La banda del cimitero. La triste storia dei fratelli Grossbart (The Sad Tale of the Brothers Grossbart, 2009) è il romanzo d’esordio di Jesse Bullington. Un romanzo che ha avuto un notevole successo negli Usa e che seguendo la miserabile fita dei due fratelli e le loro imprese permette al lettore di “vedere” il modo di vivere in un periodo particolare della storia europea, uno spaccato di vita nel medioevo aggravato dall’imperversare della peste.

Depredare tombe era evidentemente una attività di famiglia, infatti sia il loro nonno che il loro padre esercitavano questo “mestiere” e nella zona il nome Grossbard era maledetto e sinonimo di furti nelle tombe.

Con questi ascendenti i due gemelli Hegel e Manfried non potevano non seguire le orme paterne e prendono a muoversi per il paese, incuranti della peste, vivendo di furti di tombe, furti nelle case e se necessario uccisione di quanti si pongono sulla loro strada. Tra le varie loro imprese, danno fuoco alla casa di un loro vicino, il contadino li aveva sorpresi a rubare le rape del suo campo e li aveva  bastonati a dovere. Nel viaggio incontrano briganti, streghe, pazzi, e sacerdoti caduti, rubando quando opportuno e uccidendo se necessario.

I due fratelli viaggiano e rubano pensando di essere protetti dalla Vergine Maria e sognano di andare nel lontano Egitto pieno di ricche tombe, un posto dove immaginano sia andato il loro nonno (che invece non si è mai mosso dalla zona ed è morto impiccato per i suoi furti).

Indubbiamente un affresco interessante dedicato alle paure e alle superstizioni del mondo medievale.

L’autore: 

Jesse Bullington classe 1982,  è nato e cresciuto nella campagna della Pennsylvania,  trascorrendo la sua infanzia a esplorare i boschi circostanti e leggendo tutto ciò su cui poteva posare le mani.

Successivamente la sua famiglia si è trasferita a Tallahassee nel nord della Florida e lui poi ha trascorso un anno formativo nei Paesi Bassi.

Si è laureato in Storia e Letteratura inglese all’Università della Florida.

La banda del cimitero è il suo primo romanzo, pubblicato in Inghilterra e negli Stati Uniti dopo avere esordito nella narrativa scrivendo racconti  e storie brevi tradotte in diverse lingue.

Attualmente risiede in Colorado.

Il suo sito internet:

www.jessebullington.com

un brano: 

Definire i fratelli Grossbart briganti crudeli ed egoisti screditerebbe persino il ladrone più abietto, e dire che erano dei porci assassini offenderebbe anche il più lurido dei cinghiali. Erano Grossbart fin nelle midolla, e in molte regioni il nome ha ancora oggi un triste significato. Pur non essendo ripugnanti quanto il padre o scaltri come il nonno, uomini orribili entrambi, i fratelli si dimostrarono anche peggiori. Il sangue può guastarsi in una generazione sola o stillare nei secoli qualcosa di veramente malvagio, com'è appunto il caso di quei due abominevoli gemelli, Hegel e Manfried.

Erano tutti e due di media statara ma scheletrici di costituzione. Manfried possedeva enormi orecchie sproporzionate, e in confronto al naso di Hegel, parecchie rape sarebbero parse banali per dimensioni e bitorzoli. I capelli rossicci e le sopracciglia cespugliose di Hegel contrastavano con l'argento arruffato della zucca del fratello, ed entrambi avevano visi butterati e scarni.

Avevano appena venticinque primavere ma portavano una barba di tale lunghezza che anche da vicino li si prendeva spesso per vecchi. Chi tra i due l'avesse più lunga, poi, era frequente motivo d'alterco.

Prima di essere arrestato e impiccato in un sinistro villaggio nel profondo nord, il padre aveva tramandato l'attività di famiglia, ammesso che razziare tombe possa essere considerata un'occupazione lucrosa. Assai prima della morte del nonno, il nome Grossbart era già sinonimo di furfanteria della più losca specie, ma fu solo quando i cimiteri si evolverono in qualcosa di più di semplici fosse comuni che la famiglia trovò la sua autentica vocazione.

La “quarta”: 

Nell’anno del Signore 1364, stritolata dal terribile morbo della Peste Nera, l’intera Europa appare come una landa desolata: una terra senza speranza in cui, simili agli spettri, si aggirano i corpi scheletrici di chi è sopravvissuto alla catastrofe. In questo regno di fame e paura, dove il prossimo non è altro che un nemico da tenere a bada con la forza delle armi, il terrore è tenuto vivo da storie che parlano di streghe e demoni, creature malvagie sempre pronte a gettarsi sui vivi per consegnare nuove anime al mondo dei dannati. Hegel e Manfried Grossbart, però, non temono nessuna maledizione. E, convinti di godere della protezione della Vergine Maria a cui sono devoti, sbarcano il lunario svaligiando cimiteri. Guai a chi, per troppo coraggio o semplice ignavia, dovesse incrociare la strada dei due ladri di tombe, Fedeli a un solo desiderio — raggiungere l’Egitto per depredare le necropoli dei faraoni — Manfried ed Hegel, oltre che ladri, sono anche assassini senza scrupoli. I protagonisti di un viaggio che, in un romanzo in bilico tra il folklore dei fratelli Grimm e la vena dissacrante di Quentin Tarantino, saprà parlare di fattucchiere passionali e di morti viventi, di crociate e di eresie, di mostri assetati di sangue e di preti reietti. Un medioevo spaventoso ma vivo, in grado di trascinare il lettore in una storia dove i colpi di scena rappresentano la regola e i lati oscuri delle antiche leggende escono dai libri per impossessarsi della realtà.

La banda del cimitero di Jesse Bullington (The Sad Tale of the Brothers Grossbart, 2009)

Traduzione Ilaria Senatore

Castelvecchi Editore, collana Narrativa 42, pagg. 483, euro 19,50