La Mondadori porta in libreria un saggio imperdibile di Federico Rampini: La seconda guerra fredda: Lo scontro per il nuovo dominio globale (2019).

La trama:

È cominciata la seconda guerra fredda. Sarà profondamente diversa dalla prima. Cambieranno molte cose per tutti noi, nella sfida tra America e Cina nessuno potrà rimanere neutrale. L'economia e la finanza, la scienza e la tecnologia, i valori politici e la cultura, ogni terreno sarà investito dal nuovo conflitto. Dobbiamo smettere di parlare di globalizzazione come se fosse irreversibile: la sua ritirata è cominciata. A quindici anni dai suoi best-seller Il secolo cinese e L'impero di Cindia, Federico Rampini torna ad attaccare gli stereotipi, ci costringe a rivedere i luoghi comuni, ci apre gli occhi. Il mondo è cambiato molto più di quanto gli occidentali si rendano conto.

Il tramonto del secolo americano e la possibile transizione al secolo cinese bruciano le tappe. Ci siamo distratti mentre la Cina subiva una metamorfosi sconvolgente: ci ha sorpassati nelle tecnologie più avanzate, punta alla supremazia nell'intelligenza artificiale e nelle innovazioni digitali. È all'avanguardia nella modernità ma rimane un regime autoritario, ancora più duro e nazionalista sotto Xi Jinping. Unendo Confucio e la meritocrazia, teorizza la superiorità del suo modello politico, e la crisi delle liberaldemocrazie sembra darle ragione. L'Italia è terreno di conquista per le Nuove Vie della Seta. In Africa è in corso un'invasione cinese di portata storica.

Due imperi, uno declinante e l'altro in ascesa, scivolano verso lo scontro. L'America si è convinta che, «ora o mai più», la Cina va fermata. Chi sta in mezzo, come gli europei, rimarrà stritolato? Nessuno è attrezzato ad affrontare la tempesta in arrivo. Neppure i leader delle due superpotenze hanno un'idea chiara sulle prossime puntate di questa storia, sul punto di arrivo finale. Mettono in moto forze che loro stessi non sapranno dominare fino in fondo.

Pochi anni fa le due superpotenze sembravano diventate quasi una cosa sola, tanta era la simbiosi tra la fabbrica del mondo (cinese) e il suo mercato di sbocco (americano). Quell'epoca si è chiusa e non tornerà. Sta succedendo ciò che molti esperti consideravano impossibile. I dazi sono stati solo l'acceleratore di un divorzio che cambierà le mappe del nostro futuro. Trump può subire l'impeachment o perdere le elezioni nel 2020 ma i democratici che lo sfidano sono diventati ancora più intransigenti con Pechino. La resa dei conti precipita a tutti i livelli. Questo libro è una guida e un manuale di sopravvivenza nel mondo nuovo che ci attende.

L'incipit:

Il tramonto del secolo americano e la possibile transizione al secolo cinese bruciano le tappe, lo scenario si fa attuale e accade nel modo più sconvolgente. È turbolento, traumatico. Due imperi, uno in declino e l’altro in ascesa, accelerano la resa dei conti. Chi sta in mezzo – come gli europei – farà la fine del vaso di coccio? Nessuno di noi è attrezzato per affrontare la tempesta in arrivo. Neppure i leader al comando delle due superpotenze hanno un’idea chiara sulla dinamica della sfida, sulle prossime puntate di questa storia, sul punto di arrivo finale. Mettono in moto forze che loro stessi non sapranno dominare fino in fondo. È un mondo nuovo, che in poco tempo sta cancellando le regole fissate nell’epoca precedente. Abbiamo bisogno di capirlo, è una questione di sopravvivenza.

Ufficialmente trent’anni fa finiva la guerra fredda. Ma il disgelo Usa-Urss era cominciato ancor prima che cadesse il Muro di Berlino. Per questo abbiamo un ricordo sbiadito delle tensioni acute tra i due blocchi, quando la guerra nucleare era un pericolo concreto, attraversare la «cortina di ferro» un’impresa (soprattutto dal mondo comunista verso l’Occidente); c’erano guerre ideologiche e «cacce alle streghe» da una parte e dall’altra.

Poi ci sono i tanti giovani nati dopo quel fatidico 1989. Per loro il concetto di guerra fredda è astratto; ammesso che ne abbiano sentito parlare. È ora di riscoprirlo, aggiornato alla nuova realtà. Sta cominciando la nuova guerra fredda, ma sarà profondamente diversa dalla prima. Cambieranno molte cose per tutti noi, in questa sfida tra America e Cina nessuno potrà rimanere veramente neutrale. L’economia e la finanza, la scienza e la tecnologia, i valori politici e la cultura, ogni terreno sarà investito dal nuovo conflitto. Bisognerà smettere di parlare di globalizzazione come se fosse un fenomeno irreversibile: la sua ritirata è già cominciata. Forse è più ragionevole dire che entriamo in un capitolo diverso della globalizzazione, con più barriere visibili o invisibili.

Ricordate il termine «Chimerica»? Il neologismo fu coniato dallo storico Niall Ferguson e dall’economista Moritz Schularick, fondendo le parole «China+America». Accadeva solo nel 2007. Nello stesso periodo i guru della geopolitica parlavano della nascita di un G2 che avrebbe sostituito i vari G7 e G20; il mondo sembrava avviato verso un direttorio a due, nel quale Stati Uniti e Repubblica popolare cinese avrebbero preso insieme le grandi decisioni. Chimerica e G2 ci ricordano un’epoca in cui le due superpotenze sembravano diventate quasi una cosa sola, almeno sul piano dell’economia e della finanza: tanta era la complementarità dei ruoli, la simbiosi tra la fabbrica del mondo (cinese) e il suo mercato di sbocco (americano). Quell’epoca si è chiusa e non tornerà più. Sta succedendo, a gran velocità, ciò che molti esperti consideravano impossibile. I dazi di Donald Trump non devono ossessionarci: sono stati solo l’ultimo episodio di una crisi, il modo brutale con cui un leader americano ha urlato al mondo che «l’imperatore è nudo». La guerra commerciale, che può conoscere tregue o compromessi temporanei, è stata solo l’acceleratore di un divorzio che cambierà le mappe del nostro futuro, e avrà conseguenze sull’Europa.

L'autore:

Federico Rampini, corrispondente della «Repubblica» da New York, ha esordito come giornalista alla fine degli anni Settanta nella stampa del Partito comunista italiano. Già vicedirettore del «Sole – 24 Ore» e capo della redazione milanese della «Repubblica», editorialista, inviato e corrispondente a Parigi, Bruxelles, San Francisco, Pechino, ha insegnato alle università di Berkeley, Shanghai, e alla Sda-Bocconi. È membro del Council on Foreign Relations, think tank americano di relazioni internazionali. Da Mondadori ha pubblicato, tra gli altri: Il secolo cinese (2005), L’impero di Cindia (2007), Le linee rosse (2017), Quando inizia la nostra storia (2018), La notte della sinistra (2019). Ha prodotto e interpretato quattro spettacoli teatrali, da ultimo Trump Blues con suo figlio Jacopo. Ha realizzato un ciclo televisivo a puntate per Rai Storia, Geostorie.