E va bene, avete voluto l'industrializzazione, l'inquinamento e tante altre cosette. Non crederete davvero che la cosa durerà in eterno, vero? Perché già in passato vi sono state altre civiltà di cui ora non restano che macerie e antiche rovine; e non c'è affatto bisogno di scomodare Atlantide, basta semplicemente conoscere un po' la storia di chi ci ha preceduto, o fare due conti sugli attuali modelli di sviluppo.

 

È quanto fanno due saggi usciti recentemente in libreria, che - sarà solo un caso...? - condividono lo stesso, inquietante titolo: Collasso.

 

Jared Diamond

Collasso. Come le società scelgono di morire o vivere

 

I turisti del futuro visiteranno forse i resti arrugginiti dei grattacieli di New York, proprio come noi oggi ammiriamo le macerie delle città maya?

 

Piú di mille anni fa un gruppo di Vichinghi, guidati da Erik il Rosso, partí dalla Norvegia e si stabilí in Groenlandia. Lí fondarono colonie, dissodarono la terra, allevarono animali e costruirono chiese fantastiche. Perché quasi cinque secoli dopo se ne persero le tracce? E perché sparirono molti altri popoli del mondo?

Lo spettacolo delle rovine delle antiche civiltà ha in sé qualcosa di tragico. Popoli un tempo ricchi e potenti sono scomparsi, magari nel volgere di pochi anni, lasciando come testimonianza solo qualche romantico masso sparso nella giungla. Nel suo nuovo libro Diamond cerca di capire come i collassi del passato abbiano potuto verificarsi, e si chiede se la società contemporanea sia in grado di imparare la lezione, evitando disastri analoghi nel futuro. Il punto di partenza è un approfondito esame dei casi di chi non ce l'ha fatta: storie grandiose e terribili, famose come quelle dei maya e dell'isola di Pasqua, o meno note, come quelle degli anasazi in America. Ma ci sono anche storie meno tragiche, come quelle dell'Islanda o del Giappone, che hanno saputo rispondere con successo alle sfide ambientali; storie di vincitori e vinti, come i casi della Repubblica Dominicana e di Haiti, due nazioni che pur condividendo lo stesso ambiente sono giunte a risultati molto diversi; e infine storie dall'esito ancora incerto, come quelle della Cina e dell'Australia, che stanno cercando soluzioni innovative ai loro difficili problemi ecologici e sociali. Che lezione trarne? Siamo davvero in pericolo? Come possiamo evitare di autodistruggerci? Le risposte di Collasso sono equilibrate e mai catastrofiste, ma comunicano tutta l'urgenza di scelte non piú differibili, se vogliamo continuare ad ammirare con serenità le rovine di chi ci ha preceduto.

 

Dice l'autore: «Nessun altro luogo che ho visitato mi ha fatto un'impressione piú spettrale di Rano Raraku, la cava di pietra dell'isola di Pasqua dove furono scolpite le famose statue gigantesche. Per cominciare, l'isola è il luogo abitabile piú isolato del mondo. Le terre piú vicine sono le coste del Cile, che si trovano 3700 chilometri a est, e le isole polinesiane del gruppo di Pitcairn, 2100 chilometri a ovest. Quando nel 2002 ci sono andato in aereo partendo dal Cile, il volo è durato piú di cinque ore, interamente trascorse a sorvolare l'immensa distesa del Pacifico. Al tramonto, quando ho finalmente avvistato dall'oblò quel briciolo di terra, fiocamente illuminato dalla luce del crepuscolo, ho tirato un sospiro di sollievo: ero molto preoccupato e mi chiedevo se saremmo stati in grado di trovare l'isola prima di notte e se il nostro aereo avrebbe avuto abbastanza carburante per tornare in Cile, in caso avessimo mancato il bersaglio, oltrepassandolo senza vederlo. È difficile immaginare che un'isola come quella di Pasqua possa essere stata scoperta e colonizzata dagli esseri umani prima dell'arrivo, negli ultimi secoli, dei velieri europei».

 

Einaudi

pp. XII-566

€ 24.00

ISBN 8806176382

 

 

James Howard Kunstler

Collasso. Sopravvivere alle attuali guerre e catastrofi in attesa di un inevitabile ritorno al passato

 

Quello che Kunstler propone è uno scenario pre e post apocalittico.

Il clima sta cambiando. Il petrolio finirà e a breve la produzione comincerà a diminuire. Allo stato attuale le energie veramente alternative non esistono, e soprattutto non sono utilizzabili nell’ambito dei trasporti.

 

Sono queste le ragioni che, secondo Kunstler, ci hanno condotto all’emergenza attuale, una lunga emergenza che ha già prodotto guerre, nazionalismi, integralismi. La globalizzazione non ha futuro e tutti questi nuovi moti celano al contrario solo l’intento di appropriarsi, in uno specifico micro ambito, delle poche risorse rimaste.

 

Finita l’emergenza e finite le risorse, sarà il medioevo. Senza combustibile a basso costo le grandi metropoli non potranno sostenersi, l’industria crollerà, l’agricoltura intensiva collasserà e niente sarà più lo stesso.

 

Il pianeta Terra senza petrolio può sostenere poco più di un miliardo di persone, quelle che lo abitavano prima della rivoluzione degli idrocarburi. Per le altre sarà la catastrofe. Ma nell’arco dello sviluppo umano il periodo del petrolio, dell’infantile consumismo oltre il sostenibile, è durato un battito d’ali; appena 50 anni.

 

L’analisi di Kunstler della società contemporanea e della sua prossima fine è caustica e apocalittica come nel suo stile, ma i suoi pronostici, ben argomentati e scientificamente approfonditi, sono terribilmente credibili.

 

edizioni Nuovi Mondi Media - traduzione di Giuliana Lupi - pagg. 344 - € 20.00 - ISBN 88-89091-25-8