Carla sa che non sono il tipo che si lascia suggestionare e mi guarda come farebbe una sorella preoccupata. Poi accenna un sorriso. Scappa anche a me. Sempre così. Anche da ragazzine. Lei cominciava a ridere, io facevo altrettanto e poi non si finiva più dalle risa, come due ubriache. Anche adesso: ridiamo e beviamo. Grazie Carla, mi sento più tranquilla. Certo, perché proprio io? Carla però torna a squadrarmi seria, da professionista.

“Ma, la donna, l’hai vista in faccia?”

Rispondo di no, anche se mi sembrava una che le somigliasse, e che magari hanno ragione le nostre gloriose forze dell’ordine, che mi sono inventata tutto per suggestione!

“Be’, meglio così, sa”, dice poi Carla imitando la voce di un uomo al telefono, “la menopausa può giocare brutti scherzi!” Come nelle comiche di Stanlio e Ollio prendo la mia amica a borsettate sbraitando che la menopausa ce l’avrà lei! Per un po’ ci divertiamo a fare le sciocchine e sdrammatizzo sotto l’effetto dell’alcol finché non mi viene da chiederle chi fosse il tizio che la fissava.

Carla si avvicina al mio orecchio. “Quello là, vedi?, quello con i baffi e i capelli un po’ arruffati con il vestito grigio topo comprato al supermercato. Soggetto interessante, eh?”

Dio! E’ uno di quelli della macchina e le faccio notare che sta proprio guardando da questa parte!

“Ma, sei sicura? E adesso?”

La imploro di far finta di nulla e di accompagnarmi subito da Giorgio, al ristorante.

“Va bene, però ascoltami, Daniela, qualsiasi cosa succeda, io… sono sempre la tua migliore amica, okay?”

Rispondo okay, ma mica capisco cosa voglia dirmi!

Il secondo suono della I

è quello della semiconsonante

anteriore o palatale

che si può avere solo davanti

a vocale diversa da I.

“Capisci Giorgio?, era lui! Uno di quelli che avevo visto dalla finestra.”

Giorgio intreccia le dita sotto il mento poggiando i gomiti sul bordo del tavolo e mi ascolta con interesse, sono la sua topolina, certo, lo sono sempre stata, ma questa storia gli sembra così strana. Cosa vorrebbero da me quei due? E quella donna? Chi sarà? Che non stia a parlarle del maniaco, per carità! Il cameriere si avvicina per il menù. Giorgio sa benissimo cosa mi piace e ordina al mio posto. Quando il cameriere si congeda osservo il mio uomo. E’ davvero attraente, elegante, alto, con ancora tanti bei capelli. Gli prendo la mano e con l’indice strofino i gemelli d’oro che spiccano dal polsino della camicia.

“Insomma, tesoro, non mi credi?”

“Amore, certo che ti credo, ma probabilmente hai trascorso una brutta giornata al lavoro e potresti prendere qualche giorno di ferie…”

Ecco. I maschi. Gli uomini pensano sempre che le donne siano tutte delle oche. Animali da sesso, casa e riproduzione. Ritraggo la mano, indispettita. Figurarsi! L’unica cosa che mi sa dire è che sono un po’ stressata. Giorgio però è un uomo molto intelligente. Sa leggere tra le righe e cerca sempre di rimediare. Ci tiene, a me.

“Comunque, Daniela, domani vado a parlare con quel mio amico della polizia. Che ne pensi?”

Rispondo con un bacio dolce e sorridente finché non arriva il cameriere con due piatti fumanti e profumati.

“Risotto allo zafferano, più giallo di così…” E’ spiritoso mio marito, è anche per quello che l’ho sposato, dieci anni fa.

E’ bello mentre mangia: ha classe, muove dolcemente le labbra mentre si agitano i nervetti delle mascelle. Capisco anche quando vede una donna. Deve essere una che gli piace molto. I suoi occhi diventano ballerini, si gonfiano, le palpebre sbattono, la masticazione rallenta. Lo so che si trattiene, perché sa che non mi piace che lui guardi le altre… Mi assesto il tovagliolo sulle gambe e mi volto lentamente, non mi va di fargli una scenata. Voglio proprio vedere se è così bella…

Ma non c’è nessuna donna. C’è l’altro uomo, invece, quello della macchina. Mi sorride un po’ imbarazzato. Poi si alza di scatto fuggendo verso l’uscita. Mi volto verso mio marito alle prese con gli ultimi chicchi di riso.

“Cosa c’è, Amore?”

“Giorgio, uno di quei due è qui. Fa’ qualcosa.”

Il terzo valore della I

è quello di segno distintivo

della pronuncia dolce di C, G, GL, SC.