Il dono delle lacrime, il quinto romanzo di Giovanni Ricciardi, non tradisce le attese di chi ha letto i precedenti.

I personaggi, ormai familiari, si muovono in una Roma altrettanto amichevole seppure misteriosa.

Nei giorni che intercorrono tra le dimissioni di Benedetto XVI e l'elezione di papa Francesco, il commissario Ponzetti viene chiamato in Vaticano per indagare sulla morte di un sacerdote.

L’acume e la discrezione del commissario, affiancato dal fido e schietto Iannotta, sono necessari alla soluzione dell’enigma, che riesce ad affascinare il lettore, intessendo la quotidianità dell’uomo, marito e padre, con l’eccezionalità degli eventi criminali.

L’abilità dello scrittore risiede nel fondere la dimensione intima del protagonista alla struttura corale e talvolta scanzonata del mondo che gli ruota intorno. Ricciardi riesce a intercalare le riflessioni del commissario alle fulminee conclusioni in romanesco del suo assistente, a costruire un dialogo in un improbabile italo-spagnolo tra Ponzetti e il genero, il tutto necessario a far camminare la trama in equilibrio tra il serio e l’ironico.

La capitale non fa solo da scenografia, è protagonista della storia, complice e necessaria allo scrittore affinché il racconto sia coerente.

lenta, pigra, cinicamente assorta, capace di stupirsi per un istante, ma con la vaga coscienza che da qualche parte, tanto tempo fa, tutto questo presente è già accaduto”

Forse per questo un romano, come il sottoscritto, può apprezzare al meglio gli avvenimenti, perché conosce le distanze, i luoghi, le abitudini e comprende il linguaggio sincopato di Iannotta.

Lo scrittore si muove con maestria tra le parole, riuscendo a far sorridere il lettore ma anche seducendolo con passaggi poetici.

"Ci sono persone che hanno bisogno della fedeltà di un amore non consumato, qualcosa a cui si sono dedicati interamente, senza possedere nemmeno l'ombra della realtà, ma continuando per questo a desiderare e guardare l'orizzonte"

Il giallo è complesso, non a tinte noir, ma più delicato, con poca azione e un meccanismo accurato che riesce a tenere vivo l’interesse del lettore.

Per goderlo appieno, consiglio di leggere i romanzi precedenti, così da seguire la genesi di ogni personaggio, affezionarsi a ognuno di essi e rendere la lettura “familiare”, aggettivo che più di ogni altro racconta lo stile e i racconti di Giovanni Ricciardi.