro, zona a rischio della periferia di Bologna.

Ed è in quel «ghetto» che Sarti Antonio, una notte, incontra l'undicenne Claudio Reni, detto Claus, intento a smontare e rubare le gomme da un'auto. Da questo incontro nasce un'amicizia vera. Ma sarà sempre il Pilastro a segnare il destino di Claus e a suggerire al sergente la via per ritrovare le monete scomparse…

Così l'autore, Loriano Macchiavelli, presenta l'opera ai suoi lettori di oggi.

«La prima edizione di Passato, presente e chissà è del febbraio 1978, Garzanti. Sono passati quasi trent'anni, ventinove, e ritengo necessario dare al lettore alcune informazioni su come eravamo. Qualcuno non c'era e non può sapere. Io c'ero e so.

Troverete una Bologna nella quale i mezzi pubblici erano gratuiti. Ultimi effetti del '68. Troverete nomi di personaggi allora tristemente famosi e che oggi nessuno sa più chi siano anche se di guai e danni ne hanno fatti e come; troverete il movimento femminista in piazza a protestare; troverete che, se pure siamo nel 1978, ci sono dei cellulari: servivano per il trasporto dei detenuti, non per comunicare. Il significato delle parole cambia.

Troverete l'ottoecinquanta Fiat, che Sarti Antonio avrebbe ancora se non gliel'avessero bruciata proprio in questo romanzo. Troverete che si poteva andare in vacanza al mare o ai monti per diecimila lire al giorno. Cinque euro di oggi!

Troverete un quartiere di Bologna, il Pilastro, che era uno dei luoghi più malfamati della città. Non per colpa di chi l'abitava, ma per colpa di chi l'aveva trasformato in ghetto. Se passate da queste parti, andate a dare un'occhiata al Pilastro di oggi e vedrete la differenza. Allora era disperso nei campi della periferia, quasi un paese costruito per dare un tetto agli extracomunitari di allora: la gente del Sud. Quello che leggerete qui è il ricordo di quel Pilastro, una sua foto.

Ci sono alcune frasi nel romanzo che, lette oggi, fanno pensare. Dice Felice Cantoni a Sarti Antonio, riferendosi al Pilastro: «Quella gente [...] se potesse, ci ucciderebbe [...] perché siamo questurini». Al Pilastro hanno poi effettivamente ammazzato. Tre carabinieri. Solo che a sparare sono stati dei poliziotti e la gente del Pilastro non c'entrava per nulla. Una delle tante stragi della Uno bianca.

La Tv, per non correre rischi e per mantenere la sua nota imparzialità, trasformò il Pilastro in un quartiere inesistente di una città inesistente. La Tv, ecco: la copertina della prima edizione di questo romanzo aveva un fotogramma preso dallo sceneggiato televisivo tratto dal romanzo. Una fascetta avvertiva: «Da questo romanzo è stato tratto liberamente lo sceneggiato televisivo Sarti Antonio brigadiere». Cosa c'entra il brigadiere televisivo con il sergente dei miei romanzi? Faccio notare che il liberamente che appare nella fascetta, l'ho voluto io dopo aver visto le quattro puntate. Non volevo essere confuso con i televisionari. A ognuno le proprie responsabilità e i propri meriti. Se ce ne sono.

Il che mi porta a fare alcune considerazioni. Intanto è il mio primo romanzo che diventa televisione: quattro puntate per Rai Due. Dopo sono seguiti altri film per la Tv. In tutto, credo, più di venti. Scopro che Sarti Antonio, sergente, partecipa a gare di corsa su pattini a rotelle. Imparo che la televisione è meglio perderla che trovarla. Che chi fa fiction televisiva è troppo attaccato alla realtà e all'autocensura e io non potrei assolutamente mettermici. Infatti non mi ci metto.

Per gli amanti delle curiosità, il primo Sarti Antonio era Flavio Bonacci. Poi è venuto Gianni Cavina. Rosas era Massimo Dapporto, credo alla sua prima esperienza televisiva importante. Poi c'è stato Tino Schirinzi. Felice Cantoni era Armando Marra. Poi ci fu Calaciura, cambiato, chissà perché, da Cantoni in Iaccarino. Non andava bene Cantoni? Sono i misteri della Tv.»

Loriano Macchiavelli, bolognese, è uno dei fondatori del noir italiano.

Einaudi Stile libero sta riproponendo con successo tutta la serie di romanzi con protagonista Sarti Antonio. Sono usciti finora: Fiori alla memoria (2001), Ombre sotto i portici (2003), Le piste dell'attentato (2004), Sui colli all'alba (2005) e Cos'è accaduto alla signora perbene (2006).