Dicembre 1649. Il filosofo e matematico Cartesio si trova a Stoccolma su invito della regina Cristina di Svezia. E’ un pensatore scomodo, rivoluzionario, che ha finito per farsi molti nemici. In gioco c’è anche la paventata conversione della regina dal Luteranesimo al Cattolicesimo. Ma nel febbraio del 1650, prima ancora di compiere 54 anni, Cartesio muore di polmonite. Per Stoccolma, però, si sparge la voce che il filosofo è stato assassinato.

Febbraio 1654. Il generale asburgico Raimondo Montecuccoli – incaricato dalla regina Cristina di organizzare le tappe della sua conversione e della sua entrata solenne in Roma – viene a conoscenza di alcuni importanti dettagli sulla morte del filosofo. Molti anni dopo decide di liberarsi la coscienza e di tentare la riabilitazione di Cartesio, i cui libri, nel frattempo, sono stati messi all’indice, scrivendo al papa.

Febbraio 2009. La dottoranda in filosofia dell’Università di Parma, Elisabetta Palatini, invita il filosofo di Oxford Thomas Doyle a partecipare come relatore a un convegno su Cartesio. Il motivo dell’invito è il desiderio di coinvolgere il famoso studioso in un progetto: scoprire e rendere pubblica la verità sulla sua morte. Elisabetta è infatti entrata in possesso di un documento che potrebbe essere il primo tassello di un puzzle in grado di cambiare i libri di storia e filosofia.

Con Il caso Cartesio, Daniele Bondi ci regala un formidabile thriller storico che potrebbe gettare nuova luce su uno dei più grandi misteri del ‘600.”

Così viene sintetizzata nel risvolto di copertina la trama del romanzo Il caso Cartesio, terza proposta della giovane collana I Gialli Rusconi, curata da Divier Nelli. L’autore del libro è Daniele Bondi, al quale abbiamo posto alcune domande…

Innanzitutto: benvenuto su ThrillerMagazine.

Grazie a voi per l’invito.

Chi è Daniele Bondi?

Un uomo come un altro, ma che, grazie alla scrittura, ha trovato se stesso.

Da una Laurea in Economia e Commercio ad una in Filosofia. Dall’eccellenza nella lingua inglese all’approfondimento della Programmazione Neuro Linguistica e del paraverbale. Da posizioni amministrative, commerciali e imprenditoriali al giornalismo. Dal mondo della Comunicazione alla Scrittura. Percorsi, o qualcosa di differente?

Sì, certo, percorsi di vita nella lunga ricerca di se stessi. Finché arriva il giorno in cui, se si è tenaci e anche un po’ fortunati, quella ricerca dà buoni frutti.

Veniamo a “Il caso Cartesio”. Abbiamo citato in apertura il risvolto di copertina del libro. A livello di trama, vuole dare al potenziale lettore qualche elemento in più, che solletichi la curiosità pur senza spiegare troppo?

Questo thriller non è solo un libro. E’ il tentativo di riportare all’attenzione generale un problema di verità storica: in tutte le biografie e le voci enciclopediche, persino nei manuali di Filosofia, è scritto che Cartesio morì di polmonite. Ma sono tanti gli elementi che fanno dubitare di questa superficiale spiegazione: a) la scoperta della lettera del dottor Van Wullen (che si occupò di Cartesio gli ultimi dieci giorni della sua vita e che elenca una serie di sintomi che nulla hanno a che vedere con la polmonite); b) il fatto che Cartesio avesse molti nemici; c) la grande questione politica della conversione della regina Cristina al Cattolicesimo e il ruolo svolto da Cartesio in questo ambito. Tutti questi elementi suggeriscono al Musée de l’Homme di Parigi l’opportunità di consegnare temporaneamente agli scienziati il teschio di Cartesio per eseguire l’esame del’assorbimento atomico in modo da appurare la verità una volta per tutte. Purtroppo, però, il museo ha sinora inspiegabilmente negato questa richiesta. Questo libro si associa al saggio di Eike Pies (lo scopritore della lettera di Van Wullen) “Il delitto Cartesio” e ad altre pubblicazioni per convincere la direzione del museo circa la necessità di questo test.

Un romanzo storico. Un’occasione per parlare di filosofia ma anche per stimolare alcune riflessioni filosofiche. Un thriller. Con queste tre caratteristiche principali si presenta Il caso Cartesio. C’è dell’altro?

Le tre caratteristiche che lei ha delineato, insieme allo scopo “veritativo” di cui alla precedente domanda, sono i cardini del libro.

Concepimento, sviluppo e parto del romanzo. Quando e come nasce l’idea. Il lavoro a monte, quello di ricerca e documentazione. La scrittura vera e propria. Il percorso per la pubblicazione.

L’idea mi è venuta riflettendo sul carattere metodico di Cartesio, sulle sue conoscenze di medicina (molto più avanzate di quelle dei medici del suo tempo), sul fatto che avesse più volte affermato che, seguendo alcune semplici regole, si può vivere oltre i cento anni. Tutto questo davvero mal si sposava con la versione di una morte dovuta a una polmonite conseguenza della sua incapacità di reggere all’inverno svedese (si consideri che Cartesio viveva in Olanda da 20 anni, non in Tanzania…) Così mi è venuta l’idea di “inventarmi” un suo assassinio. Prima di iniziare, però, ho preferito dare un’occhiata a Internet. Ho digitato “Delitto Cartesio” e mi è saltato fuori il libro del dottor Eike Pies, tradotto in italiano da Sellerio. L’ho acquistato e vi ho letto della clamorosa scoperta della lettera di Van Wullen e della questione del teschio e del museo! Non immagina l’emozione che ho provato! Sono andato in Germania a trovare il dottor Pies, gli ho detto della mia idea di scrivere un thriller, lui si è detto felicissimo perché si riaccendeva la speranza di poter eseguire il test sul reperto. (Si noti che il dottor Pies aveva anche realizzato un importante documentario che è andato in onda sul primo canale della TV tedesca e aveva coinvolto importanti personalità della cultura francese, ma tutti questi sforzi non erano bastati). A quel punto ho approfondito le ricerche, ho iniziato la stesura. Poi ho incontrato sul mio cammino la Nabu International Literary and Film Agency, che è diventata la mia agenzia letteraria, la quale mi ha condotto alla Rusconi.

Tre i vettori narrativi del romanzo. Quale è stato più divertente da narrare e quale il più difficoltoso?

Il più divertente è stato anche il più difficoltoso e si tratta del tentativo di Thomas Doyle di trafugare il teschio di Cartesio dal Musée de l’Homme di Parigi per portarlo in Germania ed eseguire il famoso test. Per realizzarlo mi sono recato al museo munito di videocamera, ho filmato tutti i luoghi dentro e fuori dell’istituto, quindi ho cercato di ideare come un filosofo, quindi non un ladro di professione, potrebbe architettare un simile furto.

Cartesio non è però il protagonista assoluto di questo romanzo. E’ protagonista la regina Cristina. Lo è Raimondo Montecuccoli. Lo sono Elisabetta Palatini e Thomas Doyle. Senza contare tutti gli altri attori.

Raimondo Montecuccoli è un personaggio interessante. Un grandissimo stratega militare, capace di collezionare una serie impressionante di vittorie sul campo e quasi sempre in inferiorità numerica. Nel romanzo lo vediamo in qualità di diplomatico: la guerra dei Trent’anni era da poco terminata con la pace di Westfalia e Montecuccoli ricevette dall’imperatore Ferdinando III l’incarico di sondare le intenzioni matrimoniali e religiose della regina Cristina. Questa però aveva già deciso di convertirsi al Cattolicesimo e di non sposarsi, però diede a sua volta un importante incarico a Montecuccoli e cioè quello di organizzarle le tappe della conversione (abiura segreta a Bruxelles, abiura pubblica a Innsbruck e arrivo a Roma dove la vigilia di Natale del 1655 avrebbe poi ricevuto la comunione direttamente dalle mani del Papa). Nel romanzo Montecuccoli porta avanti questo complesso lavoro diplomatico (e questi sono fatti storici) e stando a stretto contatto con la regina scopre un suo senso di colpa circa la morte di Cartesio (avvenuta 4 anni prima). Un senso di colpa che lo induce a indagare (questa è mera fantasia) sulla vicenda e a scoprire cosa c’è sotto…

Thomas Doyle è un filosofo oxoniense di mia invenzione che insieme alla dottoranda Elisabetta Palatini vive quell’avventura parigina di cui ho scritto sopra. E’ un erudito molto dinamico e un po’ eccentrico (ha una coda di cavallo lunga fino a metà schiena) dotato di un carattere estremamente ottimista. Elisabetta è la classica secchiona emiliana che resta ammaliata dal fascino del filosofo straniero.

Lei ha scritto anche per il teatro, sia sulla commedia che sul dramma… 

Sì, la commedia storica “Una torta per Modena Capitale” e il dramma storico “Raimondo e Cristina” che si ritrova parzialmente nel romanzo.

Nel suo curriculum si legge che ha vinto numerosi premi. Senza nulla togliere agli altri, ce n’è uno che per un qualche motivo ricorda con più affetto o piacere?

Ne citerei due: il Riviera Adriatica del 2002 perché è stato il primo di una certa rilevanza (oltre mille partecipanti) e, soprattutto, il Fiorino d’Argento al Premio Firenze-Europa 2006, proprio col testo teatrale “Raimondo e Cristina”. Per quest’ultimo sono stato premiato a Palazzo Vecchio, nel Salone dei Cinquecento, un luogo così carico di bellezza e di possanza che incuterebbe timore reverenziale anche a Cartesio in persona!

Nel raccontarsi nel suo sito, definisce la scrittura ”l’orizzonte ultimo della mia vita”. Un’affermazione impegnativa…

“Ultimo” nel senso di caratterizzante. Quando ho deciso di dar vita ai libri che sentivo dentro ho iniziato un percorso che mi ha permesso di trovare me stesso. Ce ne è voluto di tempo, ma ne è valsa la pena perché se c’è una sola cosa che davvero conta nella vita è trovare se stessi. La vita di per sé non ha pressoché nessun senso. Spetta a noi dargliene uno per il quale valga la pena formarsi e spendersi.

Progetti in corso?

Altre avventure di Thomas Doyle, sempre afferenti filosofi del passato sui quali ci sia da raccontare qualcosa di più di quanto comunemente si conosca…

Un messaggio di chiusura articolo ai nostri lettori?

Non stancatevi mai di leggere. Come diceva Jean-Paul Sartre: “E’ nei libri che ho incontrato l’universo.”

Daniele Bondi è nato a Pavullo nel Frignano e vive a Modena. Laureato in Economia (Università di Modena) e laureando in Filosofia (Università di Parma), ha conseguito il Certificate of Proficiency in English (University of Cambridge) e il Master in Programmazione Neuro-Linguistica (NLP Results di Milano). E’ iscritto all’ordine dei giornalisti pubblicisti. Ha pubblicato i romanzi A immagine e somiglianza (2000), Schiavi della libertà (2003), L’enigma del Pentagramma (2007) e, con lo psicologo Antonio Luce, il saggio Il mondo non verbale (2005), in seconda edizione nel 2010 col titolo Il linguaggio del corpo svela tutto. Ha vinto dodici premi letterari, classificandosi al secondo e terzo posto in altri sedici. Ha vinto il Fiorino d’Argento al Premio Firenze 2006 con l’opera teatrale Raimondo e Cristina (da cui è tratta parte dei capitoli su Raimondo Montecuccoli) e si classificato terzo al Premio Nazionale di Filosofia “Le figure del pensiero” 2010. “Il caso Cartesio” ha vinto il Premio Letterario Internazionale Siracusa 2009 (cat. Inediti) e il Premio Europeo di Arti Letterarie Via Francigena 2011 (cat. Narrativa edita e inedita).

Questo il suo sito: http://danielebondi.sitonline.it/

Daniele Bondi, Il caso Cartesio. Gialli Rusconi, pp. 480, € 12,90.