911 minuti per scrivere un racconto, giallo, noir o poliziesco. Questo è il succo di Tiro Rapido, seconda edizione dell'originale competizione letteraria organizzata da Porsche, Primosic e Noir Magazine (vedi notizie/3624). Come l'anno scorso ThrillerMagazine ha fatto un salto all'eliminatoria bolognese, anche questa volta (vedi notizie/1042) ambientata nello storico locale della Cantina Bentivoglio.

I contendenti, circa 25, si sono dati appuntamento fin dalle ore 10 di lunedì 6 novembre per prendere posizione ai terminali, ascoltare le due tracce tra cui scegliere e poi iniziare di buona lena a scrivere. Ma chi sono questi ardimentosi partecipanti alla sfida? Lo abbiamo chiesto a Tommaso Pezzato, che per conto di Primosic cura parte dell'organizzazione.

"Gli sfidanti - ci ha detto - sono abbastanza giovani, con una media sui trent'anni circa. Un quinto del gruppo è composto da persone che avevano già partecipato alla prima edizione. Abbiamo le professioni più svariate: studenti e impiegati, ma anche due carabinieri (tra cui un comandante), un professore universitario, un montatore cinematografico, un giornalista e altri ancora".

Due le tracce fornite dall'organizzazione per questa eliminatoria direttamente da Matteo Bortolotti, scrittore e sceneggiatore bolognese, qui in veste di rappresentante di Noir Magazine. L'autore di Questo è il mio sangue ci ha raccontato quali erano le proposte su cui lavorare.

"La prima traccia è 1945-2006: la resa dei conti. Pensiamo in particolare agli scontri politici fra destra e sinistra avvenuti nel dopoguerra, specie a Bologna. La seconda traccia invece è 1983: un delitto al DAMS. Il riferimento è al delitto Alinovi".

Ma - abbiamo chiesto - non saranno temi troppo difficili?

"Il primo in realtà lascia abbastanza libertà.

Il secondo è in effetti più difficile da sviscerare, per questo nell'introdurre le tracce ho letto brani da Macchie di rosso di Luigi Bernardi. Ma questa traccia è più interessante. Si rifà alla rovinosa pochezza degli anni '80, in cui o eri vincente da subito o non eri nessuno. Ci sono un sacco di ghetti da esplorare: la new wave, il punk, lo stesso DAMS o la corrente artistica "enfatista". E poi, l'assassino colpevole di questo delitto probabilmente è ancora in giro..."

E quali sono le prospettive che un concorso come Tiro rapido fornisce ai suoi partecipanti?

"Tante. La visibilità su Noir Magazine, intanto, dato che la rivista pubblicherà il racconto vincitore. Poi l'interfacciarsi a tu per tu con scrittori professionisti e operatori del settore. Ma soprattutto è fondamentale l'incontrarsi, il poter entrare in contatto con altre persone che condividono l'amore per la scrittura".

"E poi - interviene di nuovo Pezzato - la Porsche davvero... porta in giro i suoi autori. Come l'anno scorso ci sarà un tour promozionale dedicato ai vincitori".

Un'ultima domanda a Bortolotti, cui chiediamo se si sia mai sottoposto a sessioni di scrittura forzata come quelle che in questo momento vedono impegnati gli sfidanti di Tiro rapido.

"Tutti i giorni, dipende da quanto pagano...! Parlo soprattutto del lavoro di sceneggiatore. E' normale, si fa più per urgenza di chiudere un cerchio che per altro. Bisogna sforzarsi di terminare il testo anche quando non si ragiona più".

Ringraziamo Pezzato e Bortolotti ed entriamo nella sala della Cantina Bentivoglio per fare quattro chiacchiere con i partecipanti.

Il primo con cui parliamo è Andrea Testa, un giovane carabiniere scrittore (già autore di due romanzi, La liberazione e il Massacro e Le stanze, di cui riparleremo).

Andrea ha optato per la prima traccia: dopo un'ora di lavoro - lo abbiamo infatti incontrato verso le 11 - definisce il suo racconto come "inesistente". In realtà ha passato mezz'ora per decidere quale delle due tracce adottare e, prima che lo disturbassimo, stava delineando i personaggi. La sua storia ruoterà attorno a un padre, un figlio e la fine di una carriera, ma saperne di più al momento è davvero impossibile. Andrea non nasconde la sua emozione per l'atmosfera del concorso. "Sembra di stare a scuola - ci racconta - con i banchi, il silenzio, la concentrazione... ma non credo comunque che userò tutto i 911 minuti, non riesco a stare fermo per così tanto". E poi alle 19 arriva l'ospite d'onore Giorgio Faletti: quale occasione migliore per incontrarlo? Andrea ci fa notare una certa affinità tra Faletti e le forze dell'ordine, ancor prima che si mettesse a scrivere polizieschi: la sua canzone Minchia, signor tenente è ben nota. E lo è altrettanto, aggiungiamo noi, la sua storica interpretazione di Vito Catozzo ai tempi del Drive In...

Ringraziamo Andrea e andiamo a disturbare un altro sfidante, Valerio Grutt.

Valerio è un artista a 360° - poeta, regista, musicista, agitatore culturale e qualcos'altro ancora - che al momento ha in cantiere un romanzo surreale: Valerio Grutt, Superstar non ancora famosa. Storia di un uomo che diventò la città di Tokyo. Con un titolo del genere non possiamo davvero fare altro che sostenerlo! Qui a Tiro rapido sta scrivendo un racconto in linea con il suo stile, che parla di un uomo e del suo cane, entrambi componenti di un complesso musicale chiamato appunto "Il cane e Johnny". Il racconto segue la traccia sul delitto Alinovi, prendendolo però come spunto, senza attenersi strettamente alla storia (che Valerio pure conosce). Restano, questi sì, i misteri che si celano nell'oscurità dei portici di Bologna. Una frase del personaggio di Valerio ci è piaciuta particolarmente: "vorrei che il buio fosse commestibile, così da essere io a divorarlo".

L'ultimo partecipante con cui facciamo qualche chiacchiera è Simone Togneri, vecchia conoscenza di ThrillerMagazine (del suo romanzo Dio del Sagittario abbiamo già parlato in libri/3615 e rubriche/3843).

Simone è venuto a Bologna fin dalla sua città, Lucca, perché era la tappa più comoda da raggiungere. Anch'egli ha scelto la prima traccia. "Dopo un po' di riflessione - ci riferisce - il tema del '45 mi evocava immagini del mio territorio, sul quale transitava la linea gotica. La mia famiglia inoltre ha numerosi trascorsi relativi a quel periodo e una quantità di aneddoti. Il patrimonio di storie c'è già, adesso aspetto di vedere cosa mi racconteranno i personaggi". Non c'è che dire, il tocco lieve di Simone si avverte già anche solo in questo approccio, per cui non si costringono i personaggi a parlare, ma si aspetta che siano loro a farsi avanti.

Ma è il caso di non disturbare oltre e lasciamo i partecipanti a continuare i loro racconti. Intanto qui a ThrillerMagazine aspettiamo di sapere chi saranno i finalisti uscenti dalle varie eliminatorie: per ora un "in bocca al lupo" se lo meritano proprio tutti.