E' come un cerchio il film tv che Alberto Negrin sta girando in Sicilia, L'ultimo dei Corleonesi, dedicato ai tre super boss della mafia. In un bel palazzo secentesco, rovinato dall'incuria del tempo, nel centro di Santa Croce Camerina, dove le colline di Ragusa digradano verso il mare, si gira una scena del '58: Luciano Liggio, interpretato da Stefano Dionisi, festeggia in un bordello l'uccisione del boss Michele Navarra (Emilio Bonucci) di cui ha preso ora il posto, diventano il nuovo padrino della zona. Con lui vuole i due amici di sempre, recalcitranti alla festa eppure obbligati, Toto Riina (Marcello Mazzarella) e Bernardo Provenzano (Davide Coco). E' l'ultima settimana di riprese per il film tv prodotto dalla Palomar di Carlo Degli Esposti (che proprio da queste parti si appresta a girare a primavera i nuovi episodi del commissario Montalbano) per Rai Fiction, in onda presto su Raiuno. E con due premi Oscar nel cast tecnico: il musicista Ennio Morricone e il truccatore Manlio Rocchetti.

"E' una storia di potere e tradimenti, di conquista del potere e della paura di perderlo", dice Negrin sul set. La sceneggiatura, scritta da Laura Toscano e Franco Marotta, con la supervisione del giornalista della Stampa Francesco La Licata, "non lascia spazio alla fantasia. Tutto è documentato, tutto é basato sui fatti come è nel mio stile. La vicenda dei tre boss è talmente ricca e interessante che è proprio uno di quei casi in cui la realtà supera la fantasia, e infatti in questo film tutti si chiamano con il loro vero nome". Il film è ricco di azione, denso di fatti: parte con il '48, con l'omicidio di Placido Rizzotto e poi, passando per l'omicidio Dalla Chiesa (Rodolfo Corsato), il maxiprocesso, l'arresto di Riina, arriva alla cattura di Provenzano e si chiude con l'incontro nel carcere di Terni con il procuratore Pietro Grasso (Franco Castellano). Senza dimenticare anche alcune vicende private, come il matrimonio di Riina con Ninetta Bagarella (Federica De Cola) e l'incontro di Provenzano con Saveria Benedetta Palazzolo (Raffaella Rea).

"Mi interessa raccontare non tanto la denuncia della criminalità organizzata ma spiegare come complesso e complicato é il mondo mafioso nelle sue relazioni. Non è tanto il male contro il bene o il solito poliziotto a caccia del superboss, mi interessa piuttosto il clima, l'atmosfera del tutto contro tutti, dell'attesa del prossimo tradimento, del guardarsi le spalle, senza mai dimenticare i fatti. Per quello che ho letto, nessuno di loro era come si mostrava". Sul set, tra Ragusa, Scicli, Donnalucata e Donna Fugata, "nessun problema per il tema trattato". Su una cosa Negrin vuole essere chiaro: "da come è costruito il film non ci può essere minimamente un'adesione sentimentale verso i personaggi, nessuna mitizzazione". Mediaset ha quasi ultimato un'analoga miniserie diretta da Marco Risi tutta incentrata su Provenzano (Michele Placido) e la sua cattura.

"Lo spettatore - conclude - è affamato di storie vere, non farà difficoltà a vederli entrambi. Del resto ci sono già esempi famosi, i due padre Pio, papa Wojtyla ecc.".