È dal 1939 che il pubblico italiano ama i romanzi di Ngaio Marsh: a maggio arriva in edicola un suo grande titolo inedito, Vittime rituali (Spinsters in Jeopardy, o The Bride of Death, 1953), diciassettesima avventura del personaggio storico della Marsh, l’ispettore capo di Scotland Yard Roderick Alleyn.

Dalla quarta di copertina:

Una figura velata da una tunica bianca che leva un coltello contro una donna inerme. È la visione spettrale che, oltre la finestra di un castello rischiarato dalla luna, scorge dal treno uno scioccato Roderick Alleyn. L’ispettore capo di Scotland Yard è ufficialmente in vacanza con moglie e figlio nel Sud della Francia, ma in realtà si trova sul posto per indagare su un giro di trafficanti, che potrebbe avere la sua base proprio nella fortezza teatro della sconvolgente scena. Là risiede l’enigmatico Oberon, leader di una confraternita dedita a pratiche esoteriche. Solo innocue messinscene o riti macabri di un culto che uccide? Toccherà ad Alleyn, muovendosi in incognito, scoprire se dietro le antiche mura si celi qualcosa che trascende la ragione o se invece operi un ben più prosaico racket della droga. E dovrà agire in fretta. Prima che qualcuno scelga la sua prossima vittima molto vicino a lui.

Ecco l’incipit:

Senza muovere la testa, Ricky girò gli occhi fino a quando non riuscì a vedere di sbieco il retro del cavalletto di sua madre.

— Mi sto annoiando sul serio — annunciò.

— Resisti ancora un po’, tesoro, ti prego, e continua a guardare papà.

— Be’, non credo che esista una cosa più noiosa al mondo. Vero, papà?

— Quando è toccato a me — rispose il padre — io potevo guardare la mamma, perciò non mi sono annoiato un granché. Ma così come ci sono diversi gradi di noia — aggiunse — ci sono diversi tipi di persone noiose. Come se esistessero delle ben riconoscibili scuole.

— A quale scuola potrebbe appartenere il signor Garbel, secondo te? — chiese sua moglie, allontanandosi un po’ dal cavalletto.

— Ricky, guarda papà per altri cinque minuti e poi ti prometto che ci fermeremo.

Ricky sospirò con ostentazione e guardò suo padre.

— Be’, per quel poco che lo conosciamo — rispose Alleyn — direi che appartiene alla scuola epistolare. È un classico. Dev’essere il tipo che ti mostra una miriade di cose a cui non sei minimamente interessato. Foto conservate in buste. Serre con piante rinsecchite. Ritagli di giornale. Un vero scocciatore. Immagino che si porti dietro tutte le sue cose e che poi te le sbatta davanti agli occhi senza darti nemmeno il più piccolo indizio su quello che dovresti dire. Ti stai muovendo, Ricky.

— Non sono ancora passati cinque minuti?

— No, e non passeranno mai se continui a muoverti.

Nata nel 1895, Ngaio Marsh, neozelandese, ha studiato al Canterbury College School of Art e ha lavorato per anni in teatro come attrice, autrice, produttrice e regista, esperienza questa che traspare anche nei suoi polizieschi, soprattutto nel sapiente utilizzo dei dialoghi e nella descrizione di scene e personaggi. L’autrice ha vinto il Grand Master Award nel 1977 ed è scomparsa nel 1982.

Vittime rituali di Ngaio Marsh (Il Giallo Mondadori n. 3105), 280 pagine, euro 4,90 - Traduzione di Mauro Boncompagni