Smentiteci pure, ma non avevamo mai visto (e sentito…) un’evasione a tempo di musica (“Ain't That a Kick in the Head" di Dean Martin). Eppure è ciò che accade in apertura di questo Mission: Impossible - Protocollo Fantasma, sequenza, questa dell’evasione, che se la batte con la oramai celeberrima “passeggiata” (à la spider man…) di Tom Cruise lungo il Burj Khalifa di Dubai.

Ci voleva Brad Bird, regista di quel capolavoro che risponde al nome de Gli Incredibili (la carriera di un supereroe entra in un cono d’ombra allorquando viene trascinato in tribunale per aver interferito con il libero arbitrio di chi, deciso a suicidarsi, si ritrova invece salvato suo malgrado…) per infondere nuova linfa ad una serie che giunta al quarto episodio con puntuali cambi di regia (De Palma, Woo, J.J. Abrams), trova probabilmente il suo punto più alto impastando l’impeccabile e generosa quota di azione con una ironia molto più presente rispetto ai capitoli precedenti.

A livello di storia siamo all’incrocio tra i due snodi fondamentali del racconto, ossia le odissee (lunghe peregrinazioni prima di tornare al luogo di origine…) e le iliadi (luoghi dove si penetra o da dove necessario uscire combattendo) con in più l’aggiunta del sempreverde assunto hitchcockiano, quello cioè dell’uomo normale catapultato in situazioni eccezionali. La differenza, ma che in fondo differenza non fa, è che siccome Hunt e la sua squadra nella quale spicca il nuovo arrivato Jeremy Renner (The Hurt Loker, e per alcuni il nuovo Hunt...) son tutto fuorché persone normali, altro non resta da fare che calarli in situazioni più che eccezionali che unite al relativo senso di precarietà che ne deriva (ce la farà stavolta?) garantiscono tensione altissima fino alla fine.