Era fatale: dopo i successi (non solo europei) della narrativa noir scandinava con protagonisti diversissimi tra loro – da austeri commissari a giornalisti investigativi fino a sezioni speciali delle forze dell’ordine – e dopo la diffusione planetaria di serial tv alla C.S.I. non poteva mancare sui nostri scaffali l’opera prima del quarantottenne Varg Gyllander che ne Il cadavere ci presenta una nuova coppia di poliziotti, questa volta però della Scientifica, naturalmente in salsa svedese.

Bisogna subito dar atto ad autore ed editore italiano di aver evitato due passi falsi peraltro molto diffusi: da un lato infatti Gyllander è giunto a un onorevole compromesso – quello, per intenderci neppure ipotizzato dagli sceneggiatori di R.I.S. (il C.S.I. “de noantri”) – tra la reale operatività dei cosiddetti tecnici forensi e le esigenze della spettacolarizzazione dell’indagine sul campo; dall’altro la Newton Compton ha voluto proporre al pubblico italiano la prima avventura in assoluto dell’inedita coppia, evitando quelle sfasature logico-cronologiche che derivano dalla lettura disarticolata dei vari episodi della serie. E basterebbe solo questo a garantire al prodotto un’onesta sufficienza.

Se infatti si scende un po’ più nel dettaglio, affiorano ahimè numerose debolezze narrative, a partire dai protagonisti per scendere giù giù a intreccio e suspense.

Ulf Holtz è un uomo di mezza età, solitario dopo la scomparsa della moglie e la frequentazione saltuaria con le due figlie grandi, appassionato di bonsai e tendenzialmente ipocondriaco, emarginato nel suo reparto dopo lo sfortunato caso del “segretario di Stato” in cui la passione per la verità si è scontrata con la ragion di stato. Pia Levin, sua principale collaboratrice, è più giovane di lui, ma altrettanto priva di legami affettivi (all’inizio un personaggio politicamente scorretto ipotizza una sua omosessualità solo per il suo carattere un po’ abrasivo): ma tra i due si è instaurato solo un sano sentimento cameratesco; l’inizio infatti di una possibile relazione amorosa riguarderà Holtz con una stagista di origine iraniana, Nahid Ghadjar, di cui la Levin è solo la tutor.

La coppia – destinata poi a trasformarsi in un trio, appunto – non incanta certo per il suo appeal, anche perché l’autore si guarda bene dal farli uscire troppo dai loro laboratori e dalle minuziose ricognizioni sulla scena del crimine; per l’indagine vera e propria ci sono gli uomini sul campo tra i quali spiccano i componenti della squadra investigativa comandata da Knut Sahlén, che non si segnalano per particolare perspicacia e che comunque rimangono sullo sfondo; la magistratura è quasi assente e comunque ininfluente e i giornalisti, assetati solo di scoop, sono sostanzialmente innocui se non, qualche volta, dannosi.

A questo quadro abbastanza tradizionale si aggiunge anche l’oggetto dell’indagine che risente ormai di una certa usura narrativa: siamo alle prese infatti con il solito serial killer, questa volta con l’abilità di un cecchino, che – unica grande novità – elimina writer più o meno trasgressivi, che imbrattano i muri di una Stoccolma irriconoscibile all’amante delle cartoline nordiche, e un’innocua fotografa scambiata per uno di loro.

La vicenda stenta a decollare: la minuziosa descrizione dei procedimenti della Scientifica, magari affascinanti sul grande e piccolo schermo, qui spesso sfiorano il confine letale della noia; le motivazioni del killer, benché spiegati con scrupolo nell’ultimo capitolo, non convincono appieno; le sfumature rosa che si preannunciano servono a scaldare ben poco una minestra rimasta inesorabilmente tiepida.

Gyllander ha già dato alle stampe in patria la seconda e la terza puntata della serie della quale ci si può fare una sommaria opinione visitando il sito personale dell’autore e la relativa voce su Wikipedia (rigorosamente in svedese). Ma la nostra assoluta ignoranza della lingua scandinava e le traballanti competenze del traduttore automatico di Google non ci consentono però in coscienza di allontanarci, in attesa di tempi di migliori, dalla sufficienza di stima assegnata a Il cadavere in sede preliminare: al momento la sua presenza nelle nostre librerie non ci pare davvero assolutamente imprescindibile.

Voto: 6