La Newton Compton porta in libreria un romanzo a sfondo storico firmato da Guido Dieckmann: Il patto dei sette templari.

La trama

Francia, 1318. Prisca di Spira, una giovane guaritrice ebrea, è costretta a cercare rifugio nella tenuta di suo nonno in Aquitania. Suo padre era stato un membro dell’Ordine dei Templari, annientato dal Papa e dal re di Francia, nonché custode di un segreto in grado di sconvolgere le sorti del mondo. In quanto sua unica erede, Prisca conserva una reliquia dal valore inestimabile, precedentemente nascosta nella Casa dell’Ordine dei Templari di Tempelhof. Ormai è solo questione di tempo: ben presto la reliquia e la sua stessa vita saranno in grave pericolo, dal momento che potenti nemici sono disposti a tutto pur di impedire al disciolto ordine di ricostituirsi. Sette templari, infatti, si stanno adoperando per riunire le tre reliquie scomparse, che dovranno portare in Portogallo per poter ridare vita al vecchio Ordine. Ma sulle loro tracce ci sono due ospitalieri, vecchi nemici di un tempo, che hanno giurato di distruggerli.

L'incipit

Convento femminile di Mühlen, Diocesi di Worms, estate 1318

Mentre si dirigeva verso il convento, al galoppo attraverso le anguste stradine del villaggio, Jakobus van Hahnheim non era solo di cattivo umore, ma ribolliva di rabbia Il grande mantello, la cui croce ricamata con filo rosso lo identificava come cavaliere dell'Ordine, svolazzava al vento, ma nonostante il suo colore bianco non aveva minimamente l'aspetto di un segno di pace. Mentre avanzava nel verde del paese, qualsiasi cosa fosse munita di gambe fuggiva terrorizzata al suo passaggio per non farsi travolgere dal suo destriero. I contadini cercavano riparo dietro i carri che trasportavano fieno, le madri trascinavano nei loro tuguri i bambini che erano nei vicoli. Galline, anatre e oche schizzavano da tutte le parti sbattendo le ali. Piatti e brocche di terracotta andavano in frantumi sotto gli zoccoli dei cavalli, le ceste piene di cavoli e cipolle finivano schiacciate negli acquitrini. Ma a Jakobus non importava, ignorava le occhiatacce che lo trafiggevano come frecce nella schiena, i contadini non gli interessavano: il suo scopo erano il convento e le sue occupanti.

Alla fine del sentiero del villaggio fece un cenno ai suoi uomini per indicare che, da lì in poi, intendeva proseguire da solo. Soltanto Germund, che aveva già combattuto con lui in Terrasanta, decise di seguirlo al colloquio con la madre badessa di Mühlen.

Quando Jakobus attraversò la porta, constatò con compiacimento come il suo arrivo suscitasse agitazione fra i domestici che si trovavano nel cortile del convento: se ne stavano a guardarlo a bocca aperta, ma nessuno osava fermarlo né fargli domande inutili. Dieci anni prima un'irruzione del genere non sarebbe stata così facile, poiché all'epoca nei pressi del monastero c'era ancora una sede dell'Ordine dei Templari, i quali avevano preso sia il convento che il paese sotto la loro tutela. Ma, nel frattempo, lì fuori, in quel luogo desolato, le monache erano indifese e dipendevano soltanto dalla protezione della loro titolare, santa Margareta.

Quando Jakobus scese di sella, l'impetuoso vento dell'est gli fece finire la sabbia negli occhi costringendolo per qualche istante a muoversi come se fosse cieco. Nubi nere si concentravano alte nel cielo annunciando una tempesta. Eppure, a dispetto della pioggia incombente, l'uomo si prese del tempo per esplorare il cortile del convento. Con attenzione osservò fienili, magazzini e il piccolo birrificio, controllò i cavalli nella stalla e in che stato fosse il torchio. La proprietà delle monache di Mühlen poteva essere umile, ma era tutt'altro che mal amministrata Dall'altra parte delle mura, sui campi, cresceva e maturava il loro grano color dell'oro. Vi erano poi diversi frutteti e una peschiera alimentata dalle acque di un ruscello. Di lì a breve i contadini avrebbero potuto fare un bel raccolto e arricchire ancora di più le loro signore del grigio edificio a due piani situato accanto alla cappella.

Jakobus von Hahnheim tornò a rivolgere la sua attenzione al cortile del convento, che con i suoi polli e maiali lasciati liberi gli ricordava un po' la fattoria dell'Alsazia in cui aveva trascorso la sua fanciullezza. Alcune domestiche trascinavano in tutta fretta grandi mazzi di giunchi per i pavimenti del convento, altre carretti pieni di fieno profumato, mentre alcune contadinelle riparavano con delle strisce di rafia le ceste che sarebbero servite per la vendemmia. Già a un miglio di distanza dal villaggio, a Jakobus non erano sfuggiti i vigneti ben tenuti del monastero che promettevano un ricco raccolto. Sembrava dunque che lì si producesse anche del vino, non era difficile immaginare chi lo avesse insegnato a quelle monache. Si infuriò al solo pensiero.

L'autore

Guido Dieckmann è nato nel 1969 a Heidelberg. Dopo aver studiato Storia antica, medievale e moderna e compiuto studi di Letteratura inglese e americana a Mannheim e Gerusalemme, ha lavorato come traduttore freelance, quindi come storico dell’economia nell’archivio e centro di documentazione di una grande compagnia di assicurazioni. Il grande successo e la traduzione in molte lingue sono arrivati con il romanzo Lutero. Ha scritto 13 romanzi e sotto pseudonimo ora scrive anche gialli. Per saperne di più su di lui: www.guido-dieckmann.de

Info

Il patto dei sette templari di Guido Dieckmann (Newton Compton – Nuova Narrativa Newton n. 983), 416 pagine, euro 12,90 (in eBook, euro 4,99) – ISBN 9788822727732 – Traduzione di Daniela Palmerini