Arriva in questi giorni in libreria, edito da TEA, il romanzo Savana Padana dello scrittore Matteo Righetto.

Si tratta di un romanzo che ci descrive molto bene un pezzo del Nordest del nostro paese, una zona che si presta molto bene alla narrativa pulp/noir ispirata a una certa letteratura americana di autori come Lansdale, Leonard e altri e l’autore sa descrivere magistralmente il carattere epico di quella gente, il loro pregiudizio razziale, la grettezza, l’ignoranza e la cultura contadina.

Siamo nel piccolo paese  di San Vito, un paese collocato tra due fiumi: il Brenta e il Piovego, un paese povero con due soli bar, posti nella via principale che spacca in due il paese, uno di fronte all’altro.

Uno è frequentato solo da  gente del luogo e fra questi cinque “tosi” tipi poco raccomandabili, mentre l’altro è stato acquistato dai cinesi, un acquisto volto a riciclare denaro proveniente da furti e droga. Dentro ci lavorare tre ragazze cinesi (in pratica delle schiave) ed è frequentato solo da zingari, di un clan numeroso e variegato che ha acquistato una enorme villa che ora è circondata da roulotte e auto.

In “mezzo” naviga, facendosi gli affari suoi il comandante dei carabinieri della locale stazione dei Cc di Noventa e San Vito. E’ di Salerno e si chiama Tommaso Fetente.

Tutto fila liscio fino a qualche giorno prima della festa di Sant’Antonio, santo amatissimo dagli zingari e che attirava in paese numerosi altri clan di Rom, sinti, kalè, gitani e decine di altre “kumpanie” nomadi.

Qesti arrivi facevano aumentare enormemente i furti nella zona e disgrazia vuole che alcuni zingari compiono un furto proprio nella casa del feroce capo dei cinque “tosi”.

Gli zingari non si accontentano di portare via tutti gli oggetti prezioni, ma rubano anche una grande statua di Sant’Antonio, senza sapere che all’interno la statua nasconde un segreto.

Un segreto per il quale vale la pena uccidere.....

un brano:  

«Dietro il bancone del bar sport c'era Toni, oste da una vita e cioè da quando suo padre, in punto di morte, gli lasciò in mano tutta la baracca: osteria più sale e tabacchi. Toni aveva più di cinquant'anni, quasi tutti passati a mescere ombre di rosso, bianchetti e grappa, e a farcire tramezzini e spuncetti disgustosi da portare ai tavoli dove gli avventori fumavano, bevevano e bestemmiavano giocando a briscola con carte trevisane. Tra i clienti di Toni però c'erano anche dei tipi in gamba, loschi ma in gamba, chiamati i tosi, ai quali era meglio non rompere mai i coglioni.

Di là della strada invece, dietro il bancone del bar centrale, c'erano i cinesi. Era successo così: un giorno di nebbia due cinesi si erano presentati da Ivone Schiavon, el paròn del bar, si trattava di due emissari di Chen, un mafioso originario di Wuhan detto "il Tigre". I due cinesi, che puzzavano di aglio sudore e piscio, arrivarono da Ivone e si proposero di rilevargli l'attività. Ivone chiese quanto gli davano. I cinesi gli mostrarono due valige piene di soldi. Chiese quanti fossero. Dissero più o meno tlecentomila eulo. Chiese quanto cazzo fossero in lire. Disse che erano cilca seicento milioni. Ivone si guardò attorno e disse: «Ndè fora dai cojoni, che mi non go tempo da perdare». Nel giro di due settimane erano già davanti al notaio.»

L’autore: 

Matteo righetto Vive a Padova dove è nato nel 1972, dove insegna lettere.

Si occupa di letteratura pulp/noir e di letteratura per l'infanzia per la quale è autore di varie pubblicazioni. Tra queste, La Storia dell'Orso, La Cornacchia Bianca e La Rondine e la Nuvoletta (tutte edite da Panda nel 2007). Il suo testo Francigena Strata ha vinto nel 2007 la rassegna teatrale “Piccoli Palcoscenici”.

Un suo racconta è stato selezionato per l'antologia Vertice Noir curata da Maxim Jakubowski per Akashic Books (New York). Dirige il festival letterario internazionale «Sugarpulp», che si tiene ogni anno a Padova, e ha fondato recentemente «Scuola Twain».

Savana Padana è il suo romanzo d'esordio,  

la quarta:   

Il Brenta da una parte, il Piovego dall’altra. Due corsi d’acqua stringono a tenaglia una terra piatta umida e tignosa dove l’afa d’estate è mortifera. Tra queste campagne c’è San Vito. Una chiesa, tre condomini e qualche villetta su una strada lunga e dritta che spacca in due l’intero paese. Con un bar da una parte e uno dall’altra. In mezzo, cinesi, zingari, una banda scalcinata di delinquenti locali, una statua di Sant’Antonio e un carabiniere che crede di sapere il fatto suo. Savana padana è un irresistibile «western» teso, graffiante, crudo e ambientato in una landa perduta del Nordest di oggi; un romanzo che gioca con i dialetti, i colori, il sangue e le corrotte geometrie umane e sociali di una terra epica.  

Savana Padana di Matteo Righetto

TEA, collana Narrativa TEA, pagg. 133, euro 10,00