Altro che "White Christmas"! E' decisamente un Noël "noir" quello che il Giallo Mondadori ha portato in edicola a dicembre, traducendo La nuit de la dinde, di Serge Quadruppani.

Dopo aver letto il romanzo d'un fiato, ho cercato l'autore via mail. Ne è venuta fuori questa intervista, per la cui realizzazione – oltre a Serge, ovviamente - ringrazio la gentilissima Maruzza Loria che, da fedele e apprezzata traduttrice italiana di Quadruppani, ha contribuito pure a questo articolo.

Serge, in questi giorni di dicembre, il Giallo Mondadori propone il tuo La Notte di Babbo Natale (La Nuit de la dinde). Un romanzo che si legge d'un fiato, ma si dimentica difficilmente. Vuoi parlarcene tu?

Un Babbo Natale suona alla porta della famiglia modello borghese della provincia francese (coppia con due bambini) che si prepara a festeggiare la dolce, santa notte attorno a un tacchino e a molte altre vettovaglie in compagnia di alcuni notabili della zona.

In effetti, il Babbo Natale è un ex alto grado  di una compagnia di security che, disoccupato, ha deciso di applicare le sue conoscenze prendendo  in ostaggio il padrone di casa, direttore di una banca locale e tutti i suoi ospiti, nell'attesa di farsi aprire la  cassaforte della banca l'indomani. Per passare il tempo, costringerà gli invitati a un terribile gioco della verità che rivelerà i segreti più vergognosi di ciascuno: una radiografia della miseria morale nell'ambiente medio-borghese dell'Europa all'inzio del XXI secolo...

Una trama classica (L'angelo nero + A porte chiuse) con un tocco delirante dovuto alla modernità tecnologica e alle sue nevrosi.

 

Tra i tanti motivi d'interesse della Notte di Babbo Natale, vorrei soffermarmi su uno in particolare: l'infanzia. Sarà perché ho un figlio di quasi sei anni, e quindi vivo da padre anche la mia passione per la lettura e la scrittura, ma tra i tanti temi sociali e umani presenti - in modo dichiarato o meno - nel tuo libro ho trovato in qualche modo predominante quello dell'infanzia. E' stato così solo per "questo" lettore, o è davvero un effetto della volontà dell'autore? La dedica ad inizio romanzo ("Per Pauline, quando sarà grande") mi fa pensare.

Evidentemente, c'è la volontà dell'autore di porre il bambino, in particolare la bambina, con la sua immaginazione non ancora del tutto colonizzata dalla società dello spettacolo, come la sola scappatoia di fronte alla barbarie (del killer e dei genitori).

La Notte di Babbo Natale è un ottimo soggetto da portare al cinema. La sceneggiatura è quasi bella e pronta. Non solo. Personalmente, vedrei azzeccato un adattamento teatrale. Tanto più che lo svolgimento, per certi versi, mi ricorda una piéce teatrale... O sto dicendo una solenne baggianata?

Hai ragione, sto aspettando delle proposte.

Prima di questo in Italia hai pubblicato L'assassina di Belleville (La forcenée), La breve estate dei Colchici (Colchiques dans le prés), l'antologia AA.VV. 14 colpi al cuore (Portes d'Italie) e Alla tavola di Yasmina (Yasmina), con Maruzza Loria. Com'è andata l'accoglienza da parte del pubblico italiano?

I libri pubblicati nei Gialli Mondadori hanno conosciuto il destino abituale di questa collezione: distribuiti in gran numero nelle edicole e presto scomparsi. Alla tavola di Yasmina gode di un grazioso successo, grazie alla presenza (nel libro e in Italia) del mio buon angelo Maruzza.

L'assassina di Belleville chiude una trilogia che comprende Y e Rue de la Cloche. La Mondadori ha pubblicato questo terzo romanzo senza i primi due. Io ho letto solo quello tradotto, e ne sono rimasto coinvolto anche senza conoscere i prodromi della vicenda narrata. Però vorrei sentire da te, onestamente, quanto incide questa mancanza dei due episodi precedenti sulla lettura de L'assassina di Belleville.

Incide soltanto per il fatto che vi perdete altri due bei romanzi (senza modestia esagerata), e perché il protagonista Emile K., il superpoliziotto svitato, conosce un'evoluzione che varrebbe la pena seguire dal primo al terzo romanzo. Per la comprensione del romanzo stesso, non cambia molto.

