Terminato Un caso di coscienza 2, andato in onda su RaiUno in prima serata dal 29 dicembre al 19 gennaio, confessiamo che siamo anche noi alle prese con un caso di coscienza (critico-televisivo).

L’antefatto.

Il giallo, nelle infinite gradazioni che ha assunto nel nostro paese, in letteratura prima e nella fiction televisiva poi si è sempre trovato di fronte a un dilemma: da un parte la tentazione di imitare i modelli statunitensi (e qualche volta europei) per venire incontro senza grossi problemi ai gusti del pubblico; dall’altra l’ambizione di creare una tradizione autoctona che declinasse secondo le nostre tradizioni culturali il verbo poliziesco.

Il fatto.

Da noi in tv, come abbiamo più volte avuto modo di sottolineare, da tempo prevale la miscela “giallo + commedia”, con gradazioni diverse, (dalla quasi-farsa delle varie stagioni di Carabinieri alla commedia d’autore con Il maresciallo Rocca e Il commissario Montalbano), generalmente con un’ambientazione provinciale che serva di ancoraggio alla vocazione nazionale del prodotto. E quando l’azione si svolge in città, ecco scattare (per esempio in Distretto di polizia) l’arma della cadenza regionale che attenua la spersonalizzazione della grande metropoli.

Il (primo) caso di coscienza.

Tre anni fa, dopo il successo di Sospetti, in cui l’attore Sebastiano Somma vestiva i panni dell’abile e fascinoso magistrato Luca Bartoli, si pensò bene di fargli saltare la barricata e di proporlo come l’avvocato Rocca Tasca in Un caso di coscienza: da perfido arrivista in un importante studio triestino a paladino dei meno fortunati. Era già accaduto a Gigi Proietti fare l’avvocato Porta, lasciando temporaneamente i panni dell’amatissimo Rocca, ma lì c’era di mezzo la concorrenza televisiva: il maresciallo appariva in Rai e l’avvocato in Mediaset. Qui invece la concorrenza è tutta interna alla Rai. Domanda (retorica): può un attore interpretare credibilmente ad anni alterni un magistrato e un avvocato? Risposta (scontata): in Italia sì, basta che, incurante della verosimiglianza e del rispetto delle procedure giudiziarie, combatta a spada tratta per il Bene e (possibilmente) l’Amore.

Il (secondo) caso di coscienza.

Arriva la seconda serie con l’ineffabile Tasca, coadiuvato dalla sensuale avvocatessa Alice (l’attrice Loredana Cannata), sua ex compagna e rivale professionale e dal detective Virgilio (il bulgaro Stephan Danailov) e subito gli interrogativi si moltiplicano.

Perché ambientare la serie a Trieste quando del capoluogo giuliano ci restano una manciata di scorci formato cartolina? Solo per ottenere i finanziamenti dalla Regione Friuli-Venezia Giulia?

Perché insistere con l’aggancio alla cronaca nera di un’Italia alla faticosa ricerca della giustizia (cardiochirurghi alle prese con valvole difettose, società che emettono obbligazioni fasulle e poi falliscono, tabaccai che uccidono rapinatori) se poi il nostro avvocato è un Perry Mason “de noantri” a cui basta patrocinare una causa per determinare nel telespettatore la sicurezza che l’imputato, nel giro di un’ora e mezza, sarà prosciolto con successo da ogni accusa?

Perché miscelare casi e ambientazione (e storia d’amore del protagonista) così italiani con fastidiose strizzate d’occhio ad americanismi di seconda mano (l’anatomopatologa Erica Lacerba – interpretata da Barbara Livi reduce da Incantesimo e da Un medico in famiglia – che scimmiotta quelli del RIS televisivo che a loro volta imitano i freddi indagatori dell’orrore quotidiano di CSI)?

Così siamo stati per sei puntate alle prese col nostro personalissimo caso di coscienza: abbandonarci al piacere della narrazione, per quanto spesso poco credibile, o radiografare minuto per minuto le inverosimiglianze dell’impianto generale (la sete di vendetta dell’ambigua dottoressa Lacerba che si trasforma in passione redentrice), dei singoli episodi, del livello di recitazione (in alcuni casi scadente)?

Il risultato è stata una visione schizofrenica del prodotto che si riflette anche nel nostro giudizio finale: e, Dio ci perdoni, a un certo punto abbiamo persino rimpianto la ruspante compagnia di Carabinieri in quel di Città della Pieve…

 

Voto: n.g.