“Bella era bella, e morta era morta”. Pure elegante, magari con le scarpe rosse “un tantino esagerate”. La prima a trovarla sulla riva di un fiume una signorina bene (munita pure di colf casalinga) con bassotto Oscar che tira dritto. I secondi una coppia di ragazzi carichi di tempeste ormonali, pronti a farsi una canna in santa pace. Lei vomita, è indecisa, ma il maschietto no, meglio “schiodare”. Il terzo un tizio che urla, uscito da poco dal “repartino” dopo avere dormito sotto i portici della piazza. Via anche lui ma si prende una scarpa che accosta al cuore. Quarto incontro con “Alfonso Petrucchetti, in arte Karuna, massaggiatore pranoterapeuta” che sulla riva del fiume “sarebbe entrato in contatto con l’Energia Vitale Universale”. Il contatto, invero, lo trova nella nostra signora che, come sappiamo, bella era bella e morta era morta (il titolo mi ha intrigato). Un attimo di indecisione e poi tira dritto.

Quattro incontri, quattro storie che sviluppano soprattutto la tematica delle meschinità personali, della scoperta dell’altro e di noi stessi sotto l’assillo che qualcosa, insomma, andava fatto per la suddetta signora accasciata per terra. Prosa leggera, ricca di fine humour, che entra nella psicologia dei personaggi con i loro dubbi sulla vita che stanno vivendo, che vorrebbero avere e che non hanno, inevitabili scontri con l’altro e gli altri che girano intorno, problemi di coppia, problemi familiari, gelosie di ragazzotte sveglie e tutti gli incasinamenti dell’esistenza di eterosessuali e gay, il cui catalizzatore è quello della succitata signora. Bisogna ritornare lì, via, per togliersi l’assillo. Sorpresona finalona e un unico vincitore: il sorriso.