In Italia sei conosciuto e apprezzato come autore noir. La tua bibliografia è però varia: per esempio, troviamo un testo erotico (Je te dirai tout), uno di letteratura generale (Les Alpes de la Lune), una trama con elementi di spionaggio (Le sourire contenue) e due romanzi storici. Mi pare che nessuno di questi sia stato tradotto in Italia, ma di certo fra i nostri amici ce ne sono vari la cui conoscenza della lingua francese consente di apprezzarti in lingua originale. Vuoi raccontarci qualcosa di questi libri? 

Posso solamente dire che i miei libri sono come miei figli: li amo tutti, anche se so che alcuni possono piacere più di altri a questa o quella persona.

Per esempio, Je pense donc je nuis (Penso, dunque nuoccio), libro il cui eroe è un cattivo assoluto che fa del male perché ama fare ciò, mi sono molto divertito a scriverlo, e ho incontrato dei fans di questo libro, persone che l'hanno veramente adorato, e altrettanti che ne sono stati orripilati: l'humour nero di questo libro è sfuggito loro e dei vecchi rimasugli di pensiero staliniano hanno anche spinto certuni a vederlo come una cosa cripto-fascista (ma non c'é limite all'imbecillità umana). Il mio romanzo erotico è, in generale, piaciuto più alle donne (loro hanno saputo vederne l'essenziale: una dichiarazione d'amore), meno agli uomini (che non erano contenti che le fantasie descritte non corrispondessero al loro personale repertorio). Les Alpes de la Lune (Le Alpi della Luna) è un grosso libro complesso, che un ristretto numero di persone piazza molto in alto nel panorama letterario francese e un numero infinitamente più vasto ha completamente ignorato. Bene, ma non posso raccontare tutto, la cosa migliore sarebbe che tu facessi tradurre le mie opere complete in italiano. 

Parliamo un po' degli altri, adesso. Il mercato editoriale italiano stampa vari autori francesi attuali. Certo, si tratta principalmente di esponenti della littérature blanche noti internazionalmente, ma vengono proposti anche narratori di genere, sia esso il noir, il thriller, la fantascienza, il fantasy, eccetera. Insomma, i vari Grangé, Dantec, Manchette, Brussolo, Wagner, Lehman... tanto per fare qualche esempio a caso. C'è (sicuramente c'è...) qualche tuo collega francese di cui caldeggeresti appassionatamente la traduzione in Italia? Che consigli insomma ai lettori di procurarsi senza esitazione, magari in originale, e ai nostri editori di pubblicare anche se magari non si presenta con le tirature dei best-seller?

Nel noir, innanzi tutto, c'è Jean-François Vilar, di cui due soli romanzi (credo) sono stati tradotti in italiano, e di cui bisognerebbe tradurre urgentemente tutta l'opera completa. Quindi, un autore come  Jérôme Leroy,  a metà strada tra  fantascienza e noir, Michèle Lesbre, Gérard Delteil, e tutti quelli che sono nella mia antologia meriterebbero di avere uno o due o più libri tradotti... Ma gli editori italiani sono come i francesi: in generale, prendono ciò che ha molto successo senza cercare oltre, e poi i traduttori sono così mal pagati che bisogna avere la fortuna di capitare su una Yasmina Melohua (la traduttrice di Pennac) o una Maruzza Loria perché i lettori possano gustare il vero sapore dell'autore...

Per ThrillerMagazine curo una rubrica intitolata "Spie nel mirino", dedicata alla narrativa di spionaggio, per la quale intanto affronto la produzione italiana. Quando si parla di spy story in Italia, non si può non fare i conti con Segretissimo, la collana da edicola, "sorella" del Giallo Mondadori con cui condivide la direzione editoriale (assieme alla fantascientifica Urania), che da più di quarant'anni propone trame spionistiche. Fin dagli anni 60, molti dei titoli proposti da Segretissmo sono stati firmati da autori francesi, che in effetti padroneggiavano questo tipo di spy-story improntata ad un escapismo brillante (esotismo, avventura, evasività, sì, ma anche la dovuta attenzione alla documentazione e all'attualità geopolitica). Negli ultimi anni, complice anche la periodicità mensile piuttosto che quattordicinale, questa presenza è ormai ridotta a Gérard de Villiérs col suo SAS, e, saltuariamente, a Robert Morcet. Siamo noi che traduciamo meno, oppure il genere è in contrazione sul mercato francese? Gli attuali autori di punta?

Non conosco neanche Robert Morcet. Gérard de Villiers è un militarista razzista di estrema-destra. Penso che anche i militaristi-fascisti-razzisti hanno il diritto di scrivere e di pubblicare.

Ma meno talento hanno e più l'ideologia è pesante. Nel caso di de Villiers il suo talento si limita a una buona documentazione, fornita spesso dai suoi amici dei "servizi" (dunque è una documentazione molto poco attendibile dal punto di vista delle spie che l'hanno informato). Ma va bene, suppongo che anche nella Lega ci sono persone che ogni tanto leggono. Comunque, tutto ciò non appartiene al mio universo.

Per il resto, il genere "spionaggio" mi sembra piuttosto sparito in Francia.

Le sourire contenu (Il sorriso contenuto) è piuttosto un romanzo d'avventura (da New York al Vietnam alla Cambogia a Hong  Kong e New York) che un romanzo di spionaggio.

Ti sei dato un sacco da fare per far conoscere numerosi scrittori italiani in Francia. Uno sforzo che ritieni produrrà ulteriori sviluppi? L'interesse del pubblico è ancora vivo?

Penso di sì. La collana italiana presso Métailié procede bene. Abbiamo pubblicato: Andrea Camilleri, Sandrone Dazieri, Giulo Angioni, Giuseppe Montesano, Maurizio Braucci, Michele Serio, Massimo Carlotto, Loriano Macchiavelli, pubblicheremo De Cataldo, Wu Ming 1 (spero, se le trattative vanno in porto), Francesco Ciccio, Grazia Bersani... Tutto questo non darà forse cifre straordinarie di vendita, ma si è trovato un pubblico che apprezza e acquista questi "italiani".

Bleu, blanc, sang (Blu, bianco, sangue) – del 2002 – è un'antologia tutta francese che tu hai curato. Ci sono possibilità di vederla pubblicata da noi?

Doveva essere pubblicata dai Gialli Mondadori, poi l'editore ha cambiato idea. Sto cercando un altro editore.

 

Portes d'Italie (l'antologia di autori italiani che hai curato per il mercato francese e che poi il Giallo Mondadori ha proposto in edicola come 14 colpi al cuore, con qualche ritocco e qualche esclusione che ha lasciato "perplessi" alcuni) potrebbe avere un seguito?

Non dipende da me, ma dagli editori.

Dalla parte francese, abbiamo fatto uno sforzo notevole per fare conoscere gli autori italiani in Francia, non mi pare che  in Italia ci sia une sforzo paragonabile...

Sempre come curatore, se ti proponessero un'antologia... chiamiamola Euronoir, che riunisse scrittori noir da tutti i paesi del continente, rifiuteresti, trovandola un'idea infelice, oppure affronteresti il compito con sincero entusiasmo?Parlo soltanto l'italiano e l'inglese, da solo non ce la farei. Ma con una squadra multilingue, sarebbe bello. Ma, ancora una volta, dove sono gli editori?

 

Lo so, te lo chiedono sempre e sarai stufo di ripeterlo: fai dunque uno sforzo e racconta anche ai lettori di TM qualcosa sul tuo lavoro di traduttore, in particolare degli autori italiani.

Provo a fare sentire le particolarità della lingua di ciascun autore.

Ovviamente è più facile con Valerio Evangelisti che con Camilleri. Non esito a violentare il francese, a usare gerghi diversi (secondo i bisogni: gergo giovanile, regionale (marsigliese), della malavita degli anni 50 e dei delinquenti di oggi) e parole inventate, provando a storpiare il francese per fare capire, per esempio, come parla Catarella nella serie Montalbano.

Ci dai un appuntamento per un tuo nuovo romanzo?

Nel 2006, in Francia escono tre romanzi: a gennaio, un romanzo di "letteratura generale": Vénénome, presso Métailié; a marzo un piccolo noir per bambini da Syros, Il y a quelqu'un dans la maison; ad aprile, un romanzo di fantascienza (con una dedica a Carlo Giuliani): Nausicaa Forever. Aspettiamo le proposte degli editori italiani...

Nel salutarti, ti costringo ad un ultimo sforzo. Fatti la domanda che aspetti da tante interviste, ma che nessuno ti ha ancora posto! Sempre che ci sia... ;-)

Non posso... mi piacerebbe leggere una bella domanda veramente cretina, per incazzarmi un po' ma ormai, mi incazzo sempre più raramente. Colpa della televisione e della politica (scusate la ridondanza) che hanno esaurito la mia capacità di collera... Ma no, aspetta, una cosa: mi piacerebbe una domanda sul caso Battisti e sull'amnesia da parte della sinistra istituzionale italiana a proposito delle leggi speciali e dei vergognosi processi contro l'estrema sinistra negli anni 70-80. Ma so che di questo non si può parlare: questa vostra sinistra (la nostra non vale di più, intendiamoci), ha fatto dei magistrati i "supereroi" che devono sopperire a una piccola lacuna della cosiddetta sinistra: l'assenza totale di un progetto di società diverso dall'ultraliberalismo.