Fatti fuori è uno spaccato di provincia colorato di nero, un romanzo che poggia le sue basi su un’insanabile frattura, quella della precarietà del lavoro e del dramma del licenziamento. Il sottotitolo, appunto, un noir da licenziamento, svela in parte il tema centrale, un giallo che tocca il grottesco sul valore del lavoro.

Iain Levison ha voluto ambientare questa storia nera nell’America della crisi, che coinvolge i tipici americani della provincia, quelli che non si arrendono mai davanti alle avversità, che trovano sempre il modo di sollevare la testa e guardare avanti.

Ecco allora il protagonista, Jake Skowran, ex responsabile spedizioni di una fabbrica di trattori del Wisconsin. Ha toccato il fondo quando la sua ditta ha chiuso, debiti, pignoramenti e un boss della mala che lo insegue per far fronte alle scommesse clandestine non pagate. Da questo inferno può soltanto risalire. A tirarlo fuori dalla sua drammatica condizione ci penserà Ken Gardocki, piccolo malavitoso locale disposto a pagare la somma di cinquemila dollari per l’eliminazione della moglie Corinne.

La precarietà del lavoro legata all’instabilità dell’esistenza trova una degna realizzazione nella malavita, dove Jake, a dispetto di tutti i dubbi e di ogni scrupolo morale, accetta l’offerta non come possibilità per uscire temporaneamente dalla crisi, ma come inizio di una nuova e promettente carriera.

Nella cupa provincia che l’autore ci racconta, con uno scenario che vede disoccupazione in crescita e aziende sull’orlo del fallimento, davanti alla cancellazione della dignità umana, il protagonista sembra risorgere dalle ceneri e presentare agli occhi del lettore la sua nuova attività come una giustificazione alle corrette e umane regole del lavoro.

Un romanzo raccontato in prima persona che volge al passato con la voce del protagonista. Levison ne sa muovere le fila con amaro realismo e profonda ironia.

Il romanzo ricorda a larghi tratti la versione cinematografica di Fargo dei Fratelli Cohen, una sagace sequela di errori giustificati da una vaga e sottile ilarità. Giocando a carte scoperte si può dire che l’autore riesce a nascondere una realtà al limite del grottesco.

Straordinariamente appassionante e convincente, cinico e brutale, questo romanzo non vuole giustificare nulla e tantomeno giustificare una morale al lettore. Prendetelo così, perché la storia vi tirerà dentro, ne sono certo, e sono certo vi entusiasmerà. Non privatevi il piacere di questa lettura. Vi lascerà con l’amaro in bocca ma con qualcosa in più.