Con il dottor Jean Dollent, ovvero allegria di scrittura…

““Gli sposini del 1° dicembre”, “Les mariés du 1er décembre”, “Il morto piovuto dal cielo”, “Le mort tombé du ciel”, “L’avventura galante dell’olandese”, “La bonne fortune du Hollandais” e “Il passeggero e il suo guardaspalle negro”, “Le passager et son nègre” apparvero nella collana “PoliceRoman” tra il 1939 e il 1940 e furono poi raccolti in volume nel 1943. Quando, nel giugno 1938, Simenon rifiuta di rispondere alle domande di una giornalista sul romanzo poliziesco, affermando che ormai l’argomento lo riguarda quanto la vendita degli idrocarburi, non dice tutta la verità. Se è vero infatti che da cinque anni lo scrittore è entrato a far parte della scuderia Gallimard, e pubblicato alcuni dei suoi romanzi migliori, è anche vero che per tutto il mese di maggio ha scritto al ritmo di uno al giorno proprio racconti polizieschi, tra i quali le inchieste di un esuberante medico.”

Gli sposini del 1° dicembre

Il dottor Jean Dollent, ovvero “il dottor Jean” o “il dottorino”, come viene chiamato dai suoi pazienti, arriva a Boulogne dove lo aspetta l’amico Philippe Lourtie sconvolto da una serie di lettere che mettono in cattiva luce Madeleine, la sposa novella. Sembra, infatti, che la mogliettina non sia proprio affidabile ed abbia, invece, una doppia vita…E’ stata addirittura fotografata in diversi posti sconvenienti. Vuole che Jean lo aiuti. Ed eccoci di fronte a Madeleine “di una bellezza non vistosa, ma attraente, anzi seducente, di una seduzione sottile.” Mhmmm…Jean ha i nervi a fior di pelle, gli sorge un dubbio “Certo, qualche piccolo mistero l’ho risolto! Ma chissà che non sia un caso…Chissà se ritroverò l’ispirazione…” La ritroverà? Anche perché intorno a lui ci saranno una serie di personaggi “particolari” che sembrano mentire. E il tempo, siamo alla vigilia di  Natale, è proprio da cani.

Il morto piovuto dal cielo

Il morto piovuto dal cielo si trova a Dion nell’orto del castello di una ricca famiglia, i Vauquelin-Radot che vi abitano per molti mesi all’anno. Ovvero del tutto sconosciuto agli abitanti del luogo. Non lontano da lui un grosso coltello sporco di sangue che è schizzato anche sul muro. Nel portafogli un messaggio composto di lettere ritagliate da un giornale “Lunedì alle nove, nel posto stabilito. Discrezione e segretezza.”  Ma la signorina Martine, graziosa e raffinata, crede che sia suo padre Marcel e che lo zio Robert lo abbia fatto uccidere. Il nostro dottorino è chiamato a risolvere il caso. Una storia di pazzia (Marcel era stato rinchiuso nel manicomio di Dakar), di paletti, di una buca e un metro srotolato nel giardino, di lettere particolari. Un vero scontro tra Jean e il pomposo Robert. Ma c’è qualcosa di strano…

L’avventura galante dell’olandese

Questa volta il nostro dottorino di Marsilly si trova davanti ad un caso assai diverso da quelli già risolti. Invitato addirittura da Lucas, ispettore al Quai des Orfèvres che conosce il suo talento. Tra l’altro è a Parigi oppresso dalla sua atmosfera: “Per la prima volta si sentiva una creatura minuscola persa nel vasto mondo.” Qui, in un albergo, è stata uccisa la ballerina ungherese di night club Lydia Nielsen colpita alla testa con violenza inaudita. Si era appartata con un certo Kees Van der Donck che, racconta, l’aveva lasciata ma era ritornato per riprendersi il portafoglio, trovandola sul letto uccisa e vestita di tutto punto…Perché?. Caso particolare, dicevo, dove Jean verrà addirittura ammanettato! Una lotta all’ultima cellula grigia tra lui e Lucas per vedere chi arriva per primo alla soluzione.

Il passeggero e il suo guardaspalle negro

Un delitto sulla nave Martinique. Il defunto forzato è Cairol, detto Popaul, un “tagliatore d’alberi” ricco e dilapidatore scortato da un negro bantu a cui aveva affibbiato per scherzo il nome di Victor Hugo, ora scomparso. Se la faceva con diverse ragazze fra cui la signorina Lardilier che pare sia l’assassina, essendo stata trovata con la pistola fumante in mano. Ma c’è qualcosa che non quadra, altri possibili indiziati e un importantissimo portafoglio piatto sparito…

Simenon si diverte un mondo a stuzzicare Jean, il suo personaggio principale, tra gli altri svirgolettati magistralmente in pochi tratti, “un giovanottino magro e nervoso, che non dimostrava neanche trent’anni e vestiva con una trascuratezza poco decorosa”. Scolpito in svariate sfaccettature: attento, preciso, educato, ora gioioso e, addirittura, ciarliero, ora abbacchiato e docile ma anche capace di un piglio sicuro, spesso in colloquio dubbioso con se stesso (ormai una celebrità nazionale deve, per forza, risolvere i casi), tra sigari, bicchieri di birra e whisky nelle situazioni e negli ambienti più diversi dove basta un tocco per creare la giusta atmosfera. Oltre ai morti ammazzati c’è sorriso e allegria di vita in questi racconti. Allegria di scrittura.