Il plot di Aeon Flux deriva dalla omonima serie a cartoni prodotta da MTV, disegnata e creata da Peter Chung che diede i natali anche alla versione animata di Alexander. La longilinea e scattante Charlize Theron, inguainata in lycra nera come il nuovo colore di capelli, si prende una pausa acrobatica dai ruoli emotivi che ne hanno rivelato il talento recitativo e cerca di spettacolarizzarsi novella vendicatrice. Nel film di Karyn Kusama è una killer professionista al servizio della Resistenza, i Monican, che combatte il regime instaurato da Trevor Goodchild (attenzione, il cognome svela molto sulla morale della favoletta), scienziato che ha debellato un’epidemia mortale e trasformato la fetta di mondo rimanente dopo la devastazione, in una sorta di zoo protetto dall’esterno. Messaggi cifrati tra i baci e nell’acqua, addestramenti, calci, evoluzioni e contatti telepatici sono il pane per sopravvivere all’apatica quiete indotta nella metropoli del 2415. Le atmosfere rarefatte, algide e tecnologiche potrebbero affascinare ma alla prima avvisaglia di allarme nella trama, si squagliano come ghiaccio nella savana. Si scoprono retroscena di esperimenti, tradimenti, clonazioni intrisi di passaggi oscuri: memorie e ricordi che si interrompono e si riprendono in barba a ogni logica. Assente quel misto di sensualità e morbosità che la serie originale possedeva, nonostante gli sforzi di riscaldare l’attenzione con duelli e scontri coreografati su fondali tristemente kitch, lontani mille miglia da quelli effettuati dalla Sposa, sorelle e sorellastre in azione comprese. Ci si avvia balzando maldestri da una scena all’altra sino allo stucchevole finale: che la melassa faccia il suo mestiere, annegando quel che resta.