Torino, 19 agosto 1930.

Ore 4,30: Corso Oporto (oggi Corso Matteucci). Grida femminili, un litigio fra donne, da una finestra aperta del quinto piano di una casa signorile, al civico 51. Poi, di nuovo silenzio.

Ore 6: una sconosciuta passa per strada, un cappellino di paglia calato sugli occhi e il bavero rialzato. Come non notarla, con un simile travestimento, in piena estate?

Nessuna fotografia; due nomi e le rispettive date: Vittoria Nicolotti (1898-1930) e Rosa Vercesi (1900-1981). L’una, la vittima, signorina rispettabile e commerciante di camicerie e vestiti alla marinara; l’altra, donna d’affari disinvolta, arrivista e fatale “falena” (La falena è anche il nome del negozio di Vittoria). Interessi economici e passione torbida: Vittoria è lesbica e Rosa l’asseconda nelle sue inclinazioni saffiche, per rubarle gioielli e denaro.

Il delitto, feroce ed efferato, compiuto forse sotto l’effetto di stupefacenti, suscitò scalpore nella Torino perbene dei primi anni fascisti. Al processo, l’imputata fu attrice impeccabile: abito nero, scarpette di raso nero, lunghi guanti alla moschettiera, che si sarebbe sfilata solo al termine dell’udienza. Condannata all’ergastolo, nel 1931, Rosa Vercesi fu graziata nel 1959. Non menzionò mai Vittoria nei suoi scritti o discorsi. Nel 1946, in una cartolina postale inviata a uno degli avvocati difensori, Rosa ammise la propria colpevolezza: «Non ho saputo vincere la ripugnanza, la vergogna, l’orrore che provavo nel dovermi dichiarare autrice di un delitto che non avevo né premeditato né concepito. Per questo motivo negai.»

Capitoli brevi, come pagine di diario o flash fotografici. Guido Ceronetti, anima torinese, ricostruisce, con abilità e arguzia inquirente, questo scottante fatto di cronaca: il risultato è un giallo, che si legge come un romanzo avvincente. La vera storia di Rosa Vercesi e della sua amica Vittoria è scritto anche con la curiosità propria di chi, da ragazzo, ascoltava i racconti della madre, intenta ad additare la finestra di Corso Oporto, dove si era consumato il delitto.