Abbiamo seguito il Punitore - che in seguito è stato chiamato Punisher anche in Italia - attraverso un cambiamento sottile ma continuo. Non ha più certezze granitiche ma vive dilemmi morali; comincia a rendersi conto che la giustizia segue vie contorte e non sempre è ben chiaro chi sia da punire.

Eravamo rimasti con il personaggio a terra, colpito da Devil - non solo nel fisico - ed ora ci avviamo alla fine di un ciclo: stiamo per conoscere la prima fine del Punitore.

Fra il maggio e l’ottobre del 1983 la rivista “Peter Parker, Spectacular Spider-Man” (nn. 78, 81, 82 e 83) affida alla penna di Bil Mantlo e ai disegni di Al Milgrom il compito di congedare il Punitore dall’universo Marvel: con la storia che arriva in Italia fra il luglio e il settembre del 1989 (L’Uomo Ragno nn. 28, 31 e 33) si chiude davvero un ciclo.

Troviamo l’Arrampicamuri alle prese con la sua storia d’amore con la Gatta Nera, mentre il perfido Boomerang viene portato in carcere. «Non c’è prigione che possa trattenermi» commenta arcigno il supereroe malvagio, finché qualcuno non lo incita a chiudere la bocca. Chi osa tanto? «Guardami bene, mi riconoscerai - risponde l’uomo misterioso nella cella accanto. - Quasi tutti coloro che si mettono contro la legge mi conoscono. Mi chiamano il Punitore...»

Eh sì, chi segue le testate Spider-Man sa che l’ultima volta il buon Castle è finito in galera: è vero, ne è uscito nelle pagine di Daredevil ma poi non si sa bene quale sia stato il suo destino. Forse, dopo averlo colpito, Devil lo ha riportato in cella? Comunque non sappiamo altro da Il lungo addio, e la storia continua tre numeri dopo, con Cacciatori nel buio: Boomerang usa i suoi poteri per aprire le sbarre ed è pronto a fuggire con il suo amico Punitore... peccato che quest’ultimo non ami aiutare gli evasi!

           

Archiviata piuttosto bruscamente la “pratica Boomerang”, Castle torna alla sua tutina nera con teschio e guarda la città dall’alto: «La mia missione è di proteggere gli innocenti e di punire i criminali. Per questo mi chiamano il Punitore». Così si apre la storia Delitto e castigo.

Il personaggio ora è devastato da dilemmi amletici, e si rende conto che la polizia e i cittadini non capiscono che lui li sta aiutando, che li sta proteggendo. Hanno arrestato lui al posto dei veri criminali: perché? Con una resa grafica di grande effetto, il personaggio acquista spessore dalla sua caduta: Frank Castle infatti perde totalmente il controllo...

Spara ad un marito che picchia la moglie, ad un tizio che getta un giornale in strada, ad un taxi che passa con il rosso... Insomma, la gradazione di crimini di cui il Punitore passa ad occuparsi sale sensibilmente, finché l’ossessione di colpire Kingpin - signore del crimine - non lo calma un po’. Per modo di dire, visto che minaccia il criminale prendendogli in ostaggio la moglie e puntandole un mitra alla tempia!

            

Frank è arrivato alla frutta, diciamocelo. E una volta sconfitto da Kingpin e arrestato di nuovo, invece di finire velocemente in carcere (come era accaduto nelle due volte precedenti) stavolta il nostro eroe subisce un processo dal forte clamore mediatico. Il Punitore sotto accusa (Delusions) da una parte chiude un’epoca ma dall’altra è l’inizio del mito: finalmente sappiamo chi è il Punitore!

Da un incredibile dossier scopriamo per la prima volta, dopo nove anni di vita del personaggio, che è stato decorato due volte in Vietnam «per la sua straordinaria abilità nel combattere. Ha ricevuto la Medaglia d’onore, la Stella di bronzo e, quattro volte, il Cuore purpureo. Stava per ricevere la Medaglia della libertà, quando disertò». Disertò??? Nei flashback successivi non viene mai citato questo particolare.

Durante una licenza, viene spiegato, lui e la famiglia fecero l’ormai tristemente celebre pic-nic, conclusosi con alcuni mafiosi che massacrano moglie e figli del povero Castle, e il soldato non si ripresentò più nell’esercito: per la prima volta sappiamo perché il Punitore è diventato un giustiziere spietato.

Va sottolineato che l’espediente della morte dei familiari stretti da parte di mafiosi come scintilla della nascita di un giustiziere è presa di netto da War against the Mafia!, la prima avventura di Mack Bolan, l’Esecutore, scritta da Don Pendleton nel 1969, l’unica firmata veramente dall’autore ad arrivare in Italia: Guerra alla guerra, FLASH Mondadori n. 18, ottobre 1982.

Inizia il processo e il dibattimento si fa subito scottante: malgrado le molte colpe, il Punitore ha agito per il bene dei cittadini indifesi... come si fa a considerarlo un criminale? Se poi dimostrerà la semi-infermità mentale potrà andare in ospedale invece che in carcere, e i discorsi che fa il nostro eroe sembrano diretti in quella direzione, ma non è così facile farsi riconoscere pazzo quando è tutto il mondo ad esserlo.

          

In una sequenza memorabile, Frank cade in ginocchio: è piegato, ma forse non spezzato. «Io sono un sopravvissuto... non un prigioniero».

L’uomo che ancora non sappiamo chiamarsi Castle - il nome in questi anni ancora non viene citato - se ne torna per la terza volta in carcere. Si chiude un’epoca e il giustiziere esce di scena, scomparendo nel nulla.

Ma il mondo va avanti, e l’universo Marvel abbonda di giustizia e di vendetta: manca solo una cosa... la punizione!

Dopo tre anni, il mondo tremerà per una dose letale di Punitore, ma questa è un’altra storia